Questo Bologna non ha ancora conosciuto il suo vero potenziale. E in un torneo così omogeneo la parola ‘scudetto’ non deve spaventare | OneFootball

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·13. November 2025

Questo Bologna non ha ancora conosciuto il suo vero potenziale. E in un torneo così omogeneo la parola ‘scudetto’ non deve spaventare

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Essendo passati 61 anni dall’ultima volta, la parola ‘scudetto’ più che blasfema sembra ridicola. Ma sarebbe altrettanto ridicolo non notare quello che sta accadendo in queste settimane nel campionato italiano. Per la prima volta dopo anni di copioni ultra prevedibili, il torneo si presenta aperto a qualsiasi scenario, e non solo a causa del tracollo di Atalanta e Fiorentina, che hanno contribuito a ridistribuire gli equilibri nella parte sinistra della classifica. Tolta la stagione di Sarri alla Juventus (2019/20), da dieci anni la squadra campione d’Italia ha sempre chiuso il suo percorso con un massimo di quattro sconfitte. Oggi, all’undicesima giornata, le due formazioni al vertice ne hanno già accumulate tre, segno di un equilibrio sostanziale tra chi comanda il campionato e gli immediati inseguitori.


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L’affermazione rossoblù sul Napoli (netta, giusta, inappellabile) ha lanciato un messaggio a coloro che tenteranno di cullare un sogno proibito: vincere il campionato non è mai stato così alla portata per chi abbia voglia di crederci davvero. Il Bologna ha le carte in regola per sognare? Se dicessimo di sì, non saremmo i primi a farlo, perché ci ha già pensato un osservatore acuto come Walter Sabatini. E altri si stanno accodando. Ma se questo pensiero proibito e seducente ha cominciato a farsi strada è per una serie di ragioni concrete, la più importante delle quali è questa: il BFC è l’unica squadra del campionato a non aver ancora scoperto il pieno valore del suo potenziale.

Come se destino e scelte tecniche avessero giocato a tenere volutamente coperte le carte, i felsinei si sono guadagnati la quinta posizione (a -3 dalla Roma) senza poter attingere ad alcuni pezzi che a inizio stagione avevamo giudicato fondamentali. Italiano, nei fatti, sta giocando la stessa partita di Inter e Roma senza il suo attaccante titolare designato (Immobile), con un fantasista ancora in rodaggio (Bernardeschi), con l’erede di Beukema (Vitik) più indietro del suo rincalzo (Heggem) e con Odgaard riemerso a livelli apprezzabili solo nelle ultimissime apparizioni. Il valzer di infortunati di questo metà novembre (Cambiaghi, Freuler, Rowe, Skorupski) sarà il primo test per capire se davvero la questa rosa ha valori profondi anche nelle sue zone dormienti (su tutti Dominguez). È la prossima sfida di Italiano, l’unico allenatore della Serie A capace di migliorare una squadra cambiandole continuamente la pelle.

Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)

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