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Diego D'Avanzo·4. Juli 2025
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Diego D'Avanzo·4. Juli 2025
La scomparsa di Diogo Jota e suo fratello è stata una notizia tragica, una di quelle che fa pensare: "Era troppo presto".
Ma anche le scomparse più importanti tendono a sbiadire col tempo e noi vogliamo ricordare quei calciatori in attività che, come Jota, se ne sono andati da giovani e al contempo ci hanno insegnato una lezione, direttamente o indirettamente.
In Italia lo ricordiamo benissimo: 4 marzo 2018, il giorno di Udinese-Fiorentina che ha cambiato la storia recente del calcio italiano e quella della Fiorentina.
La morte nel sonno di Astori a 31 anni ha unito tutto il mondo del calcio, portando anche la Juventus a presenziare ai funerali. Un gesto dovuto, atteso ma al contempo molto significativo: unirsi nel rispetto di una persona stimata, a prescindere da credenze, pensieri e fedi di ogni tipo.
Il 25 agosto 2007 Antonio Puerta, terzino dei Siviglia, si accascia durante la prima partita di campionato contro il Getafe. Il giocatore riesce a tornare negli spogliatoi ma le sue condizioni peggiorano nei giorni successivi, fino alla sua scomparsa il 28 agosto all'età di 22 anni.
Una morte inaspettata che unì i tifosi di Siviglia e Milan, avversarie nella Supercoppa Europea del 31 agosto. I tifosi rossoneri regalarono a quelli del Siviglia uno striscione commemorativo, e il Milan che vinse il trofeo non esultò.
A ricordarlo ci ha pensato Sergio Ramos dopo tutte le vittorie con la Nazionale spagnola, indossando durante i festeggiamenti una maglietta con la foto dell'ex giocatore.
A 22 anni Andrea Fortunato è il terzino sinistro della Juventus, Trapattoni lo vuole in bianconero e diventa subito titolare. Esordisce anche in Nazionale e tanti lo identificano come l'erede di Cabrini: un paragone importante ma che Fortunato sembra poter sostenere.
Durante la primavera del '94 le sue prestazioni calano, la prontezza fisica scompare e alcuni ultras lo accusano di essere svogliato, di fare "la bella vita". Niente di più sbagliato, a fine campionato gli viene diagnosticata una leucemia che lo porterà via ad aprile 1995. Per riconoscenza viene inserito nella rosa di quella stagione: un anno in cui la Juve vince lo Scudetto che, simbolicamente, è anche suo.
La morte di Emiliano Sala il 21 gennaio 2019 mentre attraversava il Canale della Manica è stata uno shock, ma la scomparsa di un ragazzo di 29 anni non ha lasciato dietro di sé soltanto il dolore e il rispetto che dovrebbero essergli tributati.
In questo caso il tempo ha mostrato tante storture che non sono passate inosservate: in particolare la richiesta di risarcimento da 120 milioni che il Cardiff ha chiesto al Nantes. Uno studio statistico sui mancati ricavi del club, causati dall'assenza del calciatore.
Un gesto poco elegante e che ha riaperto quel dolore 5 anni dopo la morte di Emiliano Sala. Ne parliamo anche noi oggi, ma per sottolineare quanto il business non debba mai oltrepassare la linea imposta dal rispetto e dalla memoria.
L'eliminazione dal Mondiale 1994 per la Colombia arriva anche a causa di un autogol: quello del suo leader Andres Escobar. Il pilastro della squadra commette un errore inaspettato e il suo ritorno in Colombia è tutt'altro che trionfale.
A inizio luglio il difensore viene ucciso a Medellin fuori da una discoteca e si alimentano i complotti più disparati: legami col narcotraffico, ipotesi di scommesse perse oppure un'uccisione premeditata.
Niente di tutto ciò: un omicidio - con grande probabilità - per questioni passionali di donne legate alla malavita. Nessuna premeditazione ma solo tanta violenza endemica. Da quel momento diversi calciatori lasciarono la Colombia, impauriti per la loro incolumità: un omicidio che ha segnato la storia di tutto il Paese negli anni '90.
Un errore alla guida, magari un difetto del veicolo e la poca sicurezza della strada: una vita stroncata a soli 35 anni. La commozione per la morte di José Antonio Reyes il 1° giugno 2019 ha unito tutto il calcio spagnolo e gettato luce sulla poca sicurezza del tratto stradale.
Alta velocità (67 km/h sopra il limite), uno pneumatico che esplode e una barriera poco efficiente - secondo l'esperto Miriam Moya - lo hanno strappato alla vita troppo presto.
Il 14 aprile 2012 muore Piermario Morosini a 25 anni dopo un attacco cardiaco accusato in Pescara-Livorno di Serie B. Il mancato utilizzo del defibrillatore nei primi momenti e l'ambulanza intralciata da una macchina vicino al campo rendono vani i tentativi di salvarlo.
Ha poco senso ragionare su cosa si sarebbe potuto fare meglio ma è certo cos'è successo dopo quel giorno. Infatti dal 2013, grazie a un decreto del Ministero della Salute, i defibrillatori semiautomatici sono obbligatori in tutti gli impianti sportivi professionistici e dilettantistici. Un evento che, purtroppo, ha acceso la coscienze e la consapevolezza di tutti. Le vite si salvano solo se si è pronti a farlo.
📸 Christopher Furlong - 2025 Getty Images