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·13. Januar 2025

A Ranieri non resta che accontentarsi: “Questa squadra lotta e non molla mai”

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Il Messaggero (S. Carina) – Per una volta dà l’idea di non crederci nemmeno lui. Perché la voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno a tutti costi anziché rammaricarsi per l’occasione persa. La classifica, tuttavia, rimane quella che è, senza contare il tabù trasferta. Non vincere ormai lontano dall’Olimpico dal 25 aprile è un incubo. Claudio se la cava con una battuta: «Credo che manchi più a voi che a me. E poi ancora manca un po’ per il 25 aprile così da fare un anno…». Abbozza un sorriso ma stavolta c’è veramente poco da ridere.

L’analisi della gara è lucida: «Nel primo avevamo tenuto bene. Il Bologna si è lamentato all’ultimo ma non ho capito perché, il rigore c’era così come c’era quello fischiato a loro. Nel primo tempo forse c’era anche un colpo su Saelemaekers che è stato magari giudicato più leggero ed è giusto così. Abbiamo forse giocato ad un ritmo non troppo elevato, a me piace più un calcio rock come abbiamo fatto in avvio di ripresa. Dopo il gol, nel momento in cui stavamo per fare il secondo sono stati bravi loro a trovare il pareggio e poi il 2-1. Abbiamo faticato per 10 minuti in cui loro potevano fare di più, poi invece le sostituzioni hanno cambiato la partita. Chi è entrato è stato determinante. I ragazzi hanno dato tutto e quando danno tutto sono soddisfatto».


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Si passa velocemente ai singoli. In primis Dovbyk: «Volevo che calciasse il rigore, perché è uno dei tre rigoristi. Così quando Zalewski ha preso il pallone gli ho detto di lasciarlo ad Artem. Calcia poco in porta? È vero. Dobbiamo imparare a servirlo in velocità perché ama andare nello spazio, invece tante volte non gliela diamo. Credo che piano piano lo coinvolgeremo sempre di più, c’è tanto da lavorare e tanto da fare però i ragazzi ci sono e dobbiamo sempre giocare con motivazione e determinazione, questa è la mia filosofia».

Come a Milano, la Roma ha subito spesso le ripartenze degli avversari, soprattutto nella ripresa: «È una pecca sulla quale dobbiamo lavorare. Sul loro pareggio, ad esempio, siamo andati a chiudere in quattro sul portatore di palla ma il pallone è passato lo stesso ed è finito in una zona franca dove è stato poi facile far gol. Peccato. Come possiamo risolvere questo problema? Con le preventive perché quando partiamo per fare gol lo facciamo in troppi uomini. Ci devono essere uomini che restano dietro. Nel momento clou ce lo dimentichiamo. Bisogna migliorare anche se ne parliamo spesso in allenamento. Però la squadra non molla e questo a me piace».

Foto: [Alessandro Sabattini] via [Getty Images]

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