Calcio e Finanza
·30 November 2024
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La corsa per nominare i vertici del calcio italiano è entrata nel vivo, considerando che in vista dell’appuntamento più importante, quello per la designazione del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (fissato per lunedì 3 febbraio), il presidente Gabriele Gravina ha ufficializzato la candidatura per un suo terzo mandato in una lunga intervista a Il Corriere della Sera.
A sostenere il manager abruzzese c’è un ampio consenso tra più componenti del calcio italiano. Tra queste l’Associazione Calciatori, la Lega Pro la Lega Nazionale Dilettanti e per quel che concerne il calcio di vertice una maggioranza della Lega Serie A. Una percentuale di voti potenzialmente a favore che lo stesso Gravina indica nell’82%. «Non ne faccio una questione quantitativa, se la facessi dovrei dire che l’82% vota Gravina e il 18% non si sa. Ma io voglio condividere il percorso con la Lega Serie A come con tutti gli altri», ha spiegato nell’intervista al Corriere della Sera.
In particolare, tra i presidenti del massimo campionato Gravina in questo momento sembra poter contare sull’appoggio di quei club che si sono detti pronti a votare a favore di Ezio Maria Simonelli alla guida della Lega Serie A. E in particolare quindi sono:
Dall’altro lato, invece, anche in contrapposizione alla candidatura di Simonelli:
Questa divisione all’interno dei massimi dirigenti della Serie A ha una duplice valenza in ottica prospettica:
E le due cose, va sottolineato con evidenza, non solo sono legate tra loro, ma potrebbero essere una la conseguenza dell’altra.
Per capirne il motivo bisogna innanzitutto comprendere il meccanismo complesso e arzigogolato della elezione del presidente federale. In primo luogo, va spiegato che per essere candidati alla poltrona di numero uno del calcio italiano è necessario che una componente votante del movimento porti avanti questo nome. Nello specifico la maggioranza di una tra:
Una volta conosciuti i nomi dei papabili, ad eleggere il presidente federale saranno 274 delegati in rappresentanza di queste sei componenti. Essi però voteranno secondo pesi ponderati, ovvero ci sono delegati il cui voto peserà più degli altri. Nel complesso il numero dei voti spettanti ai delegati è 516 voti: i Delegati per le società delle Leghe professionistiche sono i presidenti dei club (20 per la Serie A, 20 per la Serie B, 57 per Lega Pro). Invece i delegati per le società della Lega Nazionale Dilettanti (99), per gli atleti (52) e per i tecnici (26) sono quelli eletti secondo i rispettivi regolamenti.
La suddivisione dei delegati dell’assemblea elettiva che si terrà a febbraio nel particolare è questa:
Le votazioni avranno luogo a scrutinio segreto (pertanto non si possono escludere manovre di palazzo a priori) e il Presidente Federale sarà eletto con la maggioranza assoluta dei voti (50%+1 dei votanti). In presenza di un solo candidato o di due candidati, verranno effettuati sino a tre scrutini per individuare il Presidente eletto. In presenza di più di due candidati, se nessuno all’esito del primo scrutinio risulta eletto, si procede sino a due turni di ballottaggio tra i due candidati che hanno riportato il maggior numero di voti.
In questo quadro chiunque voglia correre contro Gravina deve tenere conto che il manager abruzzese è forte dell’ampio consenso tra più componenti, in particolare Serie B, Lega Pro, calciatori, allenatori e la maggioranza della Serie A, ma non la Lega Dilettanti che potrebbe alla fine scegliere di presentare la candidatura dell’attuale presidente Luigi Abete che viene visto dalla maggioranza dei club di Serie A come soluzione gradita nel caso in cui l’inchiesta penale su Gravina dovesse portare a svolte inaspettate prima del 3 febbraio. Non solo, ma l’eventuale avversario del presidente federale uscente deve necessariamente essere appoggiato da una delle sei categorie votanti di cui sopra. E non a caso l’unico nome alternativo emerso sinora è quello di un uomo super partes quale quello di Alessandro Del Piero.
Il punto però è che questa candidatura deve obbligatoriamente passare dalla Serie A, viste le posizioni in campo da parte delle altre componenti votanti, al momento tra chi spinge per la conferma di Gravina e chi invece non è interessato a presentare Del Piero. Pertanto l’unica speranza per l’ex capitano della Juventus è che la sua candidatura arrivi dalla massima categoria, dove se è vero che allo stato la maggioranza sta con Gravina, è altrettanto vero che da sempre la Serie A è sede di mutamenti e cambi repentini di uno o più club a seconda delle singole necessità.
È proprio questo il piano di Lotito e di chi sta con lui. Non a caso il patron della Lazio già dallo scorso luglio, quando ancora la situazione nei rapporti tra i club di Serie A non si era increspata al punto in cui è ora, continuava a ribadire che per la Federcalcio sarebbe servito un ex calciatore.
Il pressing era talmente assiduo, spiega un top manager di un club, «che a non pochi altri di noi è venuto il sospetto che fosse un modo per poi essere lui stesso una sorta di eminenza grigia». Sia chiaro, spiega sempre il manager, Del Piero non è persona stupida e sa benissimo quali siano gli intrecci dietro i vertici del calcio italiano. Non a caso la prime dichiarazioni che il campione veneto ha dato su questo tema puntano a una unità di intenti. «Nessuna delle componenti della FIGC mi ha chiesto oggi di ricoprire questo ruolo. Se non ti invitano non è che puoi presentarti da solo. Per me la squadra è fondamentale e in questa situazione non è che un uomo o una donna possono cambiare le dinamiche. Deve esserci una squadra e deve esserci uno spirito di squadra per poter arrivare dove si vuole arrivare – le sue parole nei giorni scorsi a Sky -. Quindi per quanto mi riguarda non punto a lavorare contro qualcuno. Tanto più per la FIGC. Io per la Nazionale ho dato l’anima e ho vinto un Mondiale, mettermi a far casino in queste situazioni… Da qui a dire che è no, non è vero. Ma bisogna sedersi a un tavolo con qualcuno che ti vuole a un tavolo e dire ok, parliamone e vediamo, e in quella circostanza capire certe dinamiche. Però non è una cosa così semplice e ad oggi non c’è nulla di concreto».
