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·13 June 2025
ESCLUSIVA PSB – Pescara in Serie B, Pizzigoni: “Baldini l’unico a crederci dall’inizio alla fine, ora serve chiarezza”

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·13 June 2025
La libertà è l’assenza di compromessi, nel calcio, generano un’inimmaginabile reazione opposta: il confinamento in un perimetro scomodo, dove la solitudine è una possibilità, i riconoscimenti sono rarissimi, la compagnia è scarna (ma sacra). Ecco, Silvio Baldini non ha mai temuto la tempesta. Scomodo per tanti, necessario per pochi. È in questo piccolo percentile che, però, il suo valore viene esaltato come sarà fatto in questa sede. Uomo, prima che allenatore, autore di un vadevecum su come il calcio (e non solo) andrebbe vissuto e rispettato, pur essendo spesso stato lanciato su un indesiderato ring popolato da prevenuti detrattori imbevuti di rancorosi pregiudizi. Lui, che è una persona da e di cose semplici, non ha mai temuto la tempesta. Il tempo, si sa, delle volte si ricorda di essere galantuomo, ed è per questo che trionfi come quello ottenuto con il Pescara, riportato in Serie B dopo una stagione che è stata carburante per l’esistenza più che una mera sommatoria di partite, hanno l’inebriante sapore della giustizia. Carlo Pizzigoni, giornalista e scrittore con eguali meriti, seguito e onorificenze, Silvio Baldini lo conosce tanto, bene e profondamente, ed è lui che – intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni – ce ne ha fornito un ritratto sociologico prima che calcistico.
Il capolavoro è stato portato a termine. La narrazione della stagione del Pescara è una mescolanza di lavoro e magia, che probabilmente sarebbe banale e sbagliato scindere. È l’ennesima lode della carriera di un allenatore in grado di far fiorire letteratura calcistica.
“Ora è molto facile trovare le parole. Parliamo di una squadra non partita da favorita, anzi, ma che è riuscita ad approdare in Serie B in maniera totalmente insperata. Un percorso complicato, dove l’unico che ci ha creduto dall’inizio fino alla fine è stato proprio Silvio Baldini. La cosa che mi sento maggiormente di sottolineare è che la volontà di far rinascere il Pescara è arrivata da chi viene da lontano e ha trovato, al suo arrivo, una situazione deficitaria. Non era facile iniettare entusiasmo nell’ambiente, sin da subito ci sono stati scossoni come l’addio del direttore sportivo e di diversi giocatori. Ciononostante la partenza è stata al fulmicotone, e per tanto tempo la squadra è riuscita a gestire il primo posto. Successivamente c’è stata un’inevitabile fase di calo, ma Baldini ha affrontato anche questo: alcuni tifosi si sono rivelati celeri nel puntare il dito durante quel periodo, e non è un caso che lui subito dopo la promozione abbia sottolineato come il fatto di essere andato sotto la curva sia stata una richiesta pervenutagli e che lui per educazione ha esaudito. Questo fa ulteriormente pensare come lui sia stato realmente l’unico ad averci sempre creduto. Qualcuno in società ha probabilmente traballato, e qui possiamo leggere il riferimento di Silvio ai consiglieri che sembrerebbero aver detto al presidente Sebastiani di cambiare in corso d’opera. La rinascita del Pescara, a mio avviso, è dovuta all’allenatore, unico elemento fondamentale di questa promozione”.
Quanto è imponente la bontà d’animo di chi, appena andato in Serie B, sostiene che l’avversario si sia dimostrato più forte e dedica il successo agli allenatori esonerati?
“Il messaggio è molto chiaro. Baldini non è cambiato, ma sono cambiate le valutazioni nei suoi riguardi. Se non fosse arrivata la promozione, si parlerebbe in una maniera differente, tanti avrebbero ridotto il tutto a vacue chiacchiere per poi sottolineare la permanenza in C del Pescara. Quando lui dice che non gli interessa della Serie B, in verità sta consegnando un concetto decisamente più ampio: il focus è aver fatto in modo che i ragazzi potessero tirare tutto fuori, così da essere in grado di arrivare al sogno, nonostante in tanti non ci credessero. Il percorso ha portato il Pescara in Serie B. È un po’ quello che successe durante quella magica stagione del Palermo, dove dopo la promozione disse di risultare indifferente rispetto al risultato magistrale appena ottenuto. Percepisco molta coerenza in quello che ha detto, nella dedica e nelle parole verso la Ternana: è abbastanza chiaro che la squadra migliore sia stata quella rossoverde, ma c’è stato qualcosa che è andato oltre, ovvero la magia che in qualche modo ha prodotto la promozione, tra l’altro ai calci di rigore. Silvio è stato puro e coerente fino alla fine, risultando chiaro e giusto con tutti”.
