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·24 December 2024
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Il meglio dell’anno in una serie di frasi. Tra previsioni azzeccate, sbagliate, ricordi e polemiche. Ecco il mese di aprile
Dusan Vlahovic: «Quando sono arrivato ho avuto la fortuna di giocare con Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci. Sono due persone fantastiche, mi hanno aiutato ad integrarmi nella squadra. Ho parlato con Del Piero, Buffon, Marchisio, mi hanno spiegato cosa significa giocare alla Juventus. Li ringrazio tutti. Sogno di vincere con la Juventus la Champions, lavoro duro e darò il meglio per vincere quella competizione».
Guido Vaciago: «Ad oggi nemmeno i protagonisti, ovvero lo stesso Allegri, Cristiano Giuntoli, Maurizio Scanavino e, in ultima analisi, John Elkann, hanno la certezza di cosa accadrà. Di certo la sensazione sempre più diffusa e netta è che l’intenzione sia quella di cambiare la guida tecnica, ma scambiare la sensazione per un fatto consolidato può essere un errore. La società non ha ancora comunicato ad Allegri le proprie intenzioni perché non è obbligata a farlo, visto che l’allenatore ha ancora un anno di contratto, ma è ovvio che questo può essere a modo suo un segnale».
Carlo Pizzigoni: «Io parto sempre dall’uomo. Nel percorso di Thiago Motta c’entra molto l’idea che lui a 15 anni è nel settore giovanile del Barcellona. Nelle conferenze stampa di quest’anno col Bologna non regala tanto, perché è rimasto scottato dalle prime interviste fatte al Genoa, quando gli misero delle etichette idiote. Però qualche volta si lascia andare e i riferimenti sono sempre a quel mondo del Barcellona di Guardiola e di Cruyff. Lui ha quei tipi di riferimenti. E lui ha questa grandezza di pensiero, sia quando giocava che adesso che allena»
Marco Tardelli: «Uso un esempio dei miei tempi: si pensa il contrario, ma pure Maradona ha avuto bisogno dei compagni per fare diventare grande il Napoli, e dunque anche loro. Ognuno risolve i problemi dell’altro: una grande squadra nasce così. Un esempio più attuale? L’Inter vicina allo scudetto: un grande gruppo, anzitutto».
Massimo Moratti: «C’è una notevole superiorità rispetto alle altre squadre, così com’è successo la stagione passata con il Napoli: le squadre avversarie hanno sicuramente avuto dei problemi, non sono state all’altezza dell’Inter che, tranne il regalo di due anni fa, i suoi punti li ha conquistati con grande merito»
Fabio Capello: «Per giocare in quel ruolo devi già essere un allenatore in campo, perché hai la visione d’insieme: lanci l’attacco e proteggi la difesa, tenendo d’occhio la posizione di compagni e avversari. De Rossi era un calciatore con un’intelligenza tattica superiore e non mi stupisce che oggi stia avendo risultati in panchina».
Vincenzo Montella: «Che avesse le stimmate del grande allenatore lo si capiva anche quando giocava. Daniele però è riuscito a fare tutto in pochissimo tempo, il suo arrivo ha avuto un impatto incredibile sui giallorossi. La sua Roma è coraggiosa ma sempre logica, ha grande equilibrio».
Massimo Gramellini: «De Rossi aggiunge alla competenza quella credibilità che ti consegna soltanto la passione. Osservandolo si capisce che, quando perde la Roma, non ci dorme la notte. E forse è anche per questo che, da quando l’allena lui, la Roma non perde quasi più»Riccardo Cucchi: «La fase difensiva è importante. Ma lo è di più quella offensiva. Nessuna ossessione tattica e grande qualità tecnica individuale. Aggiungiamo una percentuale di precisione nei passaggi che sfiora e supera il 90% e l’assenza di sceneggiate. Ed esce Real Madrid-Manchester City».
Filippo Galli: «Il suo Brighton è una delle squadre che preferisco guardare. Roberto è un allenatore formatore, che migliora i singoli lavorando sul collettivo. Propone un calcio diverso da quello della tradizione italiana, speculativo, difensivo a oltranza».