Nello stesso tempo però a molti pare indubbio che l’ex calciatore non ha una grande esperienza manageriale non avendo mai gestito aziende o club né tantomeno federazioni. E per quanto bravo potrebbe rivelarsi, sarà complicato non dover pagare lo scotto negativo del noviziato e di trovarsi quindi nella necessità di appoggiarsi a qualcuno.
D’altra parte l’idea Del Piero ha qualcosa di geniale in sé. L’ex stella di Juventus e Nazionale è un profilo molto apprezzato tra gli sportivi italiani e non solo. Al punto da suscitare simpatie (o quantomeno non grandi antipatie) anche tra i non juventini. Cosa non semplice per chi ha sempre indossato la maglia bianconera in un mondo in cui nulla è più divisivo della Vecchia Signora.
Non solo, ma cosa più importante, una eventuale candidatura di Del Piero potrebbe veramente sgretolare il fronte pro Gravina in sede di elezione del presidente FIGC. Si prenda per esempio il caso della Juventus, con il club bianconero che potrebbe davvero trovarsi in una posizione di disagio se si presentasse il suo ex capitano. Come potrebbe giustificare una decisione contro una delle sue bandiere storiche agli occhi dei propri tifosi che nella stragrande maggioranza lo vedono come un idolo?
Ma anche molti altri club sarebbero in difficoltà nel prendere posizione contro una vera e propria gloria nazionale.
In tal senso, quindi, lo scontro di potere sulle nomine che andrà in scena in Lega Serie A potrebbe essere decisivo per quello che avverrà in sede FIGC. In quanto chi sarà il nuovo presidente della massima serie potrebbe essere dirimente per capire anche quale direzione si prenderà nello scontro per le elezioni federali. Ma lo scontro potrebbe anche non accendersi del tutto, visto che tra le tre candidature emerse nei giorni scorsi di Carlo Bonomi (ex presidente di Confindustria), Umberto Gandini (presidente della Lega Basket ed ex ad della Roma) ed Ezio Simonelli (commercialista, ex reggente della Serie A, nonché membro dei collegi sindacali di Mediaset e Mondadori), proprio sul nome di quest’ultimo c’è stata convergenza di una larga maggioranza tra le società. Sono infatti 15 i club pronti a votare a favore di Simonelli, tra l’altro uno degli amici di più lunga data di Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza.
In questo quadro non si può non notare come la posizione del presidente in carica Lorenzo Casini, vicino se non vicinissimo a Lotito, si sia complicata negli ultimi mesi. Numerosi club infatti si sono più volte apertamente schierati contro le strategie dell’attuale numero uno. E nemmeno ha aiutato il nuovo incarico di Casini quale rettore della Scuola Imt Alti Studi di Lucca, dato che in molti presidenti lo hanno ritenuto quasi uno sgarbo rispetto all’impegno pieno e costante che Casini si era preso al momento dell’elezione: impegno che però, complice il doppio ruolo, secondo alcuni rischia di venire meno.
E lo scontro si è acceso nelle scorse settimane. Non a caso Casini inizialmente aveva proposto come prima votazione il 3 gennaio, a cui sarebbero seguite altre due assemblee elettive con il rischio di arrivare eccessivamente a ridosso dell’assemblea per eleggere il presidente FIGC (il 3 febbraio). Una cosa possibile anche se non conforme alla prassi che è quella di avere un nuovo presidente di Lega almeno 15 giorni prima dell’assemblea federale. Anche se in realtà non è fondamentale: è già successo in passato che la Lega Serie A si sia presentata all’assemblea elettiva rappresentata dal presidente uscente, che in realtà ha solo un ruolo istituzionale e non ha diritto di voto. Ma, considerando la posizione dei tanti club contro Casini, non è un caso se nella assemblea di Lega del 22 novembre si è arrivati a uno scontro verbale tra lo stesso Casini e vari massimi dirigenti di almeno tre società tra le medie e le medio-alte, che però sono riusciti così ad imporre la data del 16 dicembre, data poi anticipata al 9 dicembre nella riunione dei club andata in scena ieri. E in più non è piaciuta alla maggioranza dei club la decisione, dopo aver convocato l’assemblea di ieri per decidere sui regolamenti elettorali, di lasciare la gestione della riunione stessa al vicepresidente di Lega Luca Percassi, ad dell’Atalanta.
Intanto sullo sfondo chi sta riguadagnando consensi tra i club è un’altra delle cariche di Lega in scadenza, ovverosia l’amministratore delegato Luigi De Siervo. Nei mesi scorsi era emerso un piano (spinto in particolare da Lotito) per ridimensionare il ruolo dell’amministratore delegato per passare a una struttura con un presidente operativo e un doppio direttore generale, uno corporate e uno sportivo. Una soluzione tuttavia complessa nel breve termine, soprattutto perché bisognerebbe passare da una modifica dello statuto della Lega Serie A e questo solitamente comporta tempistiche particolarmente lunghe.
In verità però il fatto che la maggioranza al momento sia contro Casini e che voglia cambiare il presidente sta modificando anche la posizione su De Siervo, visto che in molti ritengono eccessiva una rivoluzione totale per i due ruoli apicali in Lega.