Fabregas Inter, il tecnico raffredda la pista nerazzurra: «Sto molto bene a Como, serve un processo di crescita» | OneFootball

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Inter News 24

·4 June 2025

Fabregas Inter, il tecnico raffredda la pista nerazzurra: «Sto molto bene a Como, serve un processo di crescita»

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Fabregas Inter, le parole del tecnico spagnolo raffreddano la pista nerazzurra: le sue dichiarazioni in un convegno a Londra

Le ultime dichiarazioni di Cesc Fabregas sembrerebbero aver chiuso definitivamente la porta all’Inter. Lungo il corso di un convegno a Londra – dove è presente anche il DS nerazzurro Piero Ausilio – lo spagnolo ha raccontato la sua esperienza a Como, sottolineando quanto si trovi bene nel club lombardo. Di seguito le sue dichiarazioni riportate da Repubblica.

PROGETTO COMO – «Ho iniziato con questo club perché pensavo a un progetto a lungo termine. Non voglio finire la mia carriera in un club dove c’è un progetto per uno o due anni, e poi termina tutto. Credo molto nel progetto a lungo termine del Como, sono arrivato qui da giocatore e sono molto, molto felice perché qui posso lavorare nel modo che voglio. Abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa ambizione. Il presidente mi permette di lavorare come voglio, nel modo in cui vedo le cose. Fortunatamente condividiamo la stessa visione, lo stesso obiettivo, che è arrivare il più in alto possibile. Insieme siamo diventati davvero una buona squadra, in una piccola città, in un piccolo club — perché siamo ancora un piccolo club — ma con grandi, grandissime ambizioni per il futuro».


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PROCESSO DI CRESCITA – «Serve sempre un processo, che a Como puoi fare. Nei top team è molto difficile perché lì i club e i tifosi vogliono vincere subito. Certo, anche io penso a vincere. Ma anche, o forse soprattutto, a come voglio perdere. Non rinuncio mai ai miei principi. Se devo perdere, perdo con la mia idea, con il mio stile, con il mio modello, con le mie convinzioni. Odio — ed è successo — quando ho preso una decisione un po’ più difensiva, che non sentivo mia. Abbiamo perso quella partita, e sono tornato a casa distrutto. Mi sono detto: “Mai più, mai più.” Preferisco perdere 3-0, ma almeno ci abbiamo provato con le nostre idee, con la nostra identità, con chi siamo: Como, 1907. Questo è ciò che conta davvero. Sia chiaro, ho la mentalità di vincere ogni giorno, in ogni sessione di allenamento. Abbiamo una squadra giovanissima, ma sono come spugne, mi seguono, credono nel progetto. All’inizio, la squadra aveva dei limiti rispetto alla mia filosofia e ho dovuto adattarmi. Ma pian piano siamo diventati grandi. Perché bisogna sempre essere i numeri uno. Arrivare secondi non serve».

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