Tudor Lazio, un amore breve e intenso: come è andata la sua avventura sulla panchina dei biancocelesti, domani sera il ritorno all’Olimpico da ex | OneFootball

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·25. Oktober 2025

Tudor Lazio, un amore breve e intenso: come è andata la sua avventura sulla panchina dei biancocelesti, domani sera il ritorno all’Olimpico da ex

Artikelbild:Tudor Lazio, un amore breve e intenso: come è andata la sua avventura sulla panchina dei biancocelesti, domani sera il ritorno all’Olimpico da ex

Tudor Lazio, un amore breve e intenso: l’esordio vincente con la Juve, le frizioni con i senatori e la rottura per divergenze di mercato

Un avversario che conosce bene l’ambiente, un ex dal dente forse avvelenato. La sfida di domenica sera tra Lazio e Juventus (ore 20:45) segna il ritorno di Igor Tudor allo Stadio Olimpico, lo stadio che è stato casa sua per pochi, intensi mesi, prima di un addio clamoroso e pieno di polemiche. Domenica il tecnico croato affronterà quel passato che lo ha rilanciato, ma da cui è fuggito per divergenze insanabili.

Lazio: l’era Tudor, dal sogno Europa all’addio

L’avventura di Tudor alla Lazio iniziò il 18 marzo 2024. Lo stato maggiore biancoceleste, dopo l’esonero di Maurizio Sarri e il brevissimo interregno di Giovanni Martusciello, si affidò al tecnico croato per provare a dare una sterzata a una stagione negativa e strappare una qualificazione europea.


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E l’impatto di Tudor fu a dir poco esplosivo. Il destino, a volte, sa essere beffardo: il 30 marzo, alla sua partita d’esordio in campionato, il tecnico bagnò il suo debutto battendo 1-0 proprio la Juventus, quella che sarebbe diventata la sua squadra futura, grazie a un gol all’ultimo respiro di Marusic al 93°. Pochi giorni dopo, affrontò di nuovo i bianconeri nella doppia semifinale di Coppa Italia: la sua Lazio vinse 2-1 all’Olimpico (doppietta di Castellanos), ma venne eliminata in virtù del 2-0 subìto all’andata a Torino (reti di Chiesa e Vlahovic, prima del gol qualificazione di Milik nel finale a Roma).

In Serie A, la sua gestione fu quasi impeccabile. In nove partite, raccolse 18 punti, frutto di cinque vittorie, tre pareggi e una sola, dolorosissima sconfitta, quella nel derby contro la Roma di José Mourinho (1-0, gol di Mancini). Riuscì nell’impresa di ridestare la squadra dal torpore, trascinandola al settimo posto finale e conquistando la qualificazione all’UEFA Europa League.

Le frizioni nello spogliatoio e la rottura

Ma quando arrivò il momento di pianificare il futuro, il castello crollò. Emersero pesanti divergenze tra il tecnico e la società sulla programmazione e sul mercato. Differenze inconciliabili che, unite a un rapporto molto complicato con diversi senatori della squadra (tra cui ZaccagniRovellaLazzariIsaksen e, soprattutto, Mattia Guendouzi), portarono alla clamorosa rottura.

Proprio con Guendouzi, già allenato ai tempi del Marsiglia, i rapporti si erano deteriorati ulteriormente a Formello, specialmente dopo la sconfitta nel derby, a seguito della quale Tudor non le mandò a dire:

L’AVVERTIMENTO DI TUDOR – «Devo capire chi è davvero adatto al mio gioco».

Una dichiarazione che fece rumore e gettò benzina sul fuoco. Il 5 giugno 2024, dopo appena 11 panchine (6 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte), Tudor rassegnò le dimissioni, chiudendo una delle parentesi più brevi e intense della storia recente della Lazio. Domenica torna all’Olimpico da avversario, alla guida di una Vecchia Signora in crisi e con la stessa fame di rivalsa che lo ha sempre contraddistinto.

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