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·24 May 2025
Napoli, due scudetti in tre anni: è un’impresa, non più un miracolo

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Il tricolore conquistato dal Napoli di Antonio Conte va collocato tra i traguardi dell’impegno e della volontà ferrea, scrive Eurosport. È lo scudetto della maturità, della determinazione e, soprattutto, della miglior difesa del campionato.
Un titolo che racconta un’impresa sportiva solida, non un miracolo isolato. I due successi nelle ultime tre stagioni lo confermano: il Napoli non è più una sorpresa, è una certezza.
Un campionato al cardiopalma In un’Europa dove i titoli si assegnano settimane prima della fine – da Parigi a Liverpool, da Barcellona a Monaco – la Serie A ha regalato una corsa allo scudetto serrata, decisa all’ultima giornata. E nessuno ha saputo interpretare la pressione come il Napoli. Un gruppo che, sotto la guida di Conte, ha saputo reagire alle difficoltà, cambiare pelle e imporsi con forza.
Da Maradona a Conte: un’eredità che cresce Dopo il doppio scudetto dell’epoca Maradona e la meraviglia del titolo targato Spalletti, il Napoli ha trovato in Conte un nuovo condottiero. Il tecnico salentino ha incarnato il celebre “volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” di Vittorio Alfieri: ha voluto lo scudetto e se lo è preso. Nella griglia iniziale partiva dietro l’Inter, ma davanti a Milan, Juve e Atalanta. Alla fine, ha sorpreso tutti, con coerenza e risultati.
Il Napoli del dopo-Giuntoli Molti temevano che, senza Cristiano Giuntoli, il Napoli potesse perdere equilibrio. De Laurentiis, invece, ha scelto con coraggio Giovanni Manna, scuola Juventus, affidandogli il mercato. Una scelta che si è rivelata decisiva. Ha lasciato spazio a Conte, diventato regista assoluto del progetto tecnico. Un solo inciampo: il disastroso decimo posto della scorsa stagione, frutto di confusione e tre cambi in panchina.
Ma a guardare l’andamento delle ultime dodici stagioni, il Napoli è sempre stato lì: dal 2012-13, ben nove volte sul podio. Solo due le vere battute d’arresto. Numeri da grande squadra.
Conte, flessibilità e rigore L’avvio di stagione è stato traumatico, con lo 0-3 di Verona. Ma Conte ha reagito. Non è più il dogmatico di un tempo. Ha adattato il suo sistema di gioco: partito con il suo classico 3-5-2, ha saputo cambiare assetto per valorizzare elementi come McTominay, passando al 4-3-3. Una scelta che ha pagato anche in match complessi, come lo 0-0 dello Stadium.
Un mercato difficile, gestito con lucidità Senza Osimhen, dentro Lukaku. Via Zielinski, dentro McTominay. Addio a Kim Min-jae, spazio a Buongiorno. E poi il caso più spinoso: la cessione a gennaio di Kvaratskhelia. Una perdita pesante, che poteva far deragliare la stagione. Invece, il Napoli ha tenuto il passo. Anche se Okafor, suo sostituto, ha offerto poco, David Neres ha saputo fare la differenza. E in cassa sono arrivati 75 milioni, che potrebbero cambiare il volto del club.
Lo scontro con l’Inter e la corsa finale Il duello con l’Inter è stato il cuore del campionato. I nerazzurri hanno pagato lo sforzo europeo – 58 partite giocate contro le 41 del Napoli – ma il successo degli azzurri non è solo una questione di energie. È merito della loro capacità di restare concentrati, di fare quadrato, di giocare da squadra. Una “cooperativa del gol”, con Raspadori protagonista a sorpresa.
Conte, record e concretezza Antonio Conte è il primo allenatore a vincere cinque scudetti con tre squadre diverse: Juventus, Inter e ora Napoli. Solo Fabio Capello aveva fatto qualcosa di simile, ma con uno dei titoli poi cancellato da Calciopoli. Il suo calcio non è spettacolare, ma funziona. È sostanza, solidità, risultati.
I protagonisti:
Scott McTominay, per leadership e impatto tattico.
Romelu Lukaku, determinante nei momenti chiave.
Stanislav Lobotka, motore del centrocampo.
E ovviamente il mister, Antonio Conte: maniaco del dettaglio, sempre sul pezzo, scomodo ma vincente. Un tecnico che sa tirare fuori il massimo, anche da contesti non ideali.
E ora? De Laurentiis ha smentito i suoi detrattori, ha monetizzato al massimo una cessione dolorosa, ha portato a casa un titolo e ora sogna in grande. I nomi circolano: De Bruyne su tutti. Il futuro dipenderà dalla capacità di costruire continuità attorno a Conte. Perché, dopo questo scudetto, il Napoli non può più permettersi di essere solo una parentesi felice. Ora è, a tutti gli effetti, una grande del calcio italiano.
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