Calcio e Finanza
·10 November 2025
Arabia: a rischio il Neom Stadium, l’impianto che sfida le leggi della fisica

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·10 November 2025

Sarebbe dovuto essere il simbolo più spettacolare di un progetto che sfida ogni immaginazione: uno stadio da 45mila posti sospeso come un candelabro in cima a un grattacielo di trenta piani, a sua volta installato su un arco alto 350 metri. Attraverso quella struttura monumentale, alcune delle più grandi navi da crociera del mondo avrebbero dovuto accedere a un porto artificiale scavato nel deserto.
L’arena, nelle intenzioni, avrebbe ospitato le partite del Mondiale 2034, assegnato all’Arabia Saudita, diventando il fulcro del sogno futurista del principe ereditario Mohammed bin Salman: The Line, una città verticale di vetro e acciaio larga appena 200 metri, posta a 500 metri sul livello del mare e lunga 170 chilometri.
The Line rappresenta l’asse portante di Neom, la gigantesca megalopoli che il principe ereditario intende costruire da zero nel deserto saudita, con al suo interno un villaggio per gli sport invernali, un resort di lusso sul Mar Rosso, una città sotterranea ipertecnologica e un’area industriale all’avanguardia. Di Neom – legata al mondo del calcio – abbiamo già sentito parlare in estate, quando la Roma ha affrontato la futura squadra cittadina in un’amichevole estiva.
Tuttavia, un’inchiesta realizzata dal Financial Times getta ombre sul progetto: secondo le fonti anonime citate dal quotidiano britannico, il cosiddetto “Neom Stadium” sarebbe a rischio. Le difficoltà principali deriverebbero dalle leggi della fisica: la gravità e la rotazione terrestre, spiegano gli esperti, potrebbero far oscillare il grattacielo come un pendolo, aumentandone progressivamente la velocità fino a rompere la struttura e farla precipitare nel porto sottostante.
E i problemi non si fermano allo stadio sospeso. Questioni tecniche, costi fuori controllo e investimenti in rallentamento stanno ridimensionando l’intero progetto. A fine 2021, il budget previsto solo per The Line era di circa 1,5 trilioni di dollari; un anno dopo, secondo il Financial Times, era già salito a 4,5 trilioni, una cifra paragonabile al PIL annuale della Germania, la seconda economia più grande del G7, un impegno colossale anche per il regno del petrolio.
Per Bin Salman, la città lunga, sottile e alta come l’Empire State Building doveva incarnare la visione di un’Arabia Saudita moderna, meno dipendente dal petrolio e più fondata su tecnologia, sostenibilità e nuovi modelli di vita urbana. Ma le rivelazioni del giornale londinese suggeriscono che Neom e The Line potrebbero ridimensionarsi. I lavori, infatti, stanno rallentando. Al momento, solo Trojena, il villaggio sciistico destinato a ospitare i Giochi invernali asiatici del 2029, procede secondo i piani. Sullo stadio sospeso nel cielo, invece, pesa un enorme punto interrogativo.









































