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·12. August 2025

Caso urbanistica, i pm non mollano Sala: spuntano nuove chat con gli altri indagati

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Emergono le conversazioni tra il cosiddetto “re del mattone” Manfredi Catella e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica. Ci sono i messaggi scambiati tra il costruttore e l’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, oltre alle chat di gruppo tra quest’ultimo — oggi agli arresti domiciliari — e diversi imprenditori.

Per gli inquirenti, si tratta di tasselli di un mosaico: un flusso di comunicazioni che, secondo le accuse, dimostrerebbe l’esistenza di un “sistema” nella gestione dell’urbanistica cittadina, caratterizzato da accordi occulti e pratiche corruttive, ma anche da una presunta sudditanza della politica nei confronti della finanza immobiliare.


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Come in una partita a scacchi, a fine luglio la procura di Milano ha compiuto una mossa inattesa: in seguito all’ordinanza del gip Mattia Fiorentini, sono stati arrestati sei presunti esponenti del “sistema Milano”. In carcere è finito il costruttore Andrea Bezziccheri, mentre agli arresti domiciliari sono stati posti l’assessore Tancredi, il numero uno di Coima Catella, l’ex presidente della commissione per il Paesaggio Giuseppe Marinoni, l’architetto ed ex membro dello stesso organismo Alessandro Scandurra e il manager Federico Pella.

Le imputazioni vanno dal falso alla corruzione, con l’ipotesi di fatture “mascherate” da tangenti — tesi contestata dalle difese — e di una regia occulta volta a influenzare la gestione e l’approvazione dei principali progetti edilizi. In questi giorni il tribunale del Riesame sta esaminando le istanze di revoca delle misure cautelari: stamattina sarà il turno di Tancredi e Marinoni.

Nel frattempo, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e la pm Marina Petruzzella — affiancate dai colleghi Paolo Filippini e Mauro Clerici — si preparano a depositare le prime analisi dei telefoni sequestrati a Tancredi e Catella. Si tratta – scrive La Repubblica – di un patrimonio informativo ancora da approfondire, ma che per la procura rappresenta già una conferma dell’impianto accusatorio: l’esistenza di un “sistema” e di rapporti ritenuti pericolosi tra pubblico e privato.

Fra i documenti che saranno depositati, figura la chat tra il vertice di Coima e il sindaco: da quanto trapela, i due si sarebbero scambiati diversi messaggi su progetti immobiliari, compreso quello per il restyling del grattacielo Pirellino, simbolo dell’inchiesta che coinvolge anche nomi di rilievo come Sala, Catella, l’archistar Stefano Boeri e Tancredi.

I pm ipotizzano un caso di induzione indebita, sostenendo che siano state esercitate pressioni su Marinoni per favorire l’approvazione del piano. Il gip non ha accolto questa accusa, ridimensionando la posizione del sindaco, ma la procura ha presentato ricorso per ribadire le contestazioni.

Secondo gli investigatori, un ruolo chiave potrebbero giocarlo i nuovi messaggi rinvenuti nei cellulari, comprese le conversazioni tra Tancredi e Sala e tra l’assessore e Catella. L’idea che emerge è quella di un pressing intenso da parte dei privati, tale da far pensare a una sudditanza degli esponenti pubblici, con un dialogo costante al di fuori dei canali istituzionali per superare ostacoli e ottenere approvazioni rapide.

Saranno inoltre analizzate le chat di gruppo tra Tancredi e vari operatori del settore, dove si discuteva di progetti con ruoli pubblici e privati mescolati. Durante l’interrogatorio, Catella ha dichiarato: «Credo sia lecito che un soggetto che deve promuovere un progetto come siamo noi, abbia una relazione normale, regolare e continua con i rappresentanti del Comune. Cosa che noi abbiamo. Per esempio l’assessore Tancredi e Malangone (direttore generale, ndr) sono i due referenti principali, abbiamo diciamo regolarmente un incontro con loro due a Palazzo Marino mensile».

Oggi, gli avvocati Eugenio Bono (per Marinoni) e Giovanni Brambilla Pisoni (per Tancredi) tenteranno di convincere i giudici che non vi siano esigenze cautelari e che gli arresti domiciliari siano ingiustificati. Finora, l’assessore si è difeso affermando: «Ho sempre agito nell’interesse pubblico».

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