Juventus, Fagioli e le scommesse: “Stavo 12 ore al cellulare, ho perso centinaia di migliaia di euro” | OneFootball

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·28 November 2024

Juventus, Fagioli e le scommesse: “Stavo 12 ore al cellulare, ho perso centinaia di migliaia di euro”

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Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus e della Nazionale che nelle ultime ore è stato accostato anche al Napoli, ha scelto di raccontarsi senza filtri in un documentario su Prime Video. Una confessione sincera che ripercorre il suo difficile percorso dalle scommesse clandestine, alla squalifica, fino al ritorno in campo.

Juventus, Fagioli e le scommesse: “Stavo 12 ore al cellulare, ho perso centinaia di migliaia di euro”

“Ho iniziato a scommettere a 16 anni, per gioco, con gli amici. Poi, durante il Covid, restando tanto tempo in casa, è diventato tutto automatico,” confida il 23enne. Quello che era nato come un passatempo si è trasformato in una spirale incontrollabile. “Giocavo a calcio per pagare le scommesse,” ammette Fagioli, che ha perso centinaia di migliaia di euro a causa della frequenza con cui puntava, più che per le somme singole, che arrivavano a un massimo di 10.000 euro.


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Il peso dei debiti e le minacce L’accumulo dei debiti lo ha portato a vivere momenti drammatici, come quando è stato minacciato da allibratori. “Mi dicevano: Ti spezziamo prima che vai a giocare la partita di Siviglia. Non potevo neanche denunciare, non sapevo chi fossero.” La pressione era enorme, tanto che l’atleta ha vissuto episodi di disperazione pubblica, come il pianto in panchina a Reggio Emilia. “Ero sotto di tanti soldi, non sapevo come uscirne. In più, quella volta abbiamo perso per un mio errore.”

La ricerca di aiuto e la lotta personale Resosi conto della gravità della situazione, Fagioli ha cercato aiuto rivolgendosi al SERD (Servizi per le Dipendenze Patologiche), ma l’esperienza non è stata risolutiva: “Ci andai due o tre volte, ma mi sembrava inutile.” L’unico vero sostegno è arrivato dalla sua famiglia: “Mi sono sempre stati vicini. Gli devo tanto, si sono subiti un bel po’ di m… per colpa mia.”

“Non si guarisce, ma si impara a controllare” Durante i sette mesi di squalifica, Fagioli ha lavorato su sé stesso. “Ogni giorno mettevo una croce sul calendario, contavo quanti giorni mancassero. È stata un’agonia.” Ora, pur consapevole che il gioco d’azzardo è una dipendenza difficile da sradicare, ha imparato a tenerlo sotto controllo: “Non si guarisce, ma si impara a gestirlo.”

Un nuovo inizio Guardando indietro, Fagioli riflette sui danni causati dalle scommesse: “Ho buttato via più di due anni di vita, soldi, tempo con la famiglia. Ma ora i giorni bui sono alle spalle.” Il centrocampista vuole ripartire con determinazione, lasciandosi alle spalle un passato che lo aveva portato anche alla depressione: “In depressione c’ero prima, quando scommettevo. Ora voglio dimostrare di essere un’altra persona.”

La storia di Nicolò Fagioli è un monito sui pericoli del gioco d’azzardo, ma anche un esempio di resilienza e di voglia di riscatto.

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