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·12 November 2024
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L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si è soffermata su Alessandro Buongiorno, difensore del Napoli.
La partita perfetta di Alessandro Buongiorno a San Siro contro l’Inter è introdotta da un incredibile intervento in area su Pavard, innescato da Dumfries e lanciato a sei-sette metri da gloria verso Meret. Il francese aveva caricato il tiro in corsa e assaporava già il gusto della gloria, ma all’improvviso è piovuto un meteorite tra capo, collo, ginocchia, piede e pallone: Buongiorno legge l’azione correndo verso la sua area e appena si rende conto del pericolo accelera, cambia passo, taglia in diagonale verso l’avversario e lo mura, letteralmente, spegnendo la conclusione con un intervento impeccabile, miracoloso e soprattutto pulito. Con il piede sinistro: il suo amuleto. Pavard è travolto dal ciclone e cade in area, ma nessuno protesta: il rischio calcolato che soltanto un grande, coraggioso e sicuro difensore sa correre innesca ammirazione e applausi.
Sembrava Fabio Cannavaro al Mondiale 2006, sembrava Kim o Koulibaly. E invece è Buongiorno: il presente e il futuro che ha permesso al passato di godersi i ricordi. Il miglior acquisto dell’ottima campagna di Manna, un centrale dominante per strapotere fisico, esplosività, continuità, precisione, letture: a San Siro, innanzitutto contro Thuram, ha vinto il cento percento dei duelli. Per terra: 7 su 7. E per aria: 4 su 4. E ancora: 6 possessi guadagnati, 3 contrasti vinti su 3, 3 intercetti, 4 respinte difensive. Per finire: 75 palloni toccati, come nessuno nel Napoli. E neanche un fallo commesso. Straripante. Perfetto. Con i complimenti di Spalletti: lo ha ritrovato in Nazionale.
Acquistato dal Torino in estate a 35 milioni più 3 di bonus, Buongiorno è stato il colpo più ricco e a questo punto prestigioso del mercato estivo: per rendimento, età (ha 25 anni), prospettiva. Per i margini di miglioramento e la leadership che ogni volta esprime sempre di più, senza distinzione dal Maradona a San Siro, Inter e Milan, la Juve allo Stadium. Non conta chi, come, quando: conta Buongiorno, lui sopra tutti. Con la sistematica e invidiabile costanza su cui fonda ogni benedetto giorno di lavoro: è fuori discussione che abbia doti di natura – dal tempismo e il fisico, al senso dell’anticipo -, ma le doti vanno affinate e le conoscenze tattiche migliorate con l’applicazione e lo studio. Buongiorno ha fame, ambizione, il microchip dei professionisti da medaglia d’oro e metodo. Del resto, è uno studente universitario: laurea in Economia Aziendale già in tasca ai tempi del Torino e ora la magistrale in Management dello sport.
Il ds Manna è riuscito a strapparlo a una concorrenza importante: la Juve e l’Inter, innanzitutto. Ma soprattutto insieme con De Laurentiis ha creduto ciecamente in lui: fiducia totale nella consacrazione, nell’esplosione definitiva dopo ottime annate al Toro, casa sua (nel 2023, pur di restare, rifiutò l’Atalanta futura Dea d’Europa League). Un investimento estremamente oneroso studiato e confezionato ancor prima della certezza di avere Conte in panchina. Poi, con il signor Antonio in squadra, decisivo fu un incontro casuale a Torino, in un locale, prima di partire per l’Europeo: è stato Buongiorno in persona a raccontare di quanta carica gli abbia trasmesso il suo allenatore. Prima ancora di diventarlo. Un patto onorato da 11 partite di campionato senza mai fermarsi: ha saltato la prima con il Verona per infortunio e poi s’è sistemato nel cuore della difesa del Napoli dall’inizio alla fine. A quattro o a cinque, cosa importa? Comanda Buongiorno. Come un kaiser.
Carlo Gioia
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