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·10 October 2025

Caso scommesse, a Trofarello la rete che adescò Nicolò Fagioli

Article image:Caso scommesse, a Trofarello la rete che adescò Nicolò Fagioli

Se per Nicolò Fagioli la squalifica per le scommesse è ormai un ricordo, le indagini sul giro clandestino dove il calciatore della Fiorentina, ma all’epoca tesserato Juventus, ha scommesso illegalmente e perso molti soldi stanno andando avanti.

Come riporta l’edizione torinese de Il Corriere della Sera, debiti che Fagioli non riusciva più a ripagare a un certo punto e che lo avevo messo in una posizione ricattabile con gli allibratori del giro clandestino di scommesse. «Fatti ammonire e la chiudiamo così», gli ha detto uno dei gestori del sistema di scommesse illegali. Era il 2023: lui si è rifiutato ma dal suo racconto gli investigatori sono riusciti a ricostruire il sistema e a risalire ai presunti vertici dell’organizzazione. Così, nei giorni scorsi, è scattato l’obbligo di firma per Stefano Larica e Michela Tartaglione, ex gestori del centro scommesse Eurobet di via Torino 35, a Trofarello.


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In tutto gli indagati sono 15, compresi i “personal joker” che gestivano le scommesse e si passavano gli scommettitori come se fossero un portafoglio clienti. I reati contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa, frode in competizioni sportive e autoriciclaggio. L’inchiesta è firmata dalla Squadra mobile e dal Sisco di Torino, che hanno indagato con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dalla pm Manuela Pedrotta.

Partendo da un’indagine sul traffico di droga, a settembre 2022 gli investigatori hanno scoperto un sistema parallelo di raccolta e gestione di scommesse non autorizzate, basato su sofisticati software, link dedicati, spazi virtuali ma anche una serie di mediatori che facevano da tramite fra i vertici e gli scommettitori, tra cui Fagioli (che, per far fronte alle perdite, si era indebitato con amici e colleghi, come emerso da questa indagine e dallo stralcio passato alla procura di Milano). L’ipotesi d’accusa sarebbe stata confermata già tre mesi dopo, con un blitz nella sala scommesse di Trofarello.

La Eurobet sarebbe stata il centro nevralgico del gruppo criminale: i due gestori, 40 e 36 anni, erano i “master” mentre i mediatori venivano definiti “personal joker”. L’organizzazione aveva una struttura a piramide, che creava e gestiva piattaforme come “betart.bet”, “specialbet.bet” e “crazybet”. Dove i membri della banda riuscivano a gestire puntate e profitti milionari, aprendo linee di credito e fidi per anticipare i soldi a chi voleva scommettere anche 20mila euro per volta.

E, per comunicare fra loro, usavano chat criptate, nickname e sistemi di cifratura avanzati per garantire la segretezza delle conversazioni e non farsi rintracciare dagli investigatori. A confermare tutto questo, ci sono le dichiarazioni di Fagioli, e di Nicolò Pirlo, figlio di Andrea, campione di Juve, Milan e Nazionale (non indagati in questo filone). Il resto lo hanno fatto intercettazioni, appostamenti e pedinamenti, oltre al contenuto di smartphone e computer sequestrati. Squadra mobile e Sisco hanno poi seguito le varie transazioni, trovando ricariche con carte prepagate e movimenti verso conti esteri aperti appositamente. Salvo poi rientrare in Italia per essere reimmessi in circuiti solo in apparenza legali.

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