Italiano: “Zero errori e nessun rimpianto, col Napoli servirà una grande prova. Vorrei che il mio Bologna venisse ricordato come i grandi Bologna del passato” | OneFootball

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·21 December 2025

Italiano: “Zero errori e nessun rimpianto, col Napoli servirà una grande prova. Vorrei che il mio Bologna venisse ricordato come i grandi Bologna del passato”

Article image:Italiano: “Zero errori e nessun rimpianto, col Napoli servirà una grande prova. Vorrei che il mio Bologna venisse ricordato come i grandi Bologna del passato”

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Di seguito, suddivise per argomenti principali, le dichiarazioni rilasciate oggi pomeriggio in conferenza stampa all’Al-Awwal Park di Riyadh dal tecnico rossoblù Vincenzo Italiano alla vigilia di Napoli-Bologna, finale di EA Sports FC Supercup in programma domani alle 20.


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Talismano Baggio – «Roberto ci ha dato la spinta in occasione della finale di Coppa Italia, e quella spinta è servita per dare qualcosa in più e arrivare fin qui: a maggio ho avuto la fortuna di incontrarlo prima della sfida col Milan ed è un grandissimo tifoso del Bologna, una piazza che gli è rimasta dentro. Ora, oltre alla sua, servono ulteriori spinte, perché ci teniamo davvero tanto: abbiamo avuto la capacità di accedere all’ultimo atto del torneo, una partita storica per tutta Bologna che stiamo preparando nel migliore dei modi, recuperando le energie e lavorando bene anche sul piano mentale. Inutile sottolineare che per battere il Napoli servirà una grande prestazione».

Cervello collegato – «Oltre alla parte fisica conterà molto la testa, dovremo stare dentro la partita per tutti e novanta i minuti. Contro l’Inter abbiamo preso gol subito, però siamo risaliti. Domani sarà necessario essere essere al top della condizione psicofisica e rimanere attaccati alla dinamica del match: la nostra crescita tra campionato, Coppa Italia e coppe europee, fino alla semifinale di venerdì scorso, ci dà consapevolezza sulla nostra forza».

Manca sempre meno – «Nessuna ansia, solo un’attesa febbrile e una grande emozione per questa partita, con la massima attenzione su quello che andremo a fare contro un avversario di cui conosciamo il valore. Dobbiamo recuperare bene, il tempo a disposizione non è granché ma la felicità di aver vinto una semifinale può aiutare a velocizzare il processo: domani andrà in campo solo chi potrà performare ad un livello altissimo».

Un altro appuntamento storico – «È la mia prima finale di Supercoppa e anche dentro lo staff si percepisce l’emozione. Vero che ho alle spalle sette finali di vario tipo, ma a poche ore dal calcio d’inizio le sensazioni sono sempre diverse, cambia la squadra che hai di fronte e bisogna lavorare al massimo insieme ai ragazzi. E poi ogni partita partita fa storia a sé, non si prepara una cosa uguale all’altra, ci sono dinamiche sempre differenti anche contro lo stesso avversario. Dobbiamo pensare di regalare gioia a noi, ai tifosi e alla società: una finale è una finale, sul piano mentale cambia tutto perché ogni minimo errore può generare rimpianti, domani sfideremo i campioni d’Italia ma ci giocheremo le nostre chance».

Uno sguardo alla coppa – «Il trofeo è più bello dal vivo che in foto: dicono che sia vietato toccarlo, ma guardarlo no (sorride, ndr). Comunque, quando arrivi in finale, l’unica volontà è di averlo tra le mani per alzarlo. Cercherò, insieme ai miei ragazzi, di dare il massimo, così da chiudere al meglio la storia nata con la vittoria della Coppa Italia».

Scelte di formazione – «Di sicuro domani non ci sarà Bernardeschi, che venerdì si è fatto male: si tratta di una perdita molto pesante perché stava svoltando sotto tutti i punti di vista, mi dispiace tanto. Dopo Freuler anche lui, due clavicole rotte nella stessa stagione sono un’anomalia nel calcio. Andrà inoltre valutato il recupero di chi ha giocato contro l’Inter: io non dovrò sbagliare i primi undici, ma in generale dovremo essere più di un blocco squadra, servirà la massima concentrazione da parte di tutti».

Le finali non si giocano, si vincono – «Questa è una una frase perfetta, perché nel momento in cui perdi stai troppo male. Le finali vanno sì giocate, ma se le vinci ogni cosa assume un sapore diverso. Come detto, quella di domani sarà la mia ottava finale in carriera: alcune le ho vinte e altre le ho perse, ma le ricordo tutte come gare giocate a viso aperto, sempre a testa alta, cercando di onorare l’impegno sotto ogni punto di vista. Domani dovremo andare molto forte e non avere rimpianti, riducendo a zero gli errori».

Due trofei di fila a Bologna: solo Weisz – «Il calcio per me è una ragione di vita fin da quando sono nato, giocando prima in mezzo alla strada e poi sui campi di periferia. E anche la professione di allenatore la svolgo col sorriso, non vedo l’ora di andare in campo e lavorare, guidando gli allenamenti e preparando le partite. Certo, sarebbe splendido se il mio Bologna venisse ricordato come i grandi Bologna del passato: non mi dispiacerebbe sentire che questa squadra ha portato alla ribalta i colori rossoblù in giro per il mondo».

Chapeau a Conte… – «Antonio ha sempre fatto bene ovunque è andato. Quando ancora giocavo sfidai il suo Bari che poi vinse il campionato di B, poi riuscì a centrare la promozione anche col Siena. In seguito è rimasto impresso il suo ciclo alla Juventus, specialmente lo scudetto vinto da imbattuto. È tra i migliori al mondo ed è una fonte d’ispirazione, ha grande capacità tattiche ed è una bella persona, quindi mi fa sempre piacere incontrarlo e salutarlo».

…e a De Laurentiis – «Ho avuto il piacere di parlare con lui, in particolare qualche anno fa dopo un Napoli-Spezia: mentre ci stavamo cambiando mi informarono dell’arrivo di De Laurentiis, che da grande gentiluomo fece i complimenti a me alla squadra perché era rimasto sorpreso di fronte alla nostra prestazione (i liguri vinsero 2-1 in inferiorità numerica, ndr). Lo stimo e lo apprezzo, da quando è al comando del Napoli il club ha fatto degli step incredibili e quindi si a lui che i suoi collaboratori meritano un enorme plauso».

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