Calcio e Finanza
·23 August 2025
Diritti tv, prezzi degli abbonamenti e mercato: la Serie A riparte nelle retrovie in Europa

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·23 August 2025
Nonostante gli stadi vetusti e i non pochi problemi all’interno del movimento calcistico nazionale, il campionato di Serie A, che inizia questa sera la sua edizione 25/26, si conferma la grande passione degli italiani. Secondo la ricerca Sponsor Value, realizzata dalle società specializzate StageUp e Ipsos, sono 25,5 milioni i tifosi delle squadre di calcio di Serie A nel nostro Paese. Un dato che testimonia ancora una volta la vicinanza degli appassionati verso la nostra categoria più importante, con la Juventus che si conferma la squadra più amata (7,8 milioni di tifosi per i bianconeri) seguita dall’Inter con quasi 4,2 milioni di sostenitori (per l’intera classifica si consiglia di leggere l’articolo pubblicato da questa testata nello specifico).
Sempre in questo studio si nota inoltre come ai nastri di partenza della stagione 2025/26, i tifosi dei club di Serie A rappresentino l’87% dei 29,3 milioni interessati complessivamente al campionato. Un numero che se da un lato palesa una crescita del 4,7% rispetto al giugno 2022, quando gli appassionati erano poco più di 28 milioni, dall’altro mantiene una sostanziale stabilità negli ultimi due anni e resta inferiore rispetto al 2019. Infatti, nell’annata pre-Covid-19 gli interessati alla Serie A erano quasi 30,4 milioni. Dati in chiaroscuro insomma che, non va nascosto, non sono mai un buon segno per un comparto industriale come è ormai il calcio visti i numeri economici che muove. Inoltre anche la fruizione del massimo campionato appare invariata rispetto alla stagione precedente, con quasi 13,3 milioni di tifosi che dice di seguire regolarmente la Serie A.
E’ormai innegabile d’altronde che il calcio italiano non stia vivendo più quel ventennio d’oro iniziato più o meno a metà degli anni ottanta, sull’onda lunga del trionfo nel Mondiale 1982, e terminato nei primi anni del nuovo secolo quando l’emergere prima della Premier League inglese e poi della Liga spagnola lo hanno relegato nelle posizioni di second’ordine. Una verità che emerge non solo dai grandi nomi che giocano Oltremanica e nel Paese iberico (Salah, Lewandowski, Mbappé, Yamal, Haaland per citarne alcuni). A volte alcuni di questi giungono in Italia solo dopo aver dato il meglio altrove (è il caso per esempio di De Bruyne e di Modric) ma anche da due fatti numerici incontrovertibili.
Il primo è il dato sugli incassi da diritti televisivi. Confrontando i ricavi dei top 5 campionati europei, la Serie A si posiziona alle spalle di Premier League, Liga spagnola e Bundesliga. Il massimo campionato inglese ha distribuito ai club circa 3,3 miliardi di euro, più del 50% derivante dai diritti esteri. La Liga supera gli 1,3 miliardi di euro distribuiti, con una quota importante dalla vendita del prodotto all’estero, mentre la Bundesliga – con un torneo a 18 squadre – si ferma a poco meno di 1,1 miliardi di euro e una quota di ricavi dall’esterno nell’ordine del 15%. La Serie A è quarta, con 900 milioni di euro distribuiti ai club cifra già depurata del valore del paracadute e dei versamenti in mutualità alle leghe inferiori, secondo le stime di Calcio e Finanza. DAZN e Sky hanno versano rispettivamente 700 e 200 milioni a stagione per il ciclo 2024-2029, mentre la parte restante arriva dall’estero e ai attesta tra i 220 e i 250 milioni di euro annui. Chiude su questo fronte la Ligue 1, torneo che sta vivendo grandi difficoltà negli ultimi anni e che, dopo il fallimento di Mediapro e la risoluzione del contratto con DAZN, è ripartita con il canale di Lega, che ha raggiunto ad ora circa 600mila iscritti. I club francesi prevedono un forte ribasso dei ricavi da diritti tv, ma saranno i bilanci a parlare a fine stagione.
