Napoli, De Bruyne: «Venire qui era l’opzione migliore per me, avevo tante offerte! Su Conte, De Laurentiis e Lukaku…» | OneFootball

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·25 August 2025

Napoli, De Bruyne: «Venire qui era l’opzione migliore per me, avevo tante offerte! Su Conte, De Laurentiis e Lukaku…»

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Napoli, De Bruyne: «Venire qui era l’opzione migliore per me, avevo tante offerte! Su Conte, De Laurentiis e Lukaku…»

Kevin De Bruyne, centrocampista del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al “Corriere della Sera”.

De Bruyne, ci spieghi allora perché uno come lei, super quotato e super pagato nel campionato migliore al mondo, ha scelto l’Italia.


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Quando il City ha deciso di non rinnovarmi il contratto ho iniziato a guardarmi attorno, dopo tanto tempo non volevo più restare in Inghilterra. Tra le varie possibilità, Napoli mi è sembrata la migliore per la mia famiglia e per me come calciatore. In serie A posso giocare ancora ad alti livelli.

Napoli unica offerta vera?

No, opzione migliore. Le offerte sono state tante, ma ho deciso per i campioni d’Italia, giocano la Champions, e poi Conte è un allenatore magnifico. Quando sei giovane decidi solo per te, ora ho chiesto anche ai miei figli, il più grande ha 10 anni ed è in una fase importante della crescita.

Com’è Conte visto da vicino? Tutti i giocatori che ha allenato sono colpiti dal suo metodo e dalla mentalità.

Diverso, sia per tecnica che per metodo da Guardiola. Conte sa come costruire una squadra compatta, come un blocco unico. Pretende molto dal gruppo e se non lavori per la squadra sei fuori. Fa richieste molto chiare, più giochi con lui più capisci cosa serve per restare ad alto livello. Qui tutti sanno che devono lavorare duramente e fare il loro compito, altrimenti qualcun altro prenderà il loro posto. Questo alza l’intensità e il livello generale.

Il Napoli ha cominciato con una vittoria e un suo gol. Cosa si aspetta da questa stagione?

La vittoria è un buon inizio, ma non serve adesso pensare a cosa accadrà fra tre o quattro mesi. Sappiamo che questo è un grande gruppo in grado di lottare per il titolo, ma non siamo soli. Vogliamo andare avanti anche in Europa e in Coppa Italia, ma mantenere costanza su tre competizioni non è facile, soprattutto perché il club ha già vinto lo scudetto lo scorso anno: ripetersi è più difficile.

Solo un gioco: sceglie scudetto o Champions?

Tutto molto difficile! Non ho mai vinto lo scudetto, ho avuto la fortuna di vincere la Champions, sarebbe bello conquistare il titolo italiano per la prima volta. Non voglio che il calcio diventi un “lavoro normale”. Se lo vivi con piacere e con un sorriso alla fine giochi meglio. Scudetto o Champions? La Champions l’ho già vinta…

Quanto perde il Napoli senza Lukaku infortunato?

Una perdita pesante per noi. Però una grande squadra deve essere in grado di trovare soluzioni, quando qualcuno si fa male altri devono farsi trovare pronti. Lucca può approfittare di questa occasione: può crescere, segnare e diventare importante.

Ha 34 anni, maturità piena o viale del tramonto?

Penso di essere più o meno lo stesso di 10 anni fa. Forse da giovane sei più dinamico, adesso ho più esperienza. Evolvi come giocatore: ho le mie qualità, la gente le conosce, ma anche le mie debolezze, come tutti. Non sono preoccupato né eccitato: cerco solo di fare il mio lavoro al meglio, divertendomi. Il calcio è la mia passione e non voglio che diventi un “lavoro normale”. Se lo vivi con piacere e con un sorriso, alla fine giochi meglio.

Cosa può dare Modric, 39 anni, al Milan?

Tutto. Ha avuto una carriera incredibile e si sente ancora in grado di giocare ad altissimo livello. Quando un giocatore porta la sua esperienza, il gruppo non può che migliorare. Luka non è il più giovane, io nemmeno, ma possiamo dare qualcosa di diverso. Lui può trasmettere ciò che ha imparato in Spagna o Inghilterra. Io posso fare lo stesso: c’è una filosofia diversa in Premier e posso spiegare come si lavora lì, aiutando così i compagni.

Il suo primo ricordo da bambino legato al calcio.

La Coppa del Mondo del 1998: Inghilterra-Argentina e il gol di Owen. Era il mio idolo, avevo circa 7 anni ed è stato in quel momento che mi sono innamorato del calcio.

Com’era da ragazzo?

Riservato, sono ancora così. Se mi sento a mio agio divento anche divertente. Sto bene con amici e famiglia, nel mio spazio. Ho bisogno di calma intorno a me, stare con la famiglia, vedere i miei due figli che giocano a calcio. Devo ancora ambientarmi bene a Napoli. Nella vita privata cerco serenità per affrontare la frenesia del calcio.

Che famiglia è stata la sua?

Mamma casalinga, mio padre lavorava in fabbrica, niente di speciale. Ho lasciato casa a 14 anni per trasferirmi dall’altra parte del Belgio e vivere con una famiglia affidataria, solo per giocare a calcio. È stata una decisione dura per loro; ora, da padre, lo capisco. Se tra qualche anno mio figlio mi chiedesse di andare via, non sarebbe semplice. Oggi papà lavora con me, mi aiuta con gli investimenti.

Diventare ricco come le ha cambiato la vita?

Tanto, sarebbe ipocrita dire il contrario. Giocare a calcio, stare sotto i riflettori, guadagnare molti soldi: cambia tutto. Anche il contesto intorno a te, ed è il risvolto della medaglia. Per esempio, mia moglie spesso è a casa da sola con tre figli, non è facile. Viviamo a un livello diverso rispetto a una famiglia normale, ma cerco di educare i miei figli nel modo giusto. È chiaro che adesso non capiscono la differenza tra il nostro stile di vita e quello che io e mia moglie avevamo da giovani. Un giorno dovranno comprenderlo.

De Laurentiis è così complicato come si dice sulla parte contrattuale?

Durante la trattativa credo di aver parlato con lui solo una volta in una videocall. Il d.s. Manna è venuto da me e mi ha spiegato il progetto. Delle questioni contrattuali se ne occupano il club e gli avvocati. Io gioco solo a calcio.

Qual è la squadra più attrezzata in serie A?

L’Inter ha più continuità delle altre, ed ha valore. Li ho affrontati in finale di Champions. Ma penso che in Italia ci siano diverse squadre in grado di competere ad alti livelli, anche il Milan può essere pericoloso, nonostante la falsa partenza: hanno il vantaggio di concentrarsi solo sul campionato.

Un pregio e un difetto.

Parlo quattro lingue: inglese, francese, tedesco e olandese. Riesco a capire un po’ di italiano. Il difetto? Ho bisogno di pianificare, organizzare. A volte diventa una rigidità.

Un piano per il Napoli ce l’ha?

Voglio essere il miglior giocatore possibile, divertirmi e vincere. Perdere non mi piace”.

Carlo Gioia

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