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·8 July 2025
Calhanoglu all’Inter è una serie tv col finale sospeso

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·8 July 2025
Hakan Calhanoglu e l’Inter sono sempre più vicini alla separazione. Ripercorriamo la storia nerazzurra del turco, molto simile a una serie tv che finisce nel peggior modo possibile.
PARAGONE FACILE – La storia tra Hakan Calhanoglu e l’Inter si presta molto volentieri al paragone con i prodotti dell’audiovisivo. E dato che siamo nel 2025, è più facile farlo con una serie tv piuttosto che un vero e proprio film. Del resto una stagione sportiva è composta di momenti talmente diversi, anche diametralmente opposti tra loro – basti pensare a Inter-Barcellona del 6 maggio e alla finale di 25 giorni dopo – che solo la frammentazione di una serie tv (non a caso suddivise in stagioni) permette di raccontare con il giusto grado di approfondimento. E per quanto riguarda Calhanoglu, le prime tre stagioni della sua storia con l’Inter hanno tutti i crismi della perfetta narrativa sportiva.
SCRITTURA PERFETTA – Quello di Calhanoglu in maglia Inter è a tutti gli effetti un viaggio dell’eroe che si sviluppa in tre stagioni (sportive ma anche televisive, per gli sceneggiatori che stanno leggendo). Nella prima si parte da un prologo quasi provocatorio, ossia da un “tradimento”. Dopo anni deludenti, il protagonista lascia la sua squadra trasferendosi gratuitamente dall’altra parte della città, in cerca di trofei. In questa prima stagione ne arrivano due (Supercoppa Italiana e Coppa Italia), con Calhanoglu decisivo con una doppietta per la vittoria della seconda. Ma il trofeo più importante, lo Scudetto, scivola via in modo tanto assurdo quanto doloroso. E a vincerlo è proprio il Milan, la sua ex squadra. Nell’episodio finale, si vedono gli ex compagni deriderlo durante i festeggiamenti, e tutti gli spettatori pregustano la vendetta nella seconda stagione. Che tuttavia sarà solo parziale.
INIZIA LA VENDETTA – La trama della seconda stagione è leggermente più debole della prima nei primissimi episodi. Ma qualcosa cambia presto. Schierato in un ruolo inedito (regista davanti alla difesa), Calhanoglu firma il gol che vale la vittoria contro il Barcellona a inizio ottobre e produce una svolta per i successivi episodi. Verso metà stagione arriva la prima portata della vendetta, con l’Inter che batte nettamente il Milan in finale di Supercoppa Italiana (3-0 a Riyad). E il nostro protagonista che al termine della partita sorprende gli spettatori/tifosi, scegliendo di mostrarsi superiore alle derisioni di pochi mesi prima e tenendosi ogni sassolino nelle scarpe. Una scelta quasi karmica che premia Calhanoglu verso la fine della stagione, quando l’Inter arriva in finale di Champions League superando proprio il Milan. L’eventuale vittoria a Istanbul sarebbe stata un finale perfetto, ma gli sceneggiatori non erano ancora soddisfatti. E quindi optano per la sconfitta contro il Manchester City che avere il gancio per la terza stagione.
TRAMA MAGISTRALE – Secondo gli straordinari sceneggiatori di Boris, vero e proprio cult delle serie tv italiane, non bisognerebbe mai andare oltre le tre stagioni. Tre sono più che sufficienti per chiudere anche il più articolato degli archi narrativi. E non sarà quindi un caso che la terza stagione di Calhanoglu all’Inter sia la migliore in assoluto. Tanto della sua storia nerazzurra, quanto a livello personale. Il protagonista si impone come uno dei migliori a livello globale nel suo ruolo, ed è uno dei principali trascinatori verso la vittoria agognata sin dalla prima stagione. Tuttavia gli sceneggiatori di cui sopra scrivono il più bello dei finali. Perché Calhanoglu riesce a vincere lo Scudetto della seconda stella (venendo pure nominato miglior centrocampista della Serie A) proprio in casa del Milan, in quel 22 aprile 2024 ormai scolpito nella storia dell’Inter. Lì si completa il viaggio dell’eroe, nel più dolce, vendicativo e sorprendente dei finali. E proprio perché queste tre stagioni sono state così avvincenti, la produzione sceglie di proseguire per una quarta. Dove il livello però si abbassa, confermando la tesi degli ideatori di Boris.
CALO IMPROVVISO – In questa quarta stagione, la trama è irrimediabilmente più debole. Quasi come se gli sceneggiatori avessero scritto usando il pilota automatico, sull’onda lunga del successo delle prime tre stagioni. Ciononostante, verso la fine questa quarta stagione rischia di diventare la migliore in assoluto di questa serie. Quasi uno stratagemma ordito dagli autori per compensare un minore tempo sullo schermo trascorso da Calhanoglu. Che a loro volta compensano la sconfitta su ogni fronte (Serie A, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Champions League) scegliendo quasi di far fuori il protagonista, così da rinnovare un po’ il cast in vista della stagione successiva. Ecco perché negli ultimi episodi ambientati negli Stati Uniti (Mondiale per Club) il turco non si vede quasi mai, e per fugare ogni dubbio nasce lo scontro col capitano Lautaro Martinez e il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta. Un espediente non propriamente edificante, che rischia di inficiare l’intera serie.
COSÌ NO – La separazione tra Calhanoglu e l’Inter non è più questione di se e di quando. Difficilmente all’inizio della prossima stagione lo vedremo ancora nel cast della serie/rosa nerazzurra. Eppure, nonostante questo finale (il ritorno in Turchia) fosse scontato, la costruzione della trama lo sta facendo avvenire nel peggiore dei modi. I tifosi/spettatori sono prevalentemente irrazionali, fanno molto presto a innamorarsi di un personaggio ma altrettanto velocemente se ne stancano. Arrivando quasi a cancellare quanto di buono visto fino a quel momento. Se così dovrà finire questa quarta stagione, sarà un finale sicuramente amaro e non all’altezza dei precedenti, in cui le cose non sono affatto andate come ci si aspettava. Ma in cui la trama non ha seguito un arco narrativo lineare, nemmeno in un finale in cui legittimamente l’eroe varca la soglia e passa al lato oscuro. Un finale che nessuno, in primis l’Inter e Calhanoglu, si meritava.