Calcionews24
·26. Juni 2025
Juve Under 16 campione d’Italia, il tecnico Grauso: «Insegnato molto in campo, ma le parole extra campo sono anche più importanti»

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Claudio Grauso, tecnico della Juve Under 16, ha parlato in esclusiva a Juventusnews24.com dopo la vittoria dello Scudetto nella categoria. Di seguito le sue parole.
Cosa ha trovato di speciale in questo gruppo di ragazzi? Come è riuscito a plasmarli fino a portarli a diventare campioni? In quali aspetti li ha visti crescere maggiormente, dal suo arrivo fino alla vittoria finale?«Questa è già una domanda interessante, perché come ho visto i ragazzi all’inizio non è uguale a come hanno terminato la stagione. Sapevo già che fossero un bel gruppo, visto che lo scorso anno li ho visti da vicino perché giocavano sempre prima di noi e quindi almeno i primi tempi li ho visti tutti. Quando ho preso questo gruppo però ho trovato una squadra che non era una squadra: tante individualità forti, però che non riuscivano a connettersi tra di loro all’interno del gioco. Chi pensava solo alla fase offensiva senza preoccuparsi di sacrificarsi. Proprio l’Under 16 di per sé è l’annata magari delle cavolate tra virgolette: quando arrivano in Under 15 ci sono le deroghe, sono un po’ tutti timidi, in Under 16 invece si pensa già di essere grandi, si alza la cresta. L’inizio di stagione è stato complicato su due fronti: cercare di creare qualcosa in campo e tenerli a bada fuori dal campo. Poi però è stato veramente un attimo, i primi due mesi della stagione. Pian piano è stato un crescendo, tutto si è sistemato in campo e fuori. Ci sono delle grandi individualità, ci sono tanti ragazzi che possono avere un grande futuro ma fondamentalmente abbiamo vinto perché siamo riusciti a creare quel senso di squadra che tante volte alla Juve non è così facile creare».
Ho una curiosità sul ruolo dell’allenatore per i ragazzi di questa età: oltre ad aiutarli nel percorso di crescita in campo, assume un valore importantissimo anche la sua guida fuori dal campo, per una maturazione totale. Ha quindi questo duplice compito? Se può spiegarcelo meglio…«Io e il mio staff siamo stati allineati fin da subito. Abbiamo cercato di abituare i ragazzi al dialogo: anche per la cosa peggiore che potessero pensare, dovevano parlarne. Quindi si sono sentiti liberi di parlare di ogni cosa, per esempio su cosa pensassi io dei tatuaggi. Non c’è mai stato un confronto su livelli diversi, io dico e tu esegui. Mai. Sia in campo sia nell’extra-campo c’è stato un buon dialogo, e questo ha favorito il fatto che i ragazzi si aprissero. Accettavano di più il nostro intervento, piuttosto che essere sempre autoritari. Abbiamo insegnato tanto in campo ma le parole spese per l’extra-campo sono state infinite. Il ritardo, l’attenzione, sono aspetti su cui abbiamo battuto tantissimo».