Mkhitaryan si racconta: «Il calcio è tutta la mia vita, mi rende felice. Inzaghi? Il demone, su Chivu vi posso dire solo questo» | OneFootball

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Inter News 24

·10 October 2025

Mkhitaryan si racconta: «Il calcio è tutta la mia vita, mi rende felice. Inzaghi? Il demone, su Chivu vi posso dire solo questo»

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Mkhitaryan si racconta: «Il calcio è tutta la mia vita, mi rende felice». Le parole del centrocampista dell’Inter al magazine 7

Un calciatore, ma soprattutto un uomo di grande spessore culturale e resilienza. Henrikh Mkhitaryan, pilastro del centrocampo dell’Inter, si svela in un’intima intervista concessa a 7, il magazine del Corriere della Sera.

Lo spunto è l’uscita della sua autobiografia, “La mia vita sempre al centro” (Cairo editore). L’articolo presenta un ritratto inedito del campione armeno, evidenziando il suo percorso di vita: orfano di padre a soli 7 anni, ha conseguito due lauree e parla correntemente cinque lingue. Un percorso che mostra la sua incredibile determinazione, un viaggio tra sacrificio e successo che viene approfondito nel suo libro.


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L’ARMENIA – «Quando papà si è ammalato siamo tornati nel nostro Paese. Lì c’erano gli zii che potevano aiutarci e i miei cugini con cui trascorrevo tanto tempo. Ero felice. Non avevo idea di quello che stava accadendo: quando hai 5 o 6 anni non capisci bene e mia madre, per proteggermi, non mi aveva detto molto sulla malattia di mio padre. Ricordo che ogni tanto io e mia sorella Monika andavamo all’ospedale per incontrarlo e quando lui veniva a casa per qualche giorno era stanco, senza forze. Io non capivo, vedevo solo che lui era vicino a me e questo mi bastava. Non era importante come trascorrevamo il tempo insieme, a me bastava la sua presenza. Era il papà migliore del mondo».

CHE PADRE É CON I DUE FIGLI – «Sto provando a fare tutto quello che papà ha fatto con me in sette anni e quello che immagino avrebbe fatto dopo. Cerco di stargli vicino, dargli consigli. Hanno un’infanzia molto diversa dalla nostra, i social hanno modificato molto i rapporti: privo a spiegare loro l’importanza di trascorrere il tempo a giocare insieme, senza avere il cellulare come filtro».

RAIOLA – «Un secondo padre. Ha sempre pensato alla mia felicità. Mi diceva: se sei felice tu lo sono anche io, se non lo sei dobbiamo cercare una squadra che ti faccia tornare il sorriso. Molti hanno un’opinione diversa di lui, ma quando lo conoscevi diventava uno di famiglia».

COS’É IL CALCIO – «Tutta la mia vita. Mi diverte e mi rende felice: così era quando ho iniziato e così è oggi».

WENGER – «Elegante».

KLOPP – «Matto, in senso positivo».

TUCHEL – «Strategico».

FONSECA – «Un maestro di calcio».

MOURINHO – «Vincente».

INZAGHI – «É il Demone».

CHIVU – «Ci siamo appena conosciuti, sicuramente è un uomo intelligente».

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