Il secondo elemento emerge invece dall’inchiesta di Calcio e Finanza su quanto costa il calcio in televisione nei principali Paesi europei. Analisi che nei fatti ha vidimato la posizione di secondo piano del massimo campionato italiano nei confronti sia di quello inglese sia di quello spagnolo. Nello specifico, se è evidente che le offerte dei vari emittenti non significano in sé per sé nulla circa il grado di competitività di un campionato, è però anche vero che le tariffe dei broadcaster sono necessariamente volte a recuperare, se non guadagnare con ampi margini, il denaro investito da quelle stesse aziende per i diritti del calcio in tv. Le tariffe insomma devono passare l’esame del mercato e per poter avere esito soddisfacente in termini economici devono tenere conto di numerose variabili, dando quindi un segnale concreto di quanto la gente sia disposta a spendere per vedere un campionato.
In questo quadro va notato come dalla nostra indagine sia emerso come l’Italia e la Francia siano i Paesi in cui a livello assoluto gli abbonamenti per seguire il calcio in televisione costano meno tra quelli che ospitano i top cinque campionati continentali. Tuttavia, considerando il rapporto con gli stipendi medi (dati Eurostat per tutti i Paesi UE, di Gov.uk per l’Inghilterra) la situazione porta l’Italia al terzo posto per quanto concerne l’impatto del prezzo sul salario medio.
A conferma (dopo l’opinione degli appassionati e gli incassi da diritti tv) che Premier League inglese e Liga spagnola sono considerati campionati superiori al nostro anche da quelle aziende che devono guadagnare da questo business, e quindi prezzare nel giusto modo le offerte per tentare di ottenervi un utile.
Nel dettaglio la situazione è la seguente: E il quadro per l’Italia non cambia aggiungendo anche il prezzo della fibra in modo da fornire un paragone equo con la Spagna (i dati considerano l’offerta più economica a disposizione): In questo caso, l’Italia mette a disposizione il secondo costo più basso a livello assoluto, dietro la Francia, ma considerando il rapporto con gli stipendi medi la posizione occupata è la terza in classifica sempre dietro Spagna e Inghilterra.
In questo contesto non sorprende che nonostante si sia ormai all’inizio del campionato le rose delle nostre grandi squadre appaiono ben lungi dall’essere completate. Anzi per numerose di esse il vero mercato deve ancora quasi cominciare a conferma delle parole di Giorgio Chiellini, Director of Football Strategy della Juventus che a inizio della campagna trasferimenti spiegò: «Poi girano pochi soldi, a tutti i livelli, A, B e C, ci sono problemi a vendere, perché nessuno può spendere. I problemi li ha la Juve come qualsiasi altro club, così alla fine si fa tutto gli ultimi 15 giorni di agosto. Chi ha i soldi compra in anticipo, gli altri all’ultimo giro, quello dei saldi».
Insomma, se i grandi club inglesi soprattutto e anche spagnoli (Barcellona a parte) che hanno i soldi iniziano il proprio campionato con le rose quasi al completo, quelli italiani devono ancora quasi entrare nella fase cruciale delle negoziazioni. Proprio perché manca la liquidità nelle casse sociali.
Unica eccezione è il Napoli, che in virtù della sua forza patrimoniale, non solo ha potuto consegnare ad Antonio Conte una squadra quasi pronta per l’inizio del campionato ma sembra anche disposto a tornare sul mercato per sopperire all’assenza di Lukaku infortunatosi nelle amichevoli precampionato.
Nello specifico delle altre squadre, invece, l’Inter dopo aver concluso l’acquisto di cinque giocatori a titolo definitivo – Luis Henrique, Zalewski (poi ceduto all’Atalanta), Sucic, Bonny e Diouf – è entrata in una sorta di limbo prima tentando l’operazione Lookman e poi quella Koné per poi acquistare il centrocampista francese del Lens. Però a due settimane dalla conclusione del mercato deve ancora piazzare colpi importanti per soddisfare i desiderata di Chivu.
