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·1. November 2024
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Monza–Milan è la gara di Adriano Galliani, per cuore, responsabilità istituzionali e naturalmente legame con Silvio Berlusconi. Ecco alcuni estratti dell’intervista che ha concesso a La Gazzetta dello Sport.
IL PRIMO CONTATTO CON BERLUSCONI – «Ero un imprenditore, mi occupavo della mia Elettronica Industriale. La mia segretaria mi avvisò che Silvio Berlusconi, che non conoscevo, mi aveva invitato a cena, nella sua abitazione di Arcore. “Cosa devo rispondere” mi disse lei. “Che ringrazio e accetto!”. Ero quasi arrivato a Siena, girai la macchina e tornai in Brianza. Resterà la persona che mi ha cambiato la vita, il mio maestro. Era buono e generoso»
L’INCONTRO – «Mi presentai con uno dei miei soci, Aurelio Cazzaniga, un altro maestro per me, e alla cena era presente anche Fedele Confalonieri. Con una lucidità incredibile Berlusconi mi spiegò che aveva in mente di creare tre reti televisive nazionali. Mi chiese se la mia società fosse in grado di aiutarlo in questo progetto. Dissi di sì. Senza sapere nulla della mia azienda mi disse che avrebbe acquistato il 50% di Elettronica Industriale: “Faccia lei il prezzo”. Stretta di mano e partì la nostra avventura. Aveva 43 anni, quando andavo a trovarlo entravo ad Arcore camminando, uscivo volando: aveva una capacità di motivarti incredibile. Era il Guardiola degli imprenditori, anzi molto più bravo di Pep».
PER CHI TIFAVA SILVIO – «Milanista! Durante quella cena mi elencava le formazioni del Milan degli Anni Sessanta, parlammo del Gre-No-Li».
IL MILAN – «Nel 1981, in occasione del Mundialito per Club disputato a Milano, fu lui a pagare l’ingaggio a Johan Cruijff per farlo giocare con i rossoneri. Nonostante non fosse ancora il proprietario. Quel Milan era di Felice Colombo che era stato con me nel CdA del Monza nel 1975. Con il figlio Nicola era il proprietario del Monza quando il 28 settembre 2018 Berlusconi lo comprò. Tutto torna».
LA PIU’ BELLA VITTORIA – «Farlo innamorare del Monza».
CHI ERA BERLUSCONI – «Come Fausto Coppi, un uomo solo al comando. Ero un suo gregario: ogni tanto vincevo una Classica».