Luis Henrique racconta: «Con Chivu parliamo molto, mi chiede quella cosa. Ecco che consiglio mi ha dato De Zerbi, che sfida con Dumfries!» | OneFootball

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·24 June 2025

Luis Henrique racconta: «Con Chivu parliamo molto, mi chiede quella cosa. Ecco che consiglio mi ha dato De Zerbi, che sfida con Dumfries!»

Article image:Luis Henrique racconta: «Con Chivu parliamo molto, mi chiede quella cosa. Ecco che consiglio mi ha dato De Zerbi, che sfida con Dumfries!»

L’esterno dell’Inter, Luis Henrique, racconta come stanno andando le prime settimane in nerazzurro alla vigilia del match col River Plate

Intervistato dal Corriere della Sera alla vigilia del match contro il River Plate al Mondiale per Club, Luis Henrique racconta come stanno andando le sue prime settimane all’Inter.

IO FIGLIO DI RONALDO? – «Sì, mio papà si chiama come il Fenomeno. È stato un buon giocatore a livello locale e mi ha fatto sempre respirare il calcio: sono cresciuto nella sua scuola, è stato mio maestro e allenatore dai 3 ai 14 anni. Un privilegio per me».


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CON I MIEI DRIBBLING HO L’ALLEGRIA NELLE GAMBE, C’È SEMPRE? – «C’è sempre e deve continuare a esistere: è un dono con cui sono nato. Significa poter realizzare il sogno di bambino. E poterlo fare in una grande squadra come l’Inter mi dà tanta felicità».

SE È VERO CHE PARLO CON MIA MADRE PRIMA DELLE PARTITE? – «Sì, è un’abitudine e una forma di anti-stress!».

È STATO DIFFICILE ANDARE VIA DA CASA A 14 ANNI? – «La distanza da casa mi pesava, ma la volontà di vincere la mia sfida è sempre stata più forte di tutto».

COSA CHIEDEREI A RONALDO IL FENOMENO DI QUESTA NUOVA AVVENTURA? – «Della sua intelligenza in campo: di cosa pensava prima e durante le grandi partite».

AL MIO ARRIVO AL MARSIGLIA NON TUTTO È ANDATO NEL VERSO GIUSTO – «È stato tutto molto rapido, credo di non aver fatto nemmeno 20 partite da professionista col Botafogo quando sono stato venduto. Tutto era nuovo, il tipo di calcio, la lingua. Sono tornato un anno in Brasile, ma poi mi sono affermato: superare le difficoltà è stata una lezione di vita».

MI HA CAMBIATO DE ZERBI O SONO CAMBIATO IO? – «Un po’ tutte e due le cose. Sono ritornato dal Brasile, dal prestito al Botafogo, con più esperienza e più fiducia. Lui mi ha dato un appoggio totale che mi fatto crescere molto».

CHE CONSIGLIO MI HA DATO DE ZERBI DOPO IL MIO ADDIO? – «Di continuare a fare quello che ho imparato con lui e soprattutto di essere felice in campo. E divertirmi».

COSA MI CHIEDE CHIVU? – «Parliamo molto. E mi chiede di stare alto in attacco, di tentare la giocata individuale. L’Urawa era una squadra molto chiusa e abbiamo fatto fatica: penso che con il River avremo più spazi».

FIN QUI È IL MONDIALE DEI BRASILIANI. COSA SERVE PERCHÉ DIVENTI ANCHE IL MIO? – «Devo migliorare la condizione atletica: ho fatto una pausa a fine campionato».

COSA DEVO FARE PER SFONDARE ANCHE IN ITALIA? – «Penso che sia un calcio più tattico di quello francese, che è più fisico. Devo migliorare sotto quell’aspetto».

L’ERRORE DA NON COMMETTERE – «Rilassarmi e pensare che questo sia un punto di arrivo. È un punto di partenza».

10 MESI PER CONVINCERE IL CT ANCELOTTI A PORTARMI AL MONDIALE COL BRASILE – «Ci sono giocatori forti nella Seleçao. Ma l’Inter può darmi una visibilità diversa: dipende da me dimostrare che ho le qualità».

COSA MI HA IMPRESSIONATO NELLE PRIME SETTIMANE? – «Un po’ l’intensità degli allenamenti».

LA RESPONSABILITÀ NON MI SPAVENTA – «No, affatto».

COSA MI PIACE FARE NEL TEMPO LIBERO? – «Come tutti i brasiliani amo molto la musica e mi piace stare con i miei famigliari, che sono tanti».

DA BRASILIANO SENTO ANCOR DI PIU’ LA SFIDA COL RIVER? – «La rivalità c’è sempre, ma ho tanti amici argentini e ho imparato a capirli meglio».

LA MIA VERA RIVALITÀ ADESSO È CON DUMFRIES. NON È FACILE – «Per nulla, ma proprio per questo so che dovrò alzare il mio livello. Le nostre caratteristiche sono un po’ diverse e dipenderà anche dalle situazioni che si creano».

NON AMO MOLTO DIFENDERE? – «Un po’ mi costa fatica. Ma so che devo imparare pure questo per migliorare».

ABBIAMO RIMONTATO 2 PARTITE, UN BUON SEGNO IN VISTA DI DOMANI? – «La reazione è stata ottima, ma non dobbiamo concedere certi gol. E iniziare subito forte contro il River».

I MIEI OBIETTIVI – «Aiutare l’Inter a vincere e per quel che mi riguarda fare più della stagione passata, che è stata la mia migliore».

SE LAVORO ANCHE CON DEGLI PSICOLOGI? – «No, papà è il mio psicologo. Le difficoltà di ambientamento in Europa le ho già vissute e superate. E i 24 milioni di cartellino non mi spaventano: so che devo prendermi delle responsabilità. E che si decide tutto sul campo».

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