Il Milan, che dovrà affrontare una stagione senza i proventi delle coppe europee, ha sinora svolto una campagna trasferimenti volta a incassare enormi plusvalenze tramite le cessioni di Theo Hernandez, Tijjani Rejinders, Malick Thiaw e Noah Okafor. Però nonostante l’acquisto tra gli altri di Modric, Jashari, Estupinan e De Winter (e quello probabile di Boniface, in attesa del via libera definitivo dopo i test fisici e medici), il club rossonero sembra essere ancora fragile in difesa e negli ultimi giorni di mercato potrebbe decidere di operare ancora in entrata (con un occhio rivolto alla situazione Vlahovic).
La Juventus dal canto suo, malgrado il tesseramento di Joao Mario e di Francisco Conceiçao dal Porto, il riscatto di Pierre Kalulu dal Milan e l’ingaggio di Jonathan David, arrivato a parametro zero dopo l’esperienza con il Lille, deve ancora sciogliere importanti nodi all’interno del proprio parco calciatori. E il quadro non è molto diverso in casa Roma, Atalanta e Fiorentina, non dimenticando infine che la Lazio non ha operato perché ha il mercato bloccato per la questione dell’indice di liquidità.
Quel che si può dire invece e che tutte le società, per quanto alle prese con problemi diversi, stanno agendo sul mercato in maniera oculata sul fronte del bilancio. Una prassi in vigore ormai da tempo nel calcio italiano che giustamente ha capito come i tempi siano cambiati dalle ere dei patron targate Moratti e Berlusconi. Però è anche giusto domandarsi sino a quando questo dimagrimento potrà proseguire prima di poter pensare di alzare nuovamente la testa e avere ancora ambizioni di grandezza.
Nello specifico, secondo quando calcolato dalla nostra testata, le operazioni in entrata dell’Inter, tra ammortamenti dei calciatori acquistati a titolo definitivo e stipendi lordi, dovrebbero tradursi finora in maggiori costi per circa 33,2 milioni, compreso l’acquisto del centrocampista Diouf.
Invece le operazioni in uscita, e il prestito di Valentin Carboni, dovrebbero avere un impatto positivo per circa 57,4 milioni sul bilancio 25/26.
Tra entrate e uscite, dunque, l’impatto sul bilancio 2025/26 del calciomercato sinora dovrebbe tradursi secondo le stime in un impatto positivo per circa 24,2 milioni.
Per Juventus l’operazione in entrata più onerosa riguarda l’acquisto di Jonathan David, che impatta per 13,6 milioni. Tra gli acquisti a titolo definitivo segue Joao Mario, che impatta per poco meno di 6 milioni.
Queste cifre tra ammortamenti dei calciatori acquistati a titolo definitivo e stipendi lordi, dovrebbero tradursi in maggiori costi per circa 45,4 milioni. Tra le operazioni in uscita, quella con il valore di cessione maggiore è il trasferimento a titolo definitivo di Weah al Marsiglia. Complessivamente, non sono mancate sia le plusvalenze (con cifre per un totale di poco meno di 21 milioni) sia la conclusione di contratti come quello di De Sciglio e la fine dei prestiti di Renato Veiga e Kolo Muani, quest’ultimo solo momentaneo all’apparenza. Inoltre, è stato ceduto in prestito con obbligo di riscatto il brasiliano Douglas Luiz, tornato in Premier League.
Nella tabella sono stati riportati anche due calciatori che non sono più nella rosa della Juventus da tempo: Pellegrini e Rovella. Entrambi alla Lazio, il loro riscatto è avvenuto dopo un prestito biennale e dal nuovo esercizio la Juventus non avrà più tra i costi il loro ammortamento.
Le operazioni in uscita dovrebbero avere un impatto positivo per circa 61 milioni per il bilancio 2025/26. Tra entrate e uscite, dunque, l’impatto sul bilancio 2025/26 del calciomercato finora concluso dovrebbe tradursi secondo le stime in un impatto positivo per 15,6 milioni.
