Lele Adani contro la Lega: «Inaccettabile quello che è successo con Atalanta Lecce. Ci sono morti di Serie A e di B» | OneFootball

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·29 April 2025

Lele Adani contro la Lega: «Inaccettabile quello che è successo con Atalanta Lecce. Ci sono morti di Serie A e di B»

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Lele Adani è voluto andare contro la Lega Calcio dopo la decisione di far giocare Atalanta Lecce nonostante la scomparsa del fisioterapista

A fronte di quella che è stata Atalanta Lecce, a “Viva el Futbol” ha rilasciato qualche dichiarazione l’ex giocatore dell’Inter Lele Adani.

ADANI CONTRO LA LEGA – «Ci tengo a metterci la faccia e a rappresentare noi di ‘Viva el Futbol’ per una questione che mi sta davvero a cuore. Vi considero fratelli, e quando succedono certe cose, tra fratelli ci si confronta, si riflette e si prende una decisione comune. Io ci pensavo già da ieri, e oggi sento il bisogno di confermarlo, prendendomi qualche minuto per spiegare perché voglio elogiare il Lecce. La vicenda è nota: parlo della scomparsa di Graziano Fiorita, storico fisioterapista del Lecce, venuto a mancare giovedì a Coccaglio. Portava avanti l’attività del padre, ed è morto la notte prima della partita contro l’Atalanta. E allora arrivo subito al punto: non esistono morti di Serie A e morti di Serie B. Il rispetto per una vita, anche quando se ne va, si dimostra con scelte concrete. Da uomo che ha vissuto il calcio dall’interno, sento il dovere di esprimere tutta la mia vicinanza alla famiglia di Graziano e alla famiglia del Lecce. Perché chi conosce questo sport sa che i compagni di squadra non sono solo quelli che scendono in campo, ma anche quelli che lavorano ogni giorno dietro le quinte, spesso in silenzio. Il Lecce si è svegliato un giorno senza un fratello. Eppure, a 48 ore da quella perdita, è stato costretto a giocare. Nessuna possibilità di tornare a casa, di trovare un momento condiviso per elaborare il lutto. Solo un’intimazione: o in campo, o sconfitta a tavolino, e punti di penalizzazione. Umanamente, la Lega ha espresso vicinanza. Ma poi ha giustificato una scelta che io ritengo profondamente sbagliata: non rinviare, per non alterare la regolarità del campionato. Rinviare la partita avrebbe significato giocare mercoledì 30 aprile, spostare Lecce-Napoli, e forse far slittare il calendario. E allora? La regolarità si tutela anche rispettando il dolore, non solo facendo quadrare le date. Secondo me, la gara non si è giocata mercoledì non per proteggere il Lecce, ma per tutelare le grandi squadre. Perché se il Lecce avesse affrontato il Napoli tre giorni dopo, stanco, a lamentarsi sarebbero state le big, magari l’Inter. Quindi si è sacrificato il Lecce, minacciato con la sconfitta a tavolino. E non è la prima volta che affronta ritmi simili: ha già giocato sabato e martedì, anche in Coppa Italia. Nessuno allora ha parlato di ‘falsare il campionato. Ieri il Lecce è sceso in campo con una maglia bianca, neutra. Senza colori. Un segno chiaro: senza valori, non vi mostro i miei colori. E io sono con loro. Perché quando si dice che è stato calpestato il valore della vita per far prevalere l’interesse delle grandi, io ci credo. Siamo stati tutti bravi a commuoverci pochi giorni fa per la morte del Papa, a definirlo ‘il Papa degli ultimi’. E poi, quattro giorni dopo, abbiamo avuto l’occasione per dimostrare davvero cosa significa rispettare gli ultimi. Ma non l’abbiamo fatto. La Lega ha scelto di non rispettare il dolore. E io condanno chi prende decisioni che ignorano l’umanità. Perché il tempo per recuperare la partita c’era. In questa giornata il Parma, che lotta per la salvezza, ha comunque giocato dopo il Lecce. Solo l’ultima giornata si disputa in contemporanea. Ma al Lecce è stato negato un rinvio, per non scomodare nessuno. Rinnovo quindi la mia solidarietà al Lecce, che ha deciso di giocare togliendo i colori. Perché nessuna ingiustizia può fermare chi sceglie il rispetto e la dignità, anche quando il sistema penalizza gli ultimi. Abbiamo fatto le foto accanto a Papa Francesco, che ci ha insegnato l’importanza degli ultimi. Ma davanti a un’occasione vera per dimostrarlo, ci siamo girati dall’altra parte.»

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