Roberto De Zerbi, ospite di Alessandro Cattelan, si è dichiarato dispiaciuto e infastidito per le etichette affibbiategli. Trovo nette analogie con Baldini: perché determinate persone attirano antipatie per il solo fatto di essere integri?
“Perché sono libere. Questa cosa fa molta paura. Sono uomini differenti rispetto a ciò che popola oggi il mondo. Roberto, che è un grande ammiratore di Silvio, è andato fuori dall’Italia, dunque ha cercato di staccarsi un po’ da questa centrifuga, ma determinate cose gli sono state stampate addosso per motivazioni che, probabilmente, hanno travalicato i confini del dibattito. Silvio ha attraversato in lungo e in largo il calcio italiano, è stato decisamente dentro tali dinamiche ed è stato chiamato a convivere con determinate etichette. Un punto, tra i tanti che potremmo toccare, è la miope semplificazione, di cui ha tra l’altro parlato proprio De Zerbi: è una cosa che, onestamente, mi lascia costantemente e spiacevolmente perplesso. È ovvio che tutti giochino per il risultato, ma la differenza la fa il ‘come’. Dovrebbe sempre esserci quest’ulteriore domanda. Nessuno gioca unicamente per giocare, vincere è l’obiettivo comune, ma in Italia – come dice sempre Silvio – c’è tanta ipocrisia, si fanno battaglie per partito preso e si portano avanti grigiori senza senso. C’è una cosa alla quale tengo: non penso che questi siano discorsi calcistici, ma sono invece legati a persone che approfittano dei benefici derivanti dalla miopia applicata alla comunicazione e che, al contempo, osteggiano chi ha valori totalmente differenti”.
La storia di Baldini è nota, tanto nel calcio quanto fuori. Una vita, la sua, che ha necessitato della costruzione di viadotti e di tanta resilienza. Per dire ciò basta ascoltare e documentarsi, così da comprendere il valore delle sue parole e assorbirne ancora di più il significato. L’introduzione è stata corposa, la domanda sarà banale: perché c’è chi rifiuta quest’esercizio?
“Alla gente non interessa, si preferisce la superficialità. In questo, secondo me, c’è tanta responsabilità da addossare alla comunicazione. La stampa si culla eccessivamente su quest’approssimazione. Leggendo ciò che veniva offerto un tempo, le cose sono precipitate. Si scrive e si parla peggio, ma è un tema che non riguarda unicamente il calcio. Vado oltre: il dibattito è sempre meno concentrato sul calcio, nel nostro caso, per lasciare spazio ai reiterati attacchi nei confronti di persone come Silvio. La sua chiarezza è evidente, non bada alla forma ma alla sostanza delle cose, eppure non c’è la volontà di capire lui e il suo modo di porsi. Ho visto, tra l’altro, che anche la Gialappa’s recentemente ha deriso queste cose, e il motivo è il leitmotiv della nostra conversazione: non c’è il desiderio di comprendere. La malafede sul tema è tangibile, ma così facendo non si va lontani nel dibattito”.
Conclusione anche in questo caso lacunosa di originalità: cosa auspichi per lui e per il Pescara, dato che la conferma della permanenza non è ancora arrivata?
“È ovvio che sarebbe bello vivere un’altra stagione di questo tipo, ma la Serie B è un campionato diverso. Bisogna essere, ancora una volta, onesti: se è vero che l’intenzione è quella di trattenere Silvio a tutti i costi, allora la diretta conseguenza deve essere l’adeguamento della squadra. Non si possono sempre chiedere i miracoli. Pescara sarà sempre grata a Silvio, ciò che ha dimostrato rimarrà indelebile. Spero che non ci si accontenti della sua capacità di costruire imprese. Per affrontare la cadetteria serve un altro tipo di rosa, da edificare di concerto con l’allenatore. L’auspicio è che si vada insieme per tanto tempo, ma da entrambe le parti, ergo non solo da Silvio, su cui non ci sono dubbi, servirà chiarezza. Lui ha detto a più riprese che parlerà con la moglie Paola e in generale con la famiglia, per poi decidere cosa fare. Se sarà convinto, da parte sua sono sicuro che ci sarà totale apertura, ma la palla poi passerà al Pescara. Spero che gli sia data fiducia con i fatti, non con le parole”.