Il Milan ha comprato sinora il portiere Pietro Terracciano, i difensori Esupinan, De Winter e Athekame e i centrocampisti Jashari e Ricci. Inoltre, sarà ufficiale a breve l’acquisto (seppur in prestito) dell’attaccante Victor Boniface, anche se per quest’ultimo manca l’ufficialità visto che bisognerà aspettare il via libera definitivo dopo la conclusione dei test fisici previsti dal Milan stesso dopo le visite mediche di rito. È poi arrivato a parametro zero Modric. In particolare le operazioni in entrata, tra ammortamenti dei calciatori acquistati a titolo definitivo e stipendi lordi, dovrebbero tradursi sinora in maggiori costi per circa 68 milioni.
Tra le operazioni in uscita vanno segnalate le cessioni di Sportiello, Emerson Royal, Theo Hernandez, Thiaw, Okafor e Pobega con incassi per complessivi 97,3 milioni e plusvalenze per 72 milioni circa. Le plusvalenze derivanti da altre cessioni importanti – quali Kalulu e Reijnders – impattano sul bilancio chiuso al 30 giugno 2025, quindi si conta solo il risparmio di ammortamento e stipendio nel 2025/26. Tra i giocatori in uscita sono considerati anche la conclusione dei contratti di Vasquez (risoluzione), Florenzi e Jovic. A questi si aggiunge la conclusione di tutti i prestiti della stagione passata, (Filippo Terracciano, Bondo e Zeroli, Sottil, Walker, Abraham e Joao Felix) che pesavano per complessivi 25 milioni. Queste operazioni in uscita dovrebbero avere un impatto positivo per circa 150 milioni di euro sul bilancio.
A questa cifra ci si arriva sommando le plus/minusvalenze realizzate, l’incasso dai prestiti, il risparmio di ammortamento (nel caso dei giocatori ceduti a titolo definitivo) e il risparmio sull’ingaggio lordo per i giocatori usciti dalla rosa rossonera rispetto alla stagione 2024/25. Tra entrate e uscite, dunque, l’impatto sul bilancio 2025/26 del calciomercato finora dovrebbe tradursi in un effetto positivo per 82,3 milioni.
Il Napoli ha sinora chiuso sette operazioni in entrata con gli acquisti di Milinkovic-Savic, Beukema, Gutierrez, Marianucci, De Buyne, Lang e Lucca. Inoltre la società ha realizzato diverse operazioni in uscita a titolo definitivo, con le cessioni di Caprile e Natan (le cui plusvalenze ricadono però sui conti al 30 giugno 2025), quelle di Osimhen, Raspadori e Simeone oltre alla conclusione dei prestiti di Scuffet, Billing e Okafor e le cessioni a titolo temporaneo di Rafa Marin, Cajuste, Folorunsho, Lindstrom, Ngonge e Zerbin.
Queste cifre, tra ammortamenti dei calciatori acquistati a titolo definitivo e stipendi lordi, dovrebbero tradursi fino ad ora in maggiori costi per circa 94,4 milioni.
Tra le operazioni in uscita, quella che ha fatto registrare il valore di cessione maggiore è il trasferimento a titolo definitivo di Osimhen al Galatasaray. Non sono mancate sia le plusvalenze (con cifre per un totale di circa 94 milioni) sia la conclusione di alcuni prestiti. Inoltre, un risparmio di quasi 11 milioni deriva dalle cessioni a titolo temporaneo di calciatori fuori dai piani.
Le operazioni in uscita dovrebbero avere un impatto positivo per circa 132,9 milioni di euro per il bilancio 2025/26. A questa cifra ci si arriva sommando le plusvalenze/minusvalenze realizzate, il risparmio di ammortamento (nel caso dei giocatori ceduti a titolo definitivo) e il risparmio sull’ingaggio lordo per i giocatori usciti dalla rosa partenopea rispetto alla stagione 2024/25.
Tra entrate e uscite, dunque, l’impatto sul bilancio 2025/26 del calciomercato finora concluso dovrebbe tradursi secondo le stime in un impatto positivo per circa 38,5 milioni.
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