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·20. Dezember 2025

Al-Hilal, Theo Hernandez rompe il silenzio: il Milan, il milanismo perduto e un addio mai davvero voluto

Artikelbild:Al-Hilal, Theo Hernandez rompe il silenzio: il Milan, il milanismo perduto e un addio mai davvero voluto

Un distacco lungo, complesso e tutt’altro che indolore. L’addio di Theo Hernandez al Milan non è stato il risultato di una scelta impulsiva, ma la conclusione forzata di un percorso che, secondo il diretto interessato, aveva smarrito identità, valori e visione.

Al-Hilal, Theo Hernandez rompe il silenzio: il Milan, il milanismo perduto e un addio mai davvero voluto

Dalla cornice di Riad, dove il Milan ha vissuto una breve e amara parentesi in Supercoppa italiana, l’ex terzino rossonero è tornato a parlare pubblicamente della separazione dopo sei stagioni intense, ricche di successi ma anche di tensioni. Lo ha fatto in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, tracciando un bilancio personale e umano prima ancora che sportivo.


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Una nuova vita lontano da Milano

Oggi Theo vive una fase diversa della carriera, lontano dall’Italia e dal clima spesso incandescente di Milanello. Il giudizio sulla scelta è netto: “Qui sto da dio. È stata la decisione migliore possibile. L’unico vero problema è il traffico, davvero tremendo”. Parole che restituiscono l’immagine di un giocatore finalmente sereno, almeno fuori dal campo.

Il rapporto con Inzaghi e il peso dei derby

Sul piano sportivo, Hernandez ha raccontato anche il rapporto con Simone Inzaghi, l’allenatore che lo ha voluto nella nuova avventura: “Mi ha detto subito ‘andiamo a vincere insieme?’. All’Inter lo chiamavano il “demone”, ma è una definizione che vale solo in campo. Fuori è un vero gentleman”. Non mancano le battute sul passato recente: “Ogni tanto scherza sul fatto che l’anno scorso gli ho fatto perdere la Supercoppa qui a Riad, e anche lo staff non perde occasione per ricordarmi i derby o i duelli con Dumfries”.

L’incontro con il Milan e le ferite ancora aperte

I derby, appunto. E il Milan. Un legame che resta profondo, nonostante tutto. Theo ha raccontato di aver incontrato alcuni ex compagni prima della sfida con il Napoli: “Quando sono andato via non sono riuscito ad abbracciarli tutti come avrei voluto. Mi è dispiaciuto per la loro sconfitta”. Parole di stima per Bartesaghi e un abbraccio a Modric, conosciuto ai tempi di Madrid: “Un genio, di un altro livello”.

Non passa inosservata, però, una nota amara: “Ho visto Allegri, Tare e Ibra. Furlani non si è fatto vedere”. Un dettaglio che introduce il tema centrale dell’intervista.

“Io non sarei mai andato via”

Theo Hernandez rivendica con forza la propria posizione: “Io non sarei mai andato via. La mia priorità era restare al Milan”. A cambiare, secondo lui, è stata la direzione del club: “Alcune decisioni non rispecchiavano più i valori e l’ambizione che mi avevano convinto a venire qui”. Il riferimento è chiaro alla vecchia dirigenza: “Quando sono arrivato c’erano Massara, Boban e Maldini, il mio idolo. Ibra è un top, ma dopo Paolo è cambiato tutto, e in peggio”.

Errori, accuse e bisogno di verità

Nel racconto non mancano autocritica e dolore personale: “So di aver commesso errori, come le espulsioni con Fiorentina e Feyenoord. Siamo umani. Non ero sereno mentalmente e avrei potuto fare meglio, ma i tifosi sanno chi è stato Theo al Milan”. Hernandez ha poi voluto chiarire alcune accuse extra-campo: “C’è chi vuole rovinarti la vita e la carriera. Leggere certe cose mi ha fatto stare male, ma la mia famiglia sa che non è vero”.

Il senso di abbandono e la mancanza di milanismo

Il passaggio più duro riguarda il rapporto con la società: “Avrei meritato un trattamento migliore. Non me lo aspettavo”. Theo racconta di pressioni interne e di una frattura insanabile dopo l’addio di Maldini: “Quando un dirigente ti dice ‘se resti ti mettiamo fuori rosa’, cosa puoi fare? Devi cercare altro”. E aggiunge un episodio simbolico: “Io e Calabria ci presentammo a Milanello con la maglia di Paolo, a qualcuno non andò bene. Hanno strappato una bandiera per nulla. A parte Ibra, la mancanza di milanismo si sente”.

Un amore che non si spegne

Nonostante tutto, il legame emotivo resta intatto: “Se il Milan vincesse lo scudetto festeggerei in mezzo ai tifosi”. Ma sul futuro è categorico: “Tornare? Ora voglio vincere qui. Finché ci sono certe persone, non torno”. Una dichiarazione che chiude il cerchio su un addio mai davvero metabolizzato, ma che lascia aperta una ferita ancora viva nel cuore rossonero.

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