Calcionews24
·4 June 2025
Inzaghi Al Hilal, Arrigo Sacchi: «È cresciuto, ma gli è mancato il salto decisivo. Sulla sua scelta di lasciare l’Inter dopo due finali perse penso questo. Io al Milan guadagnavo poco…»

In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·4 June 2025
Arrigo Sacchi, il profeta di Fusignano, non è stato semplicemente un allenatore, ma l’architetto di una delle più grandi rivoluzioni nella storia del calcio. I suoi primi quattro anni alla guida del Milan, dall’estate 1987 alla primavera del 1991, scolpirono un’era leggendaria, ridefinendo i concetti di gioco e successo. Il bilancio di quel quadriennio è sbalorditivo: uno Scudetto conquistato al primo tentativo (1987-88), due Coppe dei Campioni consecutive (1988-89, 1989-90) che stupirono il mondo, due Coppe Intercontinentali, due Supercoppe Europee e una Supercoppa Italiana. Ma al di là del palmarès, fu l’imposizione di un calcio proattivo, basato sul pressing, sulla zona e sul collettivo a lasciare un’impronta indelebile. Proprio Sacchi, dalle colonne odierne de La Gazzetta dello Sport, offre oggi la sua autorevole analisi sui primi quattro anni di Simone Inzaghi all’Inter e la sua scelta di lasciare il club nerazzurro.
I SOLDI – «Mi sembra evidente che in questa storia un peso determinante lo abbiano avuto i soldi, e non so se seguire il profumo del denaro sia sempre una buona scelta. Solo il tempo potrà dire se ha fatto bene o no. Io, al primo anno al Milan, prendevo uno stipendio inferiore a quello che percepivo al Parma».LA SCELTA DI ANDARE VIA – «Non è un fulmine a ciel sereno, un po’ me l’aspettavo. Non entro nel merito della sua volontà di lasciare l’Inter, avrà le sue buone motivazioni sulle quali non è corretto esprimersi. Ma aggiungo che a lui il club nerazzurro ha dato tanto, perché gli ha permesso di giocare addirittura due finali di Champions, e che questo non è il miglior periodo per l’ambiente dopo le sberle che ha preso dal Paris Saint-Germain. Magari qualche giorno in più di riflessione, qualche colloquio in più…».IL BILANCIO FINALE – «Guardiamo ai risultati: quattro campionati e un solo scudetto, nonostante avesse sempre il gruppo più forte, con tanti giocatori di alto livello e profumatamente pagati. Due finali di Champions League, entrambe perse. L’ultima, addirittura, in modo traumatico. Non mi sento di dire che il percorso è stato positivo, anche se devo ammettere che, da quando è arrivato dalla Lazio, Inzaghi è cresciuto parecchio come allenatore. Gli è mancato il salto decisivo».