DirettaCalcioMercato
·17 February 2025
Milan, Ibrahimović: “Cerco di fare la storia. Domani è una finale”

In partnership with
Yahoo sportsDirettaCalcioMercato
·17 February 2025
Zlatan Ibrahimović ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di ritorno di Champions League tra Feyenoord e Milan.
Domani sarà importante San Siro?
“Prima di rispondere, è una situazione rara che sono io qua. L’allenatore era in Portogallo, sta arrivando. Per domani i nostri tifosi sono importanti. Loro hanno avuto il vantaggio dei loro tifosi a Rotterdam. Domani sarà una partita molto diversa con 80mila milanisti, non solo quelli allo stadio ma anche quelli in tutto il mondo. Spingeranno la squadra, poi chi va in campo deve prendere questa carica per fare il più possibile ed essere pronti”.
Che spiegazione ti sei dato di questi su e giù del Milan in stagione?
“Come ho detto una settimana fa l’importante è che i momenti bassi siano più alti possibili. Essere sempre al top tutti i giorni non è facile, ma ci stiamo provando. Se nel lungo una squadra ha i momenti di down più alti possibili è quella che vincerà. È una cosa su cui stiamo lavorando, se sei sempre presente e tiri fuori la mentalità da vittoria: è quello che stiamo creando in questo gruppo. Poi comunico tutti i giorni con i giocatori, cerchiamo di trovare soluzioni, parliamo con l’allenatore anche. Ma non deve essere una cosa ripetitiva, se dici tutti i giorni a tua moglie che la ami poi perde di significato. Devi dimostrarlo con i fatti, non solo con le parole”.
Domani è da dentro o fuori. Che ti aspetti dalla squadra?
“La squadra domani deve essere concentrata, aggressiva e più concreta rispetto all’andata. Devono entrare con la mentalità che è come una finale. L’importante è vincere, anche se è ovvio che vuoi giocare bene. Siamo sotto di un gol, dobbiamo fare risultato per passare. Ognuno deve spingere il compagno e farlo essere concentrato. È una cosa collettiva che inizia con qualche individualità. Anche chi è in panchina deve spingere, è tutto collegato al collettivo. È questo che fa un gruppo e fa squadra”.
Che emozioni provi da dirigente?
“Per me personalmente è importante, sì. Sono un vincente, voglio portare risultati. Non cerco di fare cose che non rimangano nella storia, cerco di fare la differenza per scrivere la storia. E il Milan è un Club che scrive la storia. Chiunque lavora nel Milan è qui per fare la stessa cosa. Se vinci porti i trofei, questo è il Milan. Se guardi la storia del Milan in Champions allora ha scritto la storia della competizione. Vogliamo continuare a fare questa cosa. Noi da fuori spingiamo chi va in campo. Siamo il Milan e dobbiamo continuare a portare risultati e scrivere la storia. Domani è come una finale”.
Cosa ti aspetti dai nuovi giocatori arrivati a gennaio? Santi è sulla buona strada per raccogliere la tua eredità?
“Ci aspettiamo tanto dai nuovi acquisti. Sono già presenti, Walker ad esempio è un giocatore presente. Non è uno che deve crescere, lui deve portare risultati. Così come Joao, che può crescere. Gimenez può crescere e diventare ancora più forte, come Bondo e Sottil. Il club si aspetta tanto dai nuovi acquisti. Ho già detto a tutti di prendere il loro spazio, questo serve alla squadra: qualcosa di nuovo che sposta un po’ l’equilibrio ed è quello che stanno facendo. Come diceva Galliani, i giocatori devono solo pensare al calcio, al resto ci pensiamo noi. Gimenez è un killer, sta la davanti la porta. Ma deve anche correre, col mister se non corri non giochi. Nell’ultima partita è stato al posto giusto al momento giusto. Poi i palloni possono arrivare da tutte le parti, anche da Mike. Deve stare lì, concentrato e metterla dentro”.
Perché ci sei oggi? Sei un aiuto allenatore?
“Sono un backup. Sono una riserva, entro quando serve. Scherzi a parte, oggi faccio questa cosa perché il mister non è presente, ha avuto una situazione personale. Sto aiutando il Milan”.
Nei mesi scorsi con Fonseca si criticava il Milan sul fatto che non ci fosse una figura societaria vicina all’allenatore. Ora sei più coinvolto…
“Se andiamo in estate le conferenze con i nuovi acquisti c’ero. Parlavamo con Fonseca tutti i giorni, non solo con me ma con tutto il management. Oggi è una situazione rara, così come dopo la partita col Verona. Non è che è cambiato qualcosa. Stiamo lavorando, tutti abbiamo le nostre responsabilità. Stiamo facendo di tutto per aiutare il Milan a fare il Milan”.
