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·16. Dezember 2025
Tiribocchi rivela: «Quella big mi voleva comprare, ma io ho avuto paura. L’anno con Antonio Conte…»

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Simone Tiribocchi, il “Tir”, 150 gol in carriera tra i professionisti, oggi a 47 anni allena in Seconda Categoria al Città di Brugherio dopo un’esperienza nelle giovanili del Monza. Su La Gazzetta dello Sport si racconta a tutto campo, tra l’amore per il calcio “autentico”, i rimpianti per la troppa timidezza che gli è costata l’Inter, e gli aneddoti su allenatori come Spalletti e Conte.
IL NUOVO RUOLO «Dopo sei anni da coordinatore delle società affiliate al Monza, ora alleno il Città di Brugherio, in Seconda categoria. Non è cambiato nulla nel calcio giovanile. C’è ancora l’agente che porta i soldi per far giocare un suo assistito, chi paga per allenare e via così. Alla fine, mio figlio ha 13 anni e si diverte nei dilettanti. Quando perde o sta in panchina mette il muso. Come suo padre».
IL GRAN RIFIUTO ALL’INTER «Sono stato un cinghialone silenzioso. Debuttai in A col Torino il 9 settembre 2001, contro il Brescia di Baggio: non ebbi il coraggio di andargli a chiedere la maglia. Fino ai 26-27 anni sono stato così. Gli esami mi mettevano ansia, stress. Per questo rifiutai l’Inter a gennaio 2006. All’Inter serviva una punta per la Coppa Italia. Un paio erano in Coppa d’Africa, altri erano infortunati. Ho avuto paura. E Moratti stravedeva per me. A Campedelli e Percassi diceva: “Voi ne avete uno forte: Tiribocchi”. Stesso discorso per il figlio di Galliani. Dopo un Milan-Atalanta a San Siro il magazziniere mi fermò: “Il direttore vuole la tua maglia”. “Chi?”. “Galliani”. Me l’ha ricordato a Monza».
GLI INIZI «A Fiumicino, giocando per strada o in spiaggia. D’estate davo una mano ai bagnini a portare i lettini. Forse se non avessi giocato a calcio avrei fatto quello, o magari il benzinaio. Amavo l’odore della benzina. Ho giocato alla Lazio per anni, poi da un giorno all’altro mi mandarono via e a 16 anni mi ritrovai senza squadra. Per Mimmo Caso non ero pronto. Anni dopo disse che ero stato uno dei suoi più grandi rimpianti».
A BRACCIO DI FERRO CON SPALLETTI «Arrivai ad Ancona a gennaio insieme a… Spalletti e lo feci subito arrabbiare. Colpa di una serata passata in discoteca che mi costò un problema alla schiena. Ma gli devo molto: era già un predestinato. E la sera, in albergo, ti sfidava a braccio di ferro. Io non sono un piccoletto eh, ma lui mi sfondò lo stesso. Ebbi un dolore al polso per giorni».
GLI ALLENAMENTI DI CONTE ALL’ATALANTA «I suoi allenamenti erano degni dei Marines. Gian Piero Ventrone ci distruggeva. Una volta vomitai. Dovevi lavorare al di sopra del 90% delle tue capacità per un tot di tempo. Purtroppo fu esonerato dopo 13 partite, ma fisicamente volavamo».
L’EXPLOIT A LECCE E I RIMPIANTI «Questione di incastri: fui pagato 3 milioni, il ds Angelozzi e il presidente Semeraro mi volevano. E in più c’era Papadopulo, che stravedeva per me. All’inizio fischi, ma la promozione in A fu top.
FOLLIE DA SPOGLIATOIO «A Benevento uno spalmò la cacca sulla maniglia della porta, mentre al Chievo Baronio trasformò il letto in una bara con tanto di croce sulle coperte».









































