Inter-News.it
·6 June 2025
La scelta di Chivu chiama la dirigenza a un interventismo ulteriore

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·6 June 2025
L’arrivo di Chivu sulla panchina dell’Inter non è un evento banale, e per questo è necessario che la dirigenza supporti il suo lavoro con una presenza forte e diretta.
LAVORO DIVERSO – Chivu non è esattamente l’allenatore che gli interisti si aspettavano sulla panchina nerazzurra. Per usare un pesante eufemismo. L’addio di Inzaghi però ha evidentemente colpito tutti di sorpresa. Lasciando la dirigenza in primis con poche opzioni e poi con ancora meno idee. La fretta di dover trovare un allenatore ha quindi orientato le scelte verso un profilo libero da vincoli e conosciuto. Questo però chiama la dirigenza a un passo in avanti nel loro lavoro. Anzi, a un ulteriore passo in avanti.
PASSI IN AVANTI – Ulteriore perché la situazione dal burrascoso addio di Inzaghi già come punto di partenza era evidente richiedesse qualcosa di nuovo. Qualunque nome potesse arrivare. Adagiarsi sulle abitudini acquisite nel quadrienno Inzaghi non poteva più essere sufficiente. Il cambio in panchina, unito agli strascichi del finale di stagione contraddistinto dalle sconfitte, chiamava per forza di cose i dirigenti a una vicinanza diversa. A una presenza più spiccata, per dare un riferimento forte e puntellare la fiducia di un gruppo per forze di cose crepato. La scelta di Chivu come nuovo allenatore però richiede ancora qualcosa in più.
QUESTIONE DI CREDIBILITÀ – Chivu è infatti un allenatore con scarsissima esperienza. Approdato in Serie A quasi per caso pochi mesi fa. Il suo percorso sembrava destinato alle serie minori, con l’Inter Under 23 in Serie C in pole position. Invece si è trovato a salvare il Parma. Allenare l’Inter però è un altro discorso. Ha altre richieste, altri obiettivi. Per cui il rumeno non ha la credibilità. Perché non ha né il pedigree né l’aura da predestinato. Per questo sarà fondamentale un sostegno attivo al suo lavoro. Un sostegno che deve arrivare proprio da parte dei dirigenti.
SOSTENERE IL LAVORO – I giocatori si sa, sono personalità mutevoli. Per questo è indispensabile chiedere che sia la dirigenza a sostenere il nuovo allenatore. Chivu ha il curriculum da calciatore, ma da allenatore non è nessuno. I giocatori, ex campioni d’Italia e finalisti di Champions League, vanno spinti ad ascoltare i suoi dettami. Non li si può lasciare liberi. E per questo serve la dirigenza. Serve che Marotta prenda in mano la situazione, dando al gruppo il segnale per seguire il nuovo allenatore. Serve la presenza costante per legittimare il lavoro. Serve un fronte compatto dall’alto per dare a Chivu quell’autorevolezza che non può in alcun modo avere dal basso. Serve che la dirigenza dia segnali concreti di presenza, all’interno e all’esterno. Serve che la dirigenza abbia voce, e ci metta la faccia. Senza contare che sia l’allenatore a fare tutto.