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·14. Mai 2025

Roma, gli affari dei narcos con la Sud: «Non siamo infami. Vogliono drogarsi»

Artikelbild:Roma, gli affari dei narcos con la Sud: «Non siamo infami. Vogliono drogarsi»

A far emergere i traffici sugli spalti dell’Olimpico è stato Fabrizio Capogna, collaboratore di giustizia nel caso Diabolik. «Sono andato anche alla presentazione che fecero quando fu creato il Gruppo Quadraro, che in pratica erano i vecchi Fedayn», ha raccontato.

Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica-Roma, la presenza di Capogna nella sede del gruppo Quadraro – che aveva trasformato la Curva Sud romanista in un centro di spaccio – non è passata inosservata. Capogna, noto broker della cocaina a Roma e oggi detenuto, è uno dei principali pentiti che ha fornito elementi cruciali agli investigatori per ricostruire la nuova rete criminale romana, guidata da Peppe Molisso e Leandro Bennato, ritenuti tra i possibili mandanti dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik.


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Prima di essere arrestato, Capogna era uno dei principali fornitori di cocaina nella Capitale, dove il consumo mensile si aggira attorno alle «due tonnellate di polvere bianca». La sua vicinanza al gruppo nato dopo lo scioglimento dei Fedayn – avvenuto nel febbraio 2023, in seguito al furto dello striscione da parte di alcuni ultras serbi – non è un caso.

A guidare il Gruppo Quadraro c’è Girolamo Finizio, conosciuto come Cillo, condannato per aver gambizzato Paolo Ascani nel 2020 – cognato di Roberto Spada – a causa di una banale lite stradale. Secondo la Digos di Roma, diretta da Antonio Bocelli, Finizio «ha un legame diretto con Michele Senese», boss della camorra romana e suo ex parente.

Sebbene a Cillo non venga contestato alcun reato in questa fase, è considerato il capo ultrà, anche se parte della Curva Sud lo guarda con sospetto. Circola infatti una sua foto con indosso una maglia del Napoli, che crea malumori tra i tifosi romanisti. Per dimostrare la sua fedeltà alla Roma, il 25 giugno 2024 espone fuori dallo stadio Maradona uno striscione firmato dal Gruppo Quadraro: «Il nostro odio non finirà mai». Viene colpito da un Daspo, ma riesce a salvare la faccia. Tutto questo avviene prima che un’indagine riporti nuovamente l’attenzione sul Gruppo Quadraro.

Ma si tratta davvero di ultrà irriducibili o piuttosto di spacciatori che speculano sui tifosi? A fare chiarezza è ancora una volta Capogna che, durante un interrogatorio del 18 aprile 2024, parla di Giampiero Antonelli, braccio destro di Finizio. Antonelli ha precedenti per importazione illegale di droga e una condanna per tentato omicidio. «È un mio vecchio amico, anche lui ultrà. Abbiamo fatto un paio di affari con la cocaina. Gli ho dato qualche chilo. Adesso è lui che guida il Gruppo Quadraro», ha dichiarato Capogna. Ha poi aggiunto di averlo rifornito fin dal 2018 per conto di un cliente di Santa Marinella. Secondo gli investigatori, «gli vendeva cocaina a 26mila euro al chilo, che Antonelli poi rivendeva a quel cliente; le consegne sarebbero avvenute circa sei o sette volte in un anno».

Quando il 1° aprile 2025 l’indagine viene resa pubblica, Finizio diffonde un comunicato interno nel quale prende chiaramente le distanze: «La zona di spaccio coinvolgeva alcuni dei nostri, ma non tutto il gruppo, tantomeno il sottoscritto, che è sotto processo per aver picchiato chi si occupava di certe cose». Tuttavia, il tentativo di placare le polemiche si rivela un boomerang: in una delle intercettazioni, uno degli indagati, Danilo Cappannelli, si lamenta delle parole di Finizio, che avrebbe definito lui e gli altri «infami e merde». Questa la sua reazione: «La gente si vuole drogare allo stadio, c’è sempre stata gente che si droga allo stadio».

Dopo questo sfogo interno arrivano gli arresti, seguiti da un inquietante attentato. Nella notte del 28 aprile, una molotov viene lanciata contro la sede del Gruppo Quadraro in via Cartagine 32. Il messaggio è chiaro: nessuna tolleranza verso chi collabora con le autorità. Subito dopo inizia a circolare un altro messaggio: «Come non ci ha fermato lo striscione che ci hanno portato via, non ci fermerà la sala incendiata. Siamo i Fedayn Quadraro, da 58 anni». Il riferimento alla storia dei Fedayn mescolata a quella del nuovo gruppo non convince gli inquirenti, convinti che il vero bersaglio dell’intimidazione sia proprio Finizio. Dopo la rottura con la cognata di Angelo Senese, infatti, avrebbe perso la protezione della famiglia. E i precedenti non lasciano ben sperare: l’omicidio di suo cugino Luigi Finizio, avvenuto nel marzo 2023 – anch’egli vicino ai Fedayn – è tuttora irrisolto.

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