Calcio e Finanza
·24. Dezember 2025
L’indice del costo del lavoro allargato agita il mercato in Serie A: ecco come funziona

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·24. Dezember 2025

Un mercato complicato da un nuovo indice economico-finanziario. La Serie A scopre come funziona e quali sono le conseguenze del mancato rispetto dell’indicatore di costo de lavoro allargato: Napoli e Pisa sono i primi club che non hanno rispettato l’indice nel controllo, mentre le altre 18 società del massimo campionato hanno ottenuto il via libera.
Ma cos’è esattamente l’indicatore di costo del lavoro allargato? Partiamo ricordando che a partire da gennaio, il controllo sulla salute economico-finanziaria dei club cambierà. Nel marzo del 2024 è stato votato infatti un piano strategico voluto dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, che ha definito l’addio all’indice di liquidità e l’adeguamento a un parametro internazionale, il CLA, appunto. Questo indicatore scenderà da 0,8 a 0,7 a partire dalla sessione estiva dei trasferimenti e per favorire l’investimento sui vivai, nonché la valorizzazione dei calciatori selezionabili per le Nazionali Azzurre, saranno esclusi dal numeratore il costo e i relativi ammortamenti dei calciatori italiani Under 23.
Nel nuovo quadro dei controlli economico-finanziari FIGC, l’Indicatore di Costo del Lavoro Allargato (CLA) è diventato uno degli strumenti più rilevanti per valutare la sostenibilità dei club di Serie A. Si tratta di un indice semplice nella forma ma decisivo nelle conseguenze: mette a confronto il costo complessivo del lavoro sportivo con i ricavi della società, determinando così quanto spazio reale ci sia per operare sul mercato.
L’indicatore funziona come un rapporto tra due variabili: da una parte il costo del lavoro allargato, dall’altra i ricavi. Il risultato deve mantenersi entro una soglia fissata dal Consiglio Federale su proposta della Covisoc. Superare quel limite significa ritrovarsi di fronte a restrizioni molto pesanti, che incidono direttamente sulle strategie sportive.
Ma cosa rientra nel costo del lavoro allargato? Di seguito, tutte le voci:
Mentre il numeratore fotografa l’impatto del costo sportivo nell’esercizio, il denominatore tiene insieme tutte le principali fonti di ricavo della società. Non solo incassi operativi e proventi commerciali, ma anche la parte legata ai trasferimenti, che viene calcolata con una media su 36 mesi, in modo da evitare che una singola plusvalenza alteri eccessivamente l’indicatore.
Di seguito, le voci che rientrano invece nei ricavi:
L’indicatore non è calcolato una sola volta. Le società devono presentare due versioni all’anno: la prima entro il 31 maggio, basata sui dati al 31 marzo; la seconda entro il 30 novembre, sui dati al 30 settembre. Ogni scadenza è collegata a una sessione di mercato: se il club sfora la soglia, non può operare liberamente nella finestra successiva.
Il mancato rispetto del rapporto comporta infatti il divieto di effettuare operazioni in entrata, salvo che il club dimostri alla Lega di aver generato un saldo positivo da cessioni, risparmi sugli stipendi o risoluzioni contrattuali. In queste condizioni, il mercato diventa possibile solo “a saldo zero” e senza possibilità di aumentare gli emolumenti dei giocatori già in rosa.
Inoltre, se l’indicatore peggiora nella verifica successiva, il blocco può estendersi anche alla sessione ancora da aprire. La sanzione scatta automaticamente anche se il club non comunica il prospetto richiesto. A quel punto, l’unica strada per tornare in regola è un intervento diretto dei soci, attraverso strumenti che rafforzino immediatamente la situazione patrimoniale.
Tra le mosse che i soci possono effettuare per sbloccare il mercato (tenendo conto che un intervento non sgrava i club dalla necessità di riportare l’indicatore in equilibrio), sono previste le seguenti:
Il meccanismo, nel complesso, spinge le società verso un controllo più rigoroso del monte ingaggi e degli ammortamenti sui cartellini, due voci che negli ultimi anni hanno generato squilibri diffusi. Allo stesso tempo, la media triennale dei ricavi da trasferimenti riduce l’impatto delle plusvalenze spot e costringe i club a una pianificazione più strutturale.
Il CLA diventa così un indicatore chiave non solo per la sostenibilità dei bilanci, ma anche per le strategie sportive: determina quanto si può investire, quando si può intervenire sul mercato e quali margini restano in caso di stagioni con ricavi deludenti. Tutto ciò in un contesto in cui la UEFA chiede parametri sempre più uniformi e stringenti, così il nuovo impianto federale italiano rappresenta un passo verso un modello di controllo più stabile e meno dipendente dalle fiammate dei risultati sportivi o dalle operazioni straordinarie sul mercato.
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