Esonero Tudor: l’ex tecnico è ancora a Torino, scatta la foto con i tifosi prima di cenare in famiglia. Il racconto | OneFootball

Esonero Tudor, l’ex tecnico è ancora a Torino: tutti gli aggiornamenti sulla giornata vissuta dall’allenatore

La Juventus volta pagina, ma Igor Tudor resta a Torino, almeno per il momento. A poche ore dall’esonero, arrivato al culmine di una striscia disastrosa di otto partite senza vittorie (tre sconfitte di fila) e con la panchina affidata al traghettatore Massimo Brambilla, il tecnico croato ha vissuto una giornata all’insegna della tranquillità, divisa tra l’affetto dei tifosi e la famiglia.

Mentre la dirigenza bianconera, guidata da Damien Comolli, è in trattativa serrata per chiudere l’accordo con Luciano Spalletti (che sarà il suo successore, con firma attesa in giornata), l’ormai ex allenatore bianconero ha approfittato della sua ritrovata libertà. Come riportato da La Gazzetta dello Sport, Tudor è stato avvistato nel centro di Torino martedì sera, a poche ore dal comunicato ufficiale che ha sancito il suo addio al club.

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Esonero Tudor, a cena da “Casa Fiore

Il tecnico croato, nonostante i risultati deludenti e la crisi che ha attanagliato la squadra, sembra aver conservato un buon rapporto con i tifosi, come dimostrato dalla sua disponibilità. Tudor si è concesso a foto e autografi con i sostenitori bianconeri incontrati per strada, mostrando un lato umano che spesso era mancato nelle tese conferenze stampa della vigilia.

La serata si è conclusa con una cena in famiglia. La scelta del ristorante è, se possibile, un ulteriore elemento di “amarcord” juventino: Tudor ha cenato a “Casa Fiore”, uno dei ristoranti preferiti da Cristiano Ronaldo ai tempi in cui il fuoriclasse portoghese militava nelle fila della Vecchia Signora.

Un momento di relax e serenità per l’allenatore croato, che chiude un capitolo breve e intenso della sua carriera. Il club lo ha ringraziato per la “professionalità e la dedizione”, e ora Tudor può godersi la sua buonuscita e un periodo di riposo, lontano dalle pressioni di una panchina che, nel calcio italiano, non perdona.

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