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·7 October 2025

6 spunti che ci lascia la Serie A alla sosta

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Due soste, sei giornate, qualche sorpresa e tante contraddizioni. È ancora presto per tracciare bilanci, ma abbastanza per individuare sei temi che stanno già plasmando questa Serie A. Da chi ha disatteso le aspettative a chi ha sorpreso, passando per chi si è già aggrappato a numeri, parole e alibi: il campionato è appena iniziato, ma qualcosa si sta già muovendo.

1. Juve, c’è più di qualcosa che non va

Al 3-4-2-1 utopistico, insostenibile per gli interpreti a disposizione e per la penuria di centrocampisti, si aggiunge il dilemma dell’attaccante: David si è dimostrato poco freddo e a tratti goffo, il caso Vlahovic continua a tenere banco, Openda appare spaesato.


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Al tutto si aggiunge la lista di dichiarazioni infelici di Tudor, che se dopo Verona (4^ giornata) si lamentava del calendario troppo fitto, ai microfoni post Milan dichiara di aver tolto Yildiz per dare un segnale alla squadra. Una serie di messaggi non da grande squadra.

2. La Roma sta andando oltre le proprie possibilità

La mano di Gasperini si vede: l’uomo contro uomo a tutto campo, il pressing immediato (8.6 di PPDA, 2° dato più basso in campionato dopo il Como), le combinazioni sulle catene laterali. La sensazione, però, è che la Roma stia ancora vivendo di rendita sul lavoro di Ranieri: solidità difensiva e proposta offensiva limitata, con 5 vittorie quasi tutte di misura. Dietro ai 2 soli gol subiti a fronte dei 5.05 xG concessi, oltre alle parate di Svilar c’è lo zampino della dea bendata o il clamoroso errore di qualche attaccante, per una squadra che raccolto qualcosa in più di quanto dimostrato.

3. Il Verona tutto crea, ma nulla trasforma

Problema opposto per il Verona di Zanetti, che crea, combina, tira, ma non riesce a segnare, rimanendo incagliato a 3 punti, con il peggior attacco del campionato (2 reti). Eppure i numeri dicono tutt’altro: i 7.11 gol attesi, oltre a consacrarla come squadra maggiormente in debito con la fortuna, raccontano di una proposta encomiabile per una squadra che parte per salvarsi, che culmina nei numeri dei suoi attaccanti, Orban e Giovane, rispettivamente 1° (21) e 2° (20) per tiri totali, con il brasiliano leader della classifica dei tiri in porta (12).

4. Parma, Cuesta non è una novità

C’era grande curiosità su Carlos Cuesta, l’allenatore più giovane della storia della Serie A, 30enne spagnolo formato alla corte di Arteta. Anche il connubio con il Parma, squadra giovane e con buone individualità, sembrava promettere bene. Tuttavia, fin qui non abbiamo visto nulla di diverso dall’italianissimo 3-5-2 di una qualsiasi squadra in lotta per la salvezza. L’illuminismo calcistico spagnolo (così si presentava) è stato fagocitato dal pragmatismo della bassa classifica. Peccato.

5. Il Sassuolo ha imparato la lezione

Dopo lo scivolone della stagione 23/24, che condannò i neroverdi alla Serie B, il Sassuolo ha imparato dai suoi errori. In primis sul mercato – una delle migliori finestre estive rapporto necessità/spesa – che ha affiancato a giovani promettenti, in linea con la filosofia del club, profili di spessore o esperti della categoria come Matic e Idzes. Dopo un avvio lento, Grosso – probabilmente il principale dubbio degli emiliani – sembra aver preso le redini di una squadra dal tasso qualitativo troppo alto per la lotta salvezza.

6. Diamo a Chivu quel che è di Chivu

Il nuovo tecnico è subentrato con l’umiltà di chi sapeva che stravolgere i meccanismi collaudati della creatura di Inzaghi sarebbe stato controproducente. Come un restauratore alle prese con un’opera antica con qualche piccolo graffio, ha apportato le sue modifiche facendo emergere la sua personalità: è un’Inter che pressa più alto e con maggiore intensità, cercando di tenere la linea più in avanti, ancora incontenibile nelle sue transizioni offensive. Ma soprattutto, c’è quel pizzico di spensieratezza in più che dopo 4 anni all’insegna dello schematismo, era venuto a mancare.

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