Juventusnews24
·31 July 2025
Bernardeschi sempre riconoscente: «Alla Juventus abbiamo raccolto diversi successi. Sono diventato l’uomo e il calciatore che sono oggi, c’è grande gratitudine»

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·31 July 2025
Durante la sua conferenza stampa di presentazione al Bologna, Federico Bernardeschi ha voluto ricordare con affetto il periodo ricco di successi alla Juventus. Le sue dichiarazioni riprese da TMW.
BOLOGNA – «Ringrazio la società, i direttori, i dirigenti ed il mio procuratore che mi hanno dato l’opportunità di riportarmi in Italia in una realtà che sta diventando sempre più importante e che ormai si è affermata. Mi era stato detto che questo era un gruppo molto coeso, ma fino a quando non ci sono entrato dentro potevo basarmi solo sulle voci. Invece questo è un gruppo sano, fatto di giovani e di uomini con valori seri. Sono molto orgoglioso di farne parte. Mi hanno accolto veramente alla grande. Sono venuto per incrementare ancora di più questi valori. Abbiamo tre competizioni davanti a noi e serviva implementare la rosa perché è un bene per l’allenatore».
NAZIONALE – «Ho vinto un Europeo, ma non ho mai giocato un Mondiale. Voglio fare di tutto per esserci».
SCELTA DI ANDARE IN CANADA – «La Serie A mi è mancata, ma rifarei quella scelta: è stata un’esperienza che non rimpiango sia per me sia per la mia famiglia».
10 DEL BOLOGNA – «È una maglia storica, indossata da grandi campioni. Cercherò di portarla con il massimo rispetto, onorando chi l’ha indossata prima di me».
CHIAMATA DA GATTUSO – «No, non ho ricevuto chiamate, ma forse perché sono stato via 5 anni. Ci può stare».
PARLATO CON ITALIANO – «Sì, ci siamo confrontati prima di venire qui. Mi trovo molto bene con lui, è una persona diretta, onesta. Abbiamo scambiato le nostre opinioni calcistiche e ci siamo subito trovati in sintonia. Per me è stata una componente importante che lui fosse qui».
RUOLO – «Ci sono tanti giocatori di qualità in Italia. Io qui voglio portare i miei valori umani e calcistici. Avevo voglia di rimettermi in gioco e mi sono inserito bene. Devo dire che non ho perso il ritmo. Per il ruolo in campo dovete chiedere al mister».
ORSOLINI – «Non lo conoscevo prima. Ci siamo incrociati in Nazionale ma nulla di più. Lui è un simbolo di Bologna e questo se l’è guadagnato sul campo. Siamo due mancini naturali ma nelle squadre forti servono giocatori forti, soprattutto quando ci sono più competizioni da disputare. La competizione alzerà il livello della squadra e la coesione del gruppo».
FIORENTINA E JUVE SQUADRE PIU’ ODIATE DAL BOLOGNA – «L’accoglienza è stata molto positiva, voglio ringraziare i tifosi per questo. Bologna è una piazza calda, si sente che c’è entusiasmo. Ora sta a noi dimostrare ancora qualcosa in più. Il mio rapporto con il passato è meraviglioso: ho cambiato 4 società se includiamo Crotone (dove sono stato in prestito). Ci sta che qualcuno si sia arrabbiato quando sono andato via dalla Fiorentina, ma poi alla Juventus sono entrato in una società molto importante e abbiamo raccolto diversi successi. Ho rispetto per tutte le società in cui sono stato. Nella Juve sono diventato l’uomo e il calciatore che sono oggi, dunque c’è grande gratitudine».
POTEVA PASSARE AL BOLOGNA ANNI FA – «Sì. Non avevo molta scelta, decideva la Fiorentina ai tempi, perché ero solo un ragazzo. Alla fine sono finito in Serie B al Crotone».
COME STA FISICAMENTE – «Sono mesi che non gioco una partita, i ragazzi sono partiti prima di me, ma sto bene e spero che tutto questo possa trasparire all’esterno. Ora devo continuare a lavorare sodo».
FANTACALCIO – «Forse non lo capirò mai. La gente si diverte e noi prendiamo insulti. È tutto naturale e fa parte del processo. C’è addirittura gente della mia famiglia che mi insulta».
MANCATA PRESSIONE – «Ho preso casa nel cuore di Bologna. Mi piace vivere la città, mi vedrete spesso in centro con la mia famiglia. Sono una persona adrenalinica e a cui piace mettersi piccole pressioni tutti i giorni. Sono sincero: mi è mancato. Bella l’esperienza in Canada ma quando arrivavo a casa qualcosa mi mancava. Quando si è abituati a fare questo lavoro si ha una routine e delle emozioni interiori da cui non è facile separarsi. È per questo che noi calciatori facciamo fatica a ritirarci».