Juventusnews24
·18. November 2025
Orsolini torna a parlare dell’ex Juve Thiago Motta. Parole a sorpresa sull’allenatore: «Un pazzo rivoluzionario!»

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Riccardo Orsolini, esterno del Bologna, è tornato a parlare dell’ex tecnico Thiago Motta, la cui gestione ha portato il club emiliano al punto più alto della storia recente. In una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio, Orsolini ha riconosciuto che moltissime novità sono arrivate con Motta. Sotto la sua guida, il Bologna è diventato una squadra bella da vedere, efficace, capace di ottenere risultati. L’apice è stata la storica qualificazione alla Champions League.
Orsolini ha raccontato che Motta era un pazzo rivoluzionario. Il tecnico italo-brasiliano aveva idee tutte sue, totalmente diverse da quelle di un tecnico tradizionale. L’aspetto più sorprendente era la preparazione: preparavano poco gli avversari, concentrandosi quasi solo sul noi e sul proprio modo di giocare. L’esterno ha ammesso che l’atteggiamento era presuntuoso, sfacciato ma incredibilmente efficace.
Motta, pur avendo preso un’altra strada dopo la separazione dalla Juventus, ha lasciato basi importanti al Bologna. Orsolini ha anche fatto un richiamo a un mantra dell’allenatore: giocare con il sorriso. È un’idea che condivide pienamente perché il sorriso aiuta a stemperare, a tranquillizzare, a unire.
RICCARDO ORSOLINI – «È arrivato portando tanti cambiamenti in campo, moltissime novità. Con lui siamo diventati una squadra bella da vedere, efficace, capace di ottenere risultati. Il nostro gioco era spumeggiante, curato anche nell’estetica. Abbiamo raggiunto la storica qualificazione alla Champions: ci ha condotti al punto più alto della storia recente del Bologna. Era un pazzo rivoluzionario. Aveva idee tutte sue, sia sul gioco sia sugli allenamenti, totalmente diverse da quelle di un tecnico tradizionale. Preparavamo poco gli avversari, ci concentravamo quasi solo su di noi: sul nostro modo di giocare. Certo, guardavamo anche dei video, ma l’impronta era tutta sul noi. Eravamo quasi presuntuosi, sfacciati. Nel primo anno abbiamo imparato le sue metodologie, poi puntavamo all’Europa… e abbiamo fatto anche meglio delle aspettative. Alla fine ha preso un’altra strada, ma ci ha lasciato basi importanti. È un’idea che condivido pienamente. A volte il sorriso aiuta a stemperare, a tranquillizzare, a unire. In campo bisogna essere concentrati, belli tosti, ma con il sorriso: aiuta tantissimo. Ho sempre affrontato così le mie battaglie, ed è il modo giusto per me».









































