Milannews24
·16. November 2025
Caldara Milan, tutte le motivazioni dietro il ritiro dal calcio dell’ex difensore rossonero

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Si chiude una pagina ricca di speranze infrante e un calvario fisico e mentale nel mondo del calcio. Mattia Caldara, l’ex difensore rossonero (classe 1994, ex promessa dell’Atalanta), ha annunciato l’addio al calcio giocato tramite una lunga e commovente lettera pubblicata su gianlucadimarzio.com. La sua confessione ripercorre gli anni bui, iniziati proprio con l’arrivo al Milan, quella che doveva essere la sua “grande possibilità“.
L’estratto pubblicato è un pugno nello stomaco e descrive con lucidità l’inizio della fine, un percorso costellato da infortuni terribili. Il primo, il tendine: “Stavo correndo, all’improvviso una sensazione mai provata prima, come se qualcuno mi avesse sparato sul tendine,” ricorda Caldara. Un infortunio che lo costrinse ai box per mesi, ma che non scalfì la sua determinazione.
Il vero e proprio punto di rottura arrivò poco dopo un breve e felice rientro in Coppa Italia. In un allenamento del giovedì, l’episodio fatale: “Borini mi cade sul ginocchio. ‘Crack’.” La descrizione del momento è drammatica: “Appena ho appoggiato il piede, sono crollato a terra. La gamba non mi reggeva, il mio ginocchio era spappolato.” Un secondo, un suono, e la consapevolezza: “Non tornerò più quello di prima.”
Quell’episodio ha dato il via a un calvario che si è protratto per anni, tra un tendine rotuleo rotto e un problema alla cartilagine della caviglia che, infine, lo ha costretto a smettere. Ma il dolore più grande è stato quello mentale.
La parte più toccante della lettera è dedicata al malessere psicologico che ha accompagnato le sue giornate. Caldaradescrive la sofferenza come un “velo invisibile” che ti opprime: “Ti offusca i pensieri, ti fa perdere lucidità, ti crea una bolla in cui sei rinchiuso e di cui diventi prigioniero.”
Il peso delle aspettative era schiacciante: “Devi tornare a essere il Caldara dell’Atalanta,” e le voci esterne incessanti: “Ma Caldara quando rientra?“. Questo tormento lo costringeva a fingere di stare bene e a concentrarsi, persino in partita, sul non farsi male. Una pagina buia che si è chiusa per sempre, ma che lascia una potente testimonianza sulla fragilità e le pressioni subite dai calciatori di alto livello, un monito che arriva anche al Milan di Allegri e del DS Tare









































