Calcionews24
·8. September 2025
Criscitiello: «Retegui non è italiano, basta oriundi. Gattuso deve fare il bene del nostro calcio»

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·8. September 2025
Nel panorama del dibattito sportivo italiano, le questioni legate all’identità e all’appartenenza alla maglia della Nazionale sono da sempre terreno fertile per discussioni appassionate. Una delle voci più nette e controcorrente su questo tema è quella del direttore di Sportitalia, Michele Criscitiello, che ha espresso una posizione radicale sulla convocazione dei cosiddetti “oriundi”, giocatori naturalizzati grazie ad antenati italiani. Per Criscitiello, la pragmatica ricerca del talento non può e non deve compromettere il principio di italianità, che egli lega indissolubilmente al luogo di nascita. La sua è una critica frontale a un sistema che, a suo dire, si affida a scorciatoie genealogiche invece di valorizzare i talenti cresciuti nel Paese.
In un suo editoriale, Criscitiello ha condensato il suo pensiero in modo inequivocabile, senza usare mezzi termini: «Tu vai a giocare con la maglia della Nazionale italiana solo perché il tuo bisnonno era italiano. E che me ne frega!? Oppure solo perché tua moglie aveva il nonno italiano, come accaduto per Thiago Motta. Ma questi sono soltanto degli escamotage. Se Gattuso deve fare il bene del calcio italiano come di voler fare non deve convocare gli oriundi. L’oriundo toglie il sogno italiano. Mi dispiace, va bene che Retegui è il più forte che abbiamo ma non è italiano. Thiago Motta e Camoranesi non erano italiani. Se dobbiamo scendere sempre a compromessi dobbiamo anche sapere che saremo sempre più deboli in futuro e non otterremo mai nulla. Preferisco stare due-tre anni senza la punta piuttosto che convocare gli oriundi. Il figlio italiano, di colore, di due congolesi che è nato in Brianza, a Milano, a Napoli o a Caltanissetta è italiano. Ma deve nascere in Italia, se pur da figli congolesi».
La tesi del direttore di Sportitalia è chiara: l’unica vera forma di appartenenza è quella sancita dallo “ius soli”, il diritto di suolo. Nella sua visione, un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri è pienamente italiano, mentre un atleta nato e cresciuto all’estero, pur con un lontano parente italiano, rimane una scelta di comodo che indebolisce l’identità e il futuro del calcio nazionale.