Qual è l’avversario più pericoloso per la corsa al quarto posto?
“Ogni settimana i risultati cambiano. Noi siamo concentrati su di noi. Pensiamo una partita alla volte, come se tutte fossero una finale. Secondo me chi sta davanti a noi sta facendo di tutto per esserci, sarà una battaglia fra tutti, fino all’ultimo. Tutti sono pericolosi, dobbiamo battere tutti”.
Alex Jimenez sta facendo bene. Il Real ha una recompra, state già parlando con loro per trattenerlo?
“In estate dicevo che era il vice Theo. Poi con pazienza è arrivato e ora è presente. C’è questa clausola per il Real, abbiamo un buon rapporto con loro. non ci sono discussioni oggi. È un giocatore importante per noi oggi. Lui in estate era al Milan Futuro, e se parliamo di Milan Futuro oggi abbiamo Camarda, Jimenez, Bartesaghi, Torriani, Zeroli che è andato a Monza, Cuenca che è andato al Genoa, Stalmach che è andato in Germania. Liberali ha fatto il debutto. Questa era la nostra strategia per il Milan Futuro. In Jimenez ci crediamo, vogliamo dare spazio ai nostri talenti. Mi dispiace che non sia in lista Champions, c’erano solo tre cambi, ma dall’anno prossimo sarà in Lista B”.
Come si avvicina la proprietà a questo appuntamento?
“Con Gerry si parla tutti i giorni, è molto coinvolto e carico. Vuole il successo col Milan. Dà forza a tutti quelli che lavorano qua, dà fiducia. Stiamo lavorando, stiamo facendo il più possibile per portare questi risultati. È molto coinvolto, molto sul pezzo. Ti dà spazio di essere te stesso e fare il tuo lavoro, ma in cambio vuole risultati”.
Come si fa a far tornare la scintilla a Theo Hernandez?
“Questi momenti sono speciali per i calciatori, è tutto su una partita, come una finale. Se hai l’opportunità di giocare queste partite te la godi in maniera diversa. Ognuno ha il suo approccio per tirare fuori il meglio. Poi dipende dal carattere. Io ero concentrato, non mi serviva la scaramanzia. Avevo fiducia. Quando decidevo di fare bene entravo e facevo bene. Theo non è più ragazzino, ora è cresciuto ed è diventato tra i migliori al mondo. Quando sono arrivato io era un ragazzino, ora no. Sa cosa deve fare per tirare fuori il massimo. Deve trovare il “trigger point” per arrivare a livello alto. È difficile, devi trovare sempre questi “bottoni” per caricarti. È il giocatore che entra in campo e deve trovare il modo per fare meglio. Il mio era di essere arrabbiato. Per questo ero arrabbiato, non era personale. Era per fare bene”.
Quando tu giocavi ti chiedevano di andare indietro ad aiuare? A Leao non si può chiedere di stare negli ultimi trenta metri?
“È bello, tutti parlano di Leao, tutti chiedono di dirgli come giocare. Per noi è tra i più forti al mondo: come glielo spieghi come deve giocare? Lo sai lui, per questo è tra i più forti al mondo. Poi puoi indirizzarlo tatticamente, ma come deve giocare non glielo spieghi. È lui che ti spiega come deve giocare. È un motivo se lui è al Milan ed è uno dei più forti al mondo. Mi hanno chiesto una cosa su Leao nell’ultima partita, ma tranquilli, sa lui cosa fare con la palla o meno”.
Riuscirete a portare più giocatori italiani in squadra in estate?
“Noi abbiamo cercato italiani, solo che non siamo riusciti a chiudere. Sottil l’abbiamo preso. Vogliamo giocatori italiani, ma ogni situazione è diversa. Noi cerchiamo di portare i migliori giocatori al Milan. Quando sei al Milan nessuno ha il posto garantito, c’è sempre uno di fianco a te che può prendere il tuo posto. E se non c’è allora lo si porta da fuori, italiano o straniero. Noi cerchiamo profili che possono stare al Milan. Ci sono tanti grandi giocatori, ma quando giochi davanti ad 80mila persone è diverso. Ho visto tanti giocatori che non sono riusciti a giocare al Milan, poi sono andati in altre piazze e hanno fatto bene. Quando sei al Milan devi portare i risultati. Per questo i giocatori del Milan diventano leggende: perché portano risultati e trofei. Abbiamo occhi su tanti italiani, ma come dici te il mercato italiano è diverso. Ma non abbiamo paura, se è giusto lo facciamo”.
Termina così la conferenza stampa di Zlatan Ibrahimović.