🗣️ Guendouzi: “Voglio fare grandi cose con la Lazio. Marsiglia? È nel mio cuore” | OneFootball

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·18 April 2025

🗣️ Guendouzi: “Voglio fare grandi cose con la Lazio. Marsiglia? È nel mio cuore”

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Il centrocampista della Lazio, Matteo Guendouzi, ha rilasciato un’intervista a Carrè. Di seguito le sue parole riportate da TMW:

“A Roma, a Marsiglia o quando ero a Londra, la vita del calciatore è andare all’allenamento la mattina, tornare a casa e riposarsi perché si è stanchi e poi la sera guardare la televisione o fare altro. È importante anche passare del tempo con la famiglia, magari andare a prendere mio figlio a scuola o altrove. Quindi i giorni sembrano tutti simili”.


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Si gode Roma? “Posso farlo di tanto in tanto se andiamo al ristorante, ma quando devo giocare tre partite a settimana è impossibile perché ci vuole tempo per recuperare”.

Come si è trovato a disputare il pre-campionato in Italia? “La preparazione me l’aspettavo peggiore, ma ho corso comunque tanto. Abbiamo avuto anche un allenatore a cui piace giocare tanto e fare molte sessioni di allenamento con il pallone. Ma non ho intenzione di lamentarmi”.

Ha dei riti scaramantici? “Ci sono molti calciatori che le hanno, soprattutto in Italia. Per esempio Romagnoli, quando sono accanto a lui nelle sedute video, mette sempre la sua bottiglietta esattamente al posto giusto. Io glielo faccio apposta e gliela sposto con le ciabatte (ride, ndr). Io però no, non sono superstizioso. Tutti sono comunque rispettosi, giusto qualche piccolo scherzo, ma che viene fatto solo per ridere tra noi”.

Che tipo è caratterialmente? Spesso viene additato come uno troppo polemico. “Avevo già giocato contro la Lazio con il Marsiglia, sapevano già come fossi. Sono stato accolto benissimo dalla gente del club, dai miei compagni e dai tifosi. Mi sono sentito a mio agio sin dall’inizio. Questo ha facilitato il mio inserimento, lì ho sentito davvero l’amore che mi hanno dato e per questo voglio dare tutto sul campo per questa squadra. L’aspetto mentale per me è fondamentale, bisogna avere la voglia di vincere sempre e di essere il migliore in campo per aiutare i propri compagni. Questo è quello che ti aiuta quando giochi male o stai vivendo un brutto periodo. Io credo in me stesso, so dove voglio e dove posso arrivare. Resto me stesso, naturale. Voglio essere sempre il migliore e questo crea tante emozioni positive e negative durante le partite e in allenamento, ma anche quando giochiamo a ping-pong o a biliardino. Le persone lo sanno che sono fatto così. Ovviamente anche con la famiglia e gli amici voglio vincere, ma sempre ridendo. È diverso da una partita di calcio di alto livello dove conta il risultato”.

Quali sono le sue qualità migliori? “È il caso di parlare con Emery, Sampaoli, Sarri, Deschamps, che sono grandi allenatori che hanno vinto molti trofei che hanno visto qualcosa in me. Loro conoscono il calcio e vedono le caratteristiche e i difetti di ogni calciatore, dipende dalla visione di ogni persona. Certe cose magari al resto del mondo non sono visibili”.

Cosa rappresenta per lei la Nazionale? “Devi sempre essere nella forma migliore possibile. Nel club diciamo che non puoi sbagliare, hai un certo status e le persone si aspettano molto da te. Così come con la Francia: si tratta di una delle migliori squadre del mondo, i più grandi giocatori. Devi renderti conto che se ti convocano è perché te lo meriti, hai delle qualità e che il tuo lavoro viene ricompensato. Ci sono parecchi giocatori forti con i piedi ma non abbastanza con la testa, e alla fine non ce la fanno. Poi non si sa mai cosa accade nella vita di ognuno. La Nazionale quando ero giovane era solo un sogno, poi è diventato un obiettivo. La prima volta che mi hanno chiamato avevo 19/20 anni, ero all’Arsenal. Sono già cinque anni che sono in squadra, ho giocato tante partite e conosco tutti molto bene. Ovviamente l’obiettivo è tornare a vestire la maglia della Francia ed essere presente per il futuro e per aiutare i compagni. Prima di tutto però devo fare bene nel mio club, la cosa più importante è avere continuità in campionato e in Europa. E poi anche dare il meglio in Nazionale una volta che sei lì, anche se sono due cose diverse”.

