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·17 August 2024

Gravina: «Si gioca troppo. EURO 2032? Non voglio pensare che ce lo tolgano»

Article image:Gravina: «Si gioca troppo. EURO 2032? Non voglio pensare che ce lo tolgano»

«Il mio futuro? Deciderò dopo la modifica dello statuto». Si apre così l’intervista del presidente della FIGC, Gabriele Gravina, al Corriere dello Sport. Il numero uno della Federcalcio riparte dal flop di EURO 2024: «Nemmeno io ho ancora assorbito la delusione. Però in FIGC abbiamo reagito: Buffon è a tempo pieno nel Club Italia come Ds, stiamo attivando la consulta dei dirigenti per creare una sinergia sempre più solida con le società e abbiamo rafforzato il lavoro delle nostre giovanili, che negli ultimi due anni ci hanno fatto esultare per i titoli europei U19 e U17, coinvolgendo in Nazionale anche il coordinatore Viscidi. Ma tutto questo non basta se non cambia la cultura dei club».

Nel frattempo, il Governo è attivo sul mondo del calcio tra commissione sui bilanci ed emendamento Mulé: «Sono invasioni di campo? Beh, lo sono quando mirano, anche involontariamente, a ledere l’autonomia dello sport. Io mi sono battuto per migliorare delle bozze che erano sproporzionate e inapplicabili. C’è poi una domanda che faccio a me stesso: grazie a questi provvedimenti si pensa davvero che il calcio possa risolvere i suoi problemi? Sarebbe stato meglio affrontare in maniera prioritaria il tema della tutela dei vivai e dei giovani, così come della creazione di un fondo per la modernizzazione degli impianti».


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Poi una battuta sui rapporti con il presidente del Coni Giovanni Malgò: «Ottimi. Conosco la passione con la quale interpreta il suo ruolo. Dirò di più: dovrebbe essere messo nelle condizioni per competere per il quarto mandato come presidente del Coni. Abodi? Lo conosco e apprezzo da tanti anni, tanto da comprendere bene le difficoltà governative e parlamentari che incontra nel trasformare gli impegni e i progetti condivisi in atti e azioni concrete».

Ancora sul Governo: «La politica ha un ruolo di supporto e di stimolo, fin quando non sconfina. Ho letto dell’interesse di esponenti politici di interferire nel percorso elettorale di base di alcune federazioni. Se fosse vero, sarebbe gravissimo. Quello che conta è il rispetto e purtroppo, negli ultimi tempi, al sottoscritto e alla FIGC non è stato sempre riconosciuto».

Sulle richieste del mondo del calcio, il presidente della FIGC ha detto che «nelle ultime settimane abbiamo assistito anche alle Olimpiadi di chi l’ha sparata più grossa. Le nostre richieste sono nero su bianco, tra cui il prelievo sulle scommesse per creare un fondo impianti e vivai e il tax credit da riconoscere alle società virtuose».

Poi, una battuta sui pesi federali delle singole leghe: «Lo stare insieme è un valore solo se non c’è prevaricazione di una parte sull’altra. È giusto adeguare le rappresentanze federali, ma non si può dimenticare la forza dell’associazionismo e la cultura di un sistema dove la crescita di uno porta benefici a tutti. Se si iniziasse a ragionare di filiera tra le leghe, come in Inghilterra, le percentuali delle componenti passerebbero in secondo piano».

Tema riforme, sulla Serie A a 18 squadre ed eventuali playoff è tutto in standby: «Avevo preparato un dossier molto articolato, ma la discussione si è arenata perché alcune leghe non hanno voluto rinunciare al cosiddetto diritto d’intesa. Al momento è tutto fermo, inutile girarci attorno».

Per quanto riguarda i nuovi tornei e il Mondiale per Club, Gravina dice la sua: «In economia si parla di legge dell’utilità marginale decrescente: se metti troppo prodotto sul mercato, perdi di interesse. Così il calcio è inflazionato e le risorse dei diritti tv si spostano verso le competizioni internazionali a discapito di quelle nazionali. Spero che il Mondiale per Club porti benefici al sistema, ma di sicuro si gioca troppo».

Infine, un pensiero sul tema stadi e sul rischio di non potere organizzare gli Europei del 2032: «Le regole UEFA sono chiare: entro ottobre 2026 dobbiamo indicare cinque stadi con progetti finanziati e cantierabili per l’ammodernamento o la nuova costruzione entro la prima metà dell’anno successivo. Abodi si è detto ottimista e dopo lo straordinario lavoro per l’assegnazione dell’evento all’Italia non voglio nemmeno pensare che non si arrivi pronti a queste scadenze».

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