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·28. Dezember 2025

Atalanta Inter: le tre cose che non hai notato del match di Serie A

Artikelbild:Atalanta Inter: le tre cose che non hai notato del match di Serie A

Le tre curiosità sulla partita delle 20:45 Atalanta Inter: partita valida per la diciassettesima giornata di Serie A

E’ andata in scena a Bergamo la partita fra Atalanta e Inter, sfida valida per la diciassettesima giornata di Serie A. Ecco le tre cose che non sono state notate durante la partita.

L’Inter passa a Bergamo con autorevolezza in una gara spigolosa, decisa dalla stoccata di Lautaro. Al di là del gol vittoria, delle reti annullate e delle grandi occasioni fallite (come quella clamorosa di Samardzic nel finale), la partita ha offerto letture tattiche e psicologiche sotterranee che hanno indirizzato l’esito del match.


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1. Il sacrificio di Calhanoglu e la valvola di sfogo. Palladinoaveva preparato una gabbia su misura per la fonte di gioco nerazzurra. La marcatura a uomo di Pasalic su Calhanoglu è stata asfissiante per lunghi tratti, costringendo il turco a giocare in una posizione di play bassissimo, spesso schiacciato sulla linea dei difensori per toccare il primo pallone in costruzione. Una situazione tattica frustrante per il numero 20, che al minuto 24 ha sentito il bisogno di trovare una valvola di sfogo: un diagonale rasoterra scagliato da lontano, finito fuori, quasi a voler scaricare la tensione accumulata per la mancanza di spazio e tempo per ragionare.

2. La sensazione visiva della superiorità nei duelli. Al netto delle statistiche e del possesso palla, c’è stato un momento nel primo tempo in cui la differenza di cilindrata è apparsa evidente a occhio nudo. Intorno al 22′, dopo un’azione elegante di Thuram, è emersa una sensazione netta: quando l’Inter aumentava i giri del motore, l’Atalanta faticava tremendamente a portare i raddoppi di marcatura. La superiorità interista negli uno contro uno (ribadita al 41′ quando un molle De Ketelaere si è fatto anticipare) dava la percezione tangibile che la squadra di Chivu potesse dare la spallata decisiva al match da un momento all’altro, grazie a una maggiore autorevolezza nei duelli individuali. Cosa poi avvenuta, anche se attraverso vie imprevedibili.

3. L’ansia difensiva della Dea in un gesto. L’Atalanta ha difeso con le unghie e con i denti (imperioso Kolasinac di testa al 41′ su un gran cross di Dimarco), ma la pressione costante dell’Inter ha generato una sorta di ansia performativa nella retroguardia di casa. L’episodio emblematico arriva al 47′, in avvio di ripresa: su una punizione tagliata di Dimarco sul primo palo, il pallone sembra destinato a uscire sul fondo senza creare pericoli. Eppure, Ederson si produce in un tuffo di testa quasi disperato per mettere in corner. Un gesto istintivo, forse inutile tecnicamente, ma perfetto per dimostrare il livello di preoccupazione e tensione che serpeggiava nella difesa di Palladino di fronte alla mole di gioco ospite. Si pone perciò la domanda: da quale sentimento è uscito l’errore di Djimsiti che ha propiziato la vittoria dell’Inter? Al diretto interessato la non facile risposta (se ce l’ha).

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