Cosa serve e cosa non serve più alla Roma di Gasperini | OneFootball

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·19. Juni 2025

Cosa serve e cosa non serve più alla Roma di Gasperini

Artikelbild:Cosa serve e cosa non serve più alla Roma di Gasperini

Prima Ranieri, poi Gasperini, adesso Massara: i Friedkin sembrano aver riconosciuto i limiti della propria gestione algoritmica affidandosi alla competenza umana di un triumvirato che conosce bene la Serie A. Nonostante l’equilibrio ritrovato nell’ambiente giallorosso, operare sul mercato non sarà semplice. Entro il 30 giugno, infatti, la Roma dovrà rientrare nei paletti del Fair Play Finanziario imposti dalla Uefa (una perdita non maggiore di 60 milioni di euro). Servirà quindi vendere, prima ancora di poter rinforzare la rosa. Le cessioni di Dahl, Le Fée e – a breve – Zalewski non bastano: Abraham è in uscita certa, Paredes lo seguirà, e diversi altri restano potenzialmente sacrificabili (specialmente agli occhi dei tifosi).

Primo fra tutti il capitano Lorenzo Pellegrini, che in un ipotetico 3-4-2-1 potrebbe agire sulla trequarti di sinistra accanto a Soulè o Dybala ma – considerata la tenuta atletica e il rendimento altalenante – è probabile che Gasperini esiga un profilo più esplosivo alla Lookman (e.g., Gudmundsson o Paixão). La presenza dei due fantasisti argentini limita lo spazio di Baldanzi (un mancino di troppo), che potrebbe avere più mercato di altri potenziali esuberi come Cristante (sotto Gasperini comandava la fase offensiva atalantina), Çelik, Saud e Shomurodov. Ma c’è bisogno di incassare al più presto: così si spiega la possibile partenza di Angeliño, Dovbyk o, più facilmente, N’Dicka.


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La lista delle priorità è chiara: un trequartista di piede destro; almeno un centrale di personalità che comandi il terzetto arretrato (Mancini può fare il braccetto di destra) con la confidenza necessaria per sganciarsi in avanti – un Beukema, più che un Lucumí. Un quarto (o quinto) per fascia: pendolini instancabili e diligenti, che sappiano coniugare sostanza e rifinitura – il ritorno di Saelemaekers sarebbe ideale. A centrocampo, anziché un box-to-box (c’è già Koné), forse servirebbe uno smistatore ordinato, capace sia di leggere il gioco che di pulirlo, sul modello De Roon o Pašalić. Infine, una punta fisica che garantisca sponde, profondità e – soprattutto – finalizzazione. Dovbyk è una buona base di partenza su cui Gasp può lavorare; alla riserva (o al sostituto) ci penserà la dirigenza.

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