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Inter News 24

·2 October 2025

Boscaglia analizza: «Giovani in Italia, il minutaggio obbligatorio può creare danni»

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Boscaglia a TMW Radio, le parole dell’allenatore sui talenti italiani e sull’importanza di far giocare i più meritevoli

Roberto Boscaglia, allenatore con una lunga esperienza tra Serie B e Serie C, è intervenuto ai microfoni di TMW Radio per parlare di un tema centrale nel calcio italiano: la crescita dei giovani e il loro impiego nei campionati professionistici.

IL TEMA DEI GIOVANI«In passato, l’Italia vinceva gli Europei Under 21 senza obblighi di minutaggio, perché i giovani bravi giocavano, come Pio Esposito all’Inter. Se un giovane è bravo, deve giocare; se non lo è, no. L’obbligo di minutaggio può far perdere giocatori validi che non rientrano nei criteri, creando drammi psicologici per i ragazzi che finiscono il minutaggio e poi spariscono».


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Boscaglia ha ricordato come in passato le Nazionali giovanili italiane fossero competitive senza la necessità di regole artificiali, grazie alla presenza di talenti autentici che trovavano spazio in campo. Ha citato l’esempio di Pio Esposito, giovane attaccante dell’Inter classe 2005, per sottolineare come il merito debba essere l’unico criterio di valutazione.

I RISCHI DEL MINUTAGGIO OBBLIGATORIOSecondo l’allenatore, imporre vincoli rischia di falsare la crescita dei ragazzi, dando minuti a chi non è pronto e togliendo spazio a chi invece meriterebbe. Questo sistema, a suo avviso, può avere effetti controproducenti anche sul piano psicologico: i giovani, una volta terminato il “minutaggio imposto”, rischiano di essere messi da parte e di vedere la propria carriera frenata bruscamente.

Boscaglia ha quindi lanciato un messaggio chiaro: il calcio italiano deve puntare sulla valorizzazione dei talenti reali, senza ricorrere a forzature che rischiano di compromettere il futuro dei calciatori e la qualità complessiva del movimento.

Le sue dichiarazioni si inseriscono in un dibattito sempre vivo sul ruolo delle regole federali e sulle migliori strategie per far emergere i giovani. Per l’ex tecnico, la risposta resta una sola: chi ha qualità deve scendere in campo, indipendentemente dai numeri o dalle imposizioni.

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