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·24. April 2025

Candela: “Venni a Roma senza esitare. Champions? Difficile”

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Vincent Candela, ex difensore della Roma con cui ha vinto lo scudetto nel 2001 e in cui ha militato tra il 1997 e il 2005, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Radio TV Serie A, nella rubrica di “Storie di Serie A”. Tra i temi toccati, la sua Roma, oltre a quella attuale. Ecco le sue parole:

Come ti ha trovato la Roma?


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“Avevo giocato la Coppa Uefa contro l’Inter, avevo fatto le Olimpiadi con la Francia nel ’96 e poi ho esordito nel ’97. Già lì la Roma mi aveva notato. Avevo due squadre importanti in Francia che mi volevano, il Marsiglia e il PSG. Senza esitare sono andato alla Roma perché la Serie A era il campionato più bello per me.

L’allenatore che ti plasma è Zeman. La Roma si stava formando verso lo scudetto?

“Sono arrivato con Bianchi ma abbiamo fatto poco. Con Zeman due anni belli ma difficili. Sulle ripetute, sul lavoro senza pallone. Ogni giorno troppi schemi, spesso litigavamo. Ma Zeman fa giocare le squadre che è una meraviglia. Mi ha insegnato molto sia tatticamente sia su come allenarmi. Io corro poco, ho un buon senso della posizione, fa parte di me. Zeman su questo aspetto mi ha dato tanto”.

Come vi ha cambiato Capello?

“È stato il mio allenatore, ho fatto con lui 5 anni. Insieme al presidente si è portato la Roma sulle spalle. Il primo anno vince la Lazio, poi arrivano Batistuta e Samuel. Capello mi ha dato molta fiducia, era un sergente ma sapeva prendermi. Davo il 300% con lui”.

La prima cosa che ti ha colpito di Totti?

“Neanche arrivava la palla e già sapeva cosa fare. La sua velocità di pensiero è impressionante.”

Lo Scudetto?

“L’anno dello Scudetto avevamo la consapevolezza di essere forti. Eravamo un gruppo spettacolare, c’erano i titolari e la panchina che era al nostro servizio e viceversa”.

Che ricordo hai di Sensi?

“Era romanista, innamorato di questa squadra. Gli ho sempre detto che aveva fatto bene a spendere tanti soldi. Ne ha persi tanti, ma ha vinto a Roma”.

Potevate vincere di più?

“Ho sempre pensato che l’ambiente giallorosso fosse fantastico, avere 80.000 persone allo stadio era motivo di orgoglio. Avremmo potuto vincere di più in quegli anni ma c’erano tante squadre forti, non penso che non abbiamo vinto per la pressione dei tifosi. L’anno dopo lo Scudetto mancava Batistuta, il gruppo non era più perfetto, erano andati via tante persone che erano in panchina”.

Il momento di lasciare Roma?

“Non è stato semplice, è stato un momento particolare ma era giusto. A dicembre decisi con Baldini di lasciare lo stipendio e andare gratis all’estero, al Bolton. Uno delle poche cose per cui ho dei rimpianti. Dovevo riflettere e pensarci di più”.

Sull’essere rimasto a Roma.

“Tengo molto alle mie radici francesi ma Roma mi ha dato tanto e le mie quattro figlie sono nate all’Isola Tiberina. Forse per ricompensare quello che mi ha dato Roma, dove sono cresciuto come uomo. La gente mi ha fatto e mi fa sentire importante”.

Su Ranieri e Angelino.

“Da quando è arrivato ha fatto quasi un filotto. Ora lottiamo per l’Europa quando prima non dico che stessimo per retrocedere ma quasi. Non siamo da Scudetto ma da 4/5° posto e ce la possiamo giocare con tutti, Ranieri ha svolto un lavoro straordinario ma non è un miracolo. La squadra c’è. Ci sono giocatori interessanti come Angelino che mi piace. Tecnicamente è bravo, va a cercare il dribbling, il cross giusto, non ha paura di rischiare. Lui è veramente importante per il club”.

La Champions?

“Difficile, contro le big abbiamo vinto solo contro la Lazio. Ora ci sono Inter e Fiorentina, ma è giusto fare il massimo, anche per l’Europa League”.

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