Castro: «Il Bologna non ha paura e io odio perdere. A Spalletti e all’Al-Hilal ho detto no perché…» | OneFootball

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·11 October 2025

Castro: «Il Bologna non ha paura e io odio perdere. A Spalletti e all’Al-Hilal ho detto no perché…»

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Castro: «Il Bologna non ha paura e io odio perdere. A Spalletti e all’Al-Hilal ho detto no perché…». Le parole dell’attaccante argentino

Santiago Castro è un mix esplosivo di gioventù, talento e una determinazione che non conosce mezze misure. A La Gazzetta dello Sport racconta la voglia di un’altra stagione ricca di soddisfazioni, come l’ultima conclusa con la vittoria della Coppa Italia.

OBIETTIVO: UN ALTRO GIRO SUL BUS SCOPERTO – «Assolutamente sì. È troppo bello. Io amo vincere, con questa squadra si può fare ancora. Pensi che odio perdere anche solo a carte. In Argentina giochiamo al “Truco”: delle lotte… Ora meno, penso a migliorarmi sul campo, a fare gol e i movimenti giusti. Sono ancora piccolo ma quando ero ancora più piccolo ero terribile: avevo 4-5 anni e andavo a giocare la sera coi bimbi di 7-8. E andavo dritto, deciso, litigavo….».


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SOULÉ E LA NAZIONALE – «Conosco bene Mati e anche la sua famiglia. Ragazzo d’oro, giocatore forte, ma mi fermo qui: saprà bene lui cosa sia giusto scegliere»

IL SUO NO ALL’ITALIA – «Spalletti fu molto gentile, mi disse che un giocatore come me sarebbe stato utilissimo per la sua Italia. Gli risposi così: Mister, grazie per aver pensato a me e per i complimenti. So bene che l’Italia è una grande nazionale, con storia e forza, ma il mio cuore è nell’Argentina. Solo lì».

L’INFORTUNIO PRIMA DELLA COPPA ITALIA – «In allenamento un compagno infila il piede fra me e il pallone, colpisco lui: i legamenti del piede coinvolti, edema osseo, il mio piede era rosso e viola, non riuscivo a camminare. Ha ragione Italiano quando dice che gli ultimi mesi li ho giocati su un piede solo. E ho avuto paura di non giocare la finale di Coppa Italia, ma l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta. Un solo flash del 14 maggio? Pallone lungo calciato dal Milan e io che dentro di me dico ‘Fischia, dai fischia!’. Ecco: quando l’arbitro ha fischiato è diventato tutto vero. Lì»

IL BOLOGNA – «Qui è una famiglia nella quale si sta bene, c’è un gruppo che sa quello che vuole, che si aiuta. Sa perché non abbiamo paura? Perché abbiamo maturato, tutti assieme, la forza di chi – unito – fa il calcio che gli piace, contro tutto e tutti. Anche quando le cose iniziano nella maniera sbagliata come accaduto quest’anno. Italiano? Mi ha migliorato moltissimo: mi ha fatto capire il gioco di squadra, i movimenti, l’attacco all’area, tante cose. La gamba sta tornando, la ferocia non manca, la voglia di vincere è sempre lì».

LUCIO DALLA – «La canto spesso, “Caro amico ti scrivo” di Lucio Dalla. Ma anche “Poetica” di Cremonini, la canzone che si sente quando vinciamo. Il Dall’Ara è magico. Sappiamo che in casa abbiamo dei numeri clamorosi, strepitosi, c’è un feeling con la gente che è roba da vedere oltre che da vivere. Adesso dobbiamo cominciare nuovamente ad affrontare le trasferte per bene. Ma sì, stiamo tornando quelli di un anno fa»

IL PARAGONE CON LAUTARO – «Parliamo di paragoni con un grandissimo giocatore, è solo un onore. Li ho ascoltati, accettati ma io voglio essere io».

L’AL HILAL LO VOLEVA – «Sì, mi hanno chiamato. È vero. Ma ho voluto restare qui per completare la mia crescita e perché è da qui che voglio tornare in Nazionale e magari rivivere quello che è il mio sogno: il Mondiale».

ALTRI CLUB – «Ho sempre pensato al Bologna. Contento di poterlo fare. In questo Bologna ci si diverte giocando a calcio. E quando ti diverti le cose vengono meglio».

IMMOBILE – «La pressione mi piace ed è un privilegio. Io e lui parliamo tanto, è un top, mi aiuta e mi insegna. Tradotto: è uno stimolo».

I NUOCI ARRIVATI – «Berna, come Ciro, mi aiuta: dentro e fuori dall’area. Rowe mi insegna l’inglese, giocare contro Vitik ed Heggem è un bel test e Zortea mi consiglia nel recupero delle energie fuori dal campo».

DOMINGUEZ – «Lui fa le cose per bene. Aspettate, aspettate…»

IL GOL DEI SOGNI – «In rovesciata l’ho fatto nel Velez, di tacco col Genoa. Quindi? Va benissimo anche che mi rimbalzi in faccia: ma che vada dentro mentre vesto la maglia dell’Argentina».

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