Che rapporto ha con i social? “Li guardo in generale, ma non su di me. Ma so che ci sono molti giocatori che stanno sempre lì a vedere cosa si dice su di loro. Bisogna essere forti mentalmente perché ci sono dei periodi che sono davvero molto difficili. Anche in campo si parla molto, sia in partita che in allenamento. Ce se sono tanti che parlano male, anche gli arbitri. Bisognerebbe mettere un microfono, alcune cose a volte sono un po’ al limite. Ma cosa ci vogliamo fare? Se noi diciamo qualcosa di sbagliato prendiamo il rosso, mentre loro sono tranquilli (ride, ndr)”.

Cos’è il derby per lei? “Appena arrivi alla Lazio subito tutti i tifosi ti parlano del derby, anche mesi dopo. È una partita molto sentita per loro, come se fosse la più importante. Giochi contro la tua rivale principale, è come se ti giocassi il dominio di Roma da lì al prossimo derby. È una gara che si vive e si sente sin dall’inizio con i tifosi, le persone del club e i compagni che stanno qui da più tempo che te ne parlano. Sarri, che di partite di grande valore ne ha viste tante, ci disse che il derby era quella più importante che ha vissuto, soprattutto per la passione dei tifosi. Per questo bisogna sempre fare risultato. Giocando poi nello stesso stadio hai una parte dei tifosi della Roma e una della Lazio, metà e metà, quindi c’è inevitabilmente un’atmosfera davvero elettrica. Quando vinci ti senti davvero molto felice e orgoglioso, c’è la percezione di aver fatto qualcosa di importante per i tifosi. Quando perdi invece i giorni successivi sono molto difficili. Il derby di Roma è simile ai grandi classici come PSG – Marsiglia, Lione – Marsiglia perché i giocatori vogliono far vedere chi è più forte. C’è tanto stress e frustrazione a causa dei risultati”.

Com’è andato il litigio con Dybala? “È una partita di calcio importante, c’è molto nervosismo e frustrazione per il risultato. Io ero molto arrabbiato, l’ho preso in faccia, cosa che non avrei dovuto fare. Ma queste sono cose che succedono in campo. Lui ne ha approfittato per mostrare i suoi parastinchi che avevano vinto il Mondiale. Poi non lo so cosa aveva sopra, non ci ho fatto attenzione. Poi tutto il resto sono cose che accadono e che si dicono. Nel campo viviamo di emozioni forti e a volte è difficile controllarle”.

Ci parli della sua esperienza al Marsiglia. “Quando ero al Marsiglia in Francia mi hanno dato un’identità che mi si addice molto, anche perché sono molto orgoglioso e felice di essere passato lì e di quello che ho fatto. Mi sarebbe piaciuto vincere un trofeo. Fin dall’inizio ho sentito subito un grande feeling con il Marsiglia e con i suoi tifosi che mi hanno accolto e dato fiducia e amore. Mi sentivo molto bene sia professionalmente che privatamente. Questo mi dava ancora più voglia di dare tutto e di spendermi per la maglia del Marsiglia, e penso che sia quello che ho fatto. Lì ho riso davvero tutti i giorni, ci siamo lasciati tanto andare”.

Greenwood la sta sorprendendo all’OM? “A livello di qualità tecnica Greenwood è sopra la media. Ha avuto un impatto pazzesco. Non sapevo che giocasse bene anche con il piede destro, che è raro per un mancino (ride, ndr). La Lazio lo voleva quest’estate, è un peccato che non sia venuto. Ma sicuramente è un ottimo giocatore per il Marsiglia”.

De Zerbi è il tecnico giusto per il Marsiglia? “È sicuramente un allenatore eccezionale, come giocatore è sempre bello imparare da grandi tecnici come ho avuto modo di fare nella mia carriera. Così facendo si diventa per forza una persona e un calciatore migliori”.

Tornerà al Marsiglia in futuro? “Tutti sanno che lo porto nel cuore. Oggi però sono molto felice alla Lazio, mi sento appagato sia nella vita professionale che personale. Sta andando molto bene, abbiamo una grande squadra. E poi abbiamo portato qui alcuni giocatori che stavano con me al Marsiglia (ride, ndr). Ma ho intenzione di fare grandi cose con la Lazio, poi vedremo cosa accadrà più avanti in futuro. In ogni caso oggi sono felice dove sono”.

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