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·6 October 2025
💪 Lovisa: “Un altro anno a Castellammare mi farà bene, so che mi aspettano al varco! Sugli accostamenti al Palermo…”

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·6 October 2025
Matteo Lovisa, direttore sportivo della Juve Stabia, è intervenuto a margine di un evento in corso a Palermo soffermandosi sul suo ancora giovanissimo, ma già più che rilevante, percorso di carriera.
Ecco quanto ripreso da TMW:
“Sono all’inizio di questa avventura. Per ora sta andando bene, però ripeto: ho ancora tanto da imparare, perché sono giovane. Cerco di apprendere da colleghi più esperti e più bravi di me, è normale. Mi piace studiare e aggiornarmi sempre. La difficoltà più grande oggi, secondo me, è che i ragazzi sono molto veloci, quindi bisogna capire come riuscire, tramite la società e l’allenatore, a entrare davvero nella loro testa. Anche nella scelta del giocatore – che sia più o meno forte o più o meno funzionale – la gestione del gruppo è fondamentale, anche se a volte viene sottovalutata”.
Come mai ha deciso di fare il direttore sportivo?“Sì, è una cosa che mi è sempre piaciuta. I risultati ovviamente aiutano. La mia esperienza a Castellammare sta andando bene, sono al terzo anno qui ma sappiamo tutti che chi fa il mio mestiere è sempre sotto i riflettori. Non c’è mai tempo per gioire, perché ogni domenica è un esame, per noi, per gli allenatori e per i giocatori. È un mondo molto veloce, bisogna restare equilibrati e aggiornarsi continuamente”.
Sei il direttore sportivo più giovane della Serie B. Come vivi questo primato?“A dire la verità, non mi pongo troppo il problema. Conta solo quello che si fa ogni giorno e il rapporto che si riesce a creare con i giocatori e con gli allenatori. Cerco di essere il più empatico possibile, anche se non sempre si può essere in sintonia con tutti. In certi momenti bisogna saper restare equilibrati, senza far trasparire troppo le proprie sensazioni o emozioni. Purtroppo oggi la gestione quotidiana del direttore sportivo viene un po’ dimenticata. Con l’arrivo di proprietà estere e fondi, quel ruolo viene messo in secondo piano ma secondo me resta fondamentale: la squadra ha bisogno di riferimenti chiari. Più confusione c’è in una società, più il campo ne risente e di conseguenza anche i risultati”.
Hai fatto bene a Pordenone e ora sei protagonista a Castellammare. Dove ti vedi tra due o tre anni? Hai un sogno nel cassetto?“Sinceramente non mi piace parlare di sogni, sono abbastanza pratico. È normale però avere l’ambizione di migliorarsi ogni anno e arrivare più in alto possibile. Ho 29 anni e sono già al mio quinto anno in Serie B: di questo sono orgoglioso. Però se mi fermassi a guardare quello che ho fatto finora, non andrei da nessuna parte. So che mi aspettano tutti al varco: quando sei giovane ogni cosa viene estremizzata, quindi bisogna restare sempre equilibrati e dare senso a tutto ciò che si fa”.
Hai un modello di riferimento?“Ce ne sono tanti. Uno, qui presente, è Stefano Marchetti: negli anni ha dimostrato che anche in realtà medio-piccole si può fare calcio ad alto livello. Negli ultimi tempi, però, con l’ingresso di proprietà straniere e fondi di investimento, il calcio è cambiato molto. È sempre più difficile emergere, anche per i giovani dirigenti. Gli investimenti sono cresciuti tantissimo e anche in Serie B le perdite ogni anno aumentano. Per questo, avere una proprietà con un minimo di forza economica e voglia di investire è fondamentale”.
Il tuo nome è stato accostato al Palermo. C’è stato qualcosa di concreto?“No, niente di concreto. Probabilmente la scorsa estate non ero ancora pronto per fare il salto definitivo. Un altro anno a Castellammare mi farà bene: ho ancora bisogno di fare un po’ di gavetta. Già il fatto di poter lavorare da alcuni anni in Serie B, a certi livelli, è molto importante”.