Vieira racconta: «All’Inter al momento giusto, la lo scudetto di Calciopoli va contato alla Juve! Retrocessione in B? Non ci ho mai pensato» | OneFootball

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·10. Oktober 2025

Vieira racconta: «All’Inter al momento giusto, la lo scudetto di Calciopoli va contato alla Juve! Retrocessione in B? Non ci ho mai pensato»

Artikelbild:Vieira racconta: «All’Inter al momento giusto, la lo scudetto di Calciopoli va contato alla Juve! Retrocessione in B? Non ci ho mai pensato»

L’allenatore del Genoa, Patrick Vieira, ripercorre la propria carriera da calciatore dal Milan per poi passare alla Juve e all’Inter

Presente sul palco del Festival dello Sport a Trento, il tecnico del Genoa, Patrick Vieira, ricorda i suoi anni da calciatore. L’ex centrocampista ha vestito in Italia le maglie di Milan, Juve e Inter.

I MIEI INIZI NEL CALCIO – «Ho iniziato in Senegal, ma il calcio è iniziato quando sono arrivato in Francia. Qua tutto è iniziato, a Dreux. Sono stati i primi passi. A 19 anni capitano del Cannes, momento in cui Zidane era andato  a Bordeaux. Qua ho giocato la prima partita da professionista».


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SUL MILAN – «La Serie A era campionato numero 1. Braida arrivato a Cannes, ero un bambino che entrava in un negozio di giochi. Vedevo questi campioni… cambiarmi con Maldini, Weah… un sogno. Un anno bellissimo. Avevo giocatori con grande esperienza di fianco. Ho giocato pochissimo, Weah mi stava vicino e mi ha fatto capire che stare con questi campioni mi avrebbe aiutato».

SU CAPELLO – «C’era troppa qualità per quello non ho giocato. Capello mi ha sempre tenuto in considerazione, mi faceva sempre fare extra lavoro e questo mi ha dato fiducia, mi ha fatto crescere. Ora quando vedo giocatori giovani so che passare tempo coi giovani è importante».

WENGER? – «Arsene mi ha dato grande fiducia, andare sul campo ed essere me stesso. Giocare senza paura di sbagliare. Avevo 20 anni, cultura diversa dall’Italia. Ho imparato tanto di tattica da lui. Abbiamo vinto, grande esperienza. Ho avuto la fortuna di vincere il titolo in casa dello United che era la squadra da battere. Questa rivalità ha portato la Premier su un altro livello. Vincere li è stato simbolico».

IL MONDIALE VINTO CON LA FRANCIA – «Abbiamo vinto perché 70/80% giocavano in Italia. Grande determinazione, una squadra fortissima per l’aspetto mentale e avevamo il giocatore più forte del mondo, Zidane. In questo periodo in Francia era periodo difficile a livello politico. Importante mandare questo messaggio positivo».

GLI ANNI ALLA JUVE – «Capello sempre uguale, sempre arrabbiato. Non era cambiato per niente, grande voglia di vincere spirito competitivo. Squadra più forte? Questa Juve era fortissima, dispiaciuto essere rimasto un anno. Quello che è successo ha cambiato le mi idee, ma quell’anno è stato molto bello».

LA RETROCESSIONE IN SERIE B – «Non ci ho mai pensato, non volevo giocare in Serie B. Qualcuno era più legato, io non avevo voglia. Una ragione sportiva. Ho avuto l’opportunità di andare all’Inter. Scudetto con la Juve? Va contato, eravamo la squadra più forte. Quello che è successo, noi concentrati sul campo».

IL MIO PASSAGGIO ALL’INTER – «Arrivato al momento giusto con Mancini. Giocatori con tanta fame di vincere, giocatori ambiziosi come Stankovic, Zanetti. Inter ha dominato i campionati. Fortuna di giocare con Figo. Inter la squadra migliore».

SU MANCINI – «Molto preparato sull’aspetto tattico. Eravamo sicuri della nostra forza, ci lasciava la libertà di prenderci le responsabilità sul campo. Eravamo liberi di esprimerci».

MOURINHO – «Il più preparato di tutti tatticamente, molto molto preparato. I giocatori hanno tutte le informazione per andare in campo. Litigato? Sì, non ho giocato tantissimo. Ho vinto tanto, quando non giochi è difficile da capire. Due tre discussioni con Mourinho: lui ti dice le cose come sono. Non era quello che volevo sentire ma era la verità. C’erano Cambiasso, Motta, Stankovic ed erano più forti. Difficile da accettare ma era la verità. L’esperienza con Mou e Wenger mi hanno aiutato, mi aiutano oggi a gestire il gruppo».

MONDIALE 2006 – «Francia ha avuto qualificazioni complicati. Zidane, Thuram, Makelele sono arrivati dopo. Quando siamo arrivati in finale credo che eravamo la squadra più forte, ma in finale quando siamo andati ai rigori loro sapevano che avrebbero vinto. Loro erano più preparati mentalmente per i rigori».

L’ESPULSIONE DI ZIDANE – «Io ero già uscito e non ho visto l’episodio. Quando ne ho parlato con lui, uscire così non è al suo livello. Non meritava di uscire così. Ha dato tantissimo per la Nazionale. Purtroppo in campo può succedere, ma è andata bene per l’Italia. Credo che Materazzi… è Materazzi. Non so se avremmo vinto in 11. Italia preparata a soffrire. Non ho mai parlato con Marco di questo episodio. Quello che vedi da fuori è diverso da quello che vedi di persona, Marco è simpatico mi sono trovato molto bene con lui. Persona straordinaria, è diverso sul campo. Strano che non abbiano fatto la pace? Sì. Strano».

LA MIA CARRIERA DA ALLENATORE – «Iniziato al Manchester, poi New York City. Importante capire se ero pronto per fare questo mestiere. Lavorato con Pirlo, lui non si allena. Con lui c’era un grande scambio di idee. Mi ha aiutato tantissimo, bella esperienza allenare un giocatore così. Gavetta importante, quando smettiamo di fare i calciatori serve credibilità ed esperienza. Devi sbagliare per imparare. Via da New York ero più bravo, a Nizza ho imparato tanto. Viaggiare e imparare da diverse culture, le esperienze anche negative ti fanno crescere. Ora sono un allenatore più bravo di 10 anni fa».

SU CARBONI E COLOMBO – «Carboni viene da un infortunio, rimasto fuori per tanto tempo. Colombo in un collettivo non ancora a posto. Il calcio per un attaccante vediamo solo l’aspetto del gol. Dimentichiamo il lavoro che Colombo fa per la squadra, non molla mai, lavora tantissimo. Se lavoriamo bene lui può fare gol»

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