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·26 October 2025
Napoli-Inter, le cinque verità di Eurosport: De Bruyne non è Modric, Neres va rilanciato e l’Inter è troppo nervosa

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·26 October 2025

Con il 3-1 inflitto all’Inter nel big match dell’ottava giornata, gli azzurri si prendono la vetta della classifica e rilanciano le proprie ambizioni scudetto. Ma dietro il risultato ci sono cinque chiavi di lettura che raccontano più di una semplice vittoria: dalle condizioni di Kevin De Bruyne al ruolo di David Neres, fino al nervosismo che attraversa lo spogliatoio nerazzurro.
1. Kevin De Bruyne non è Luka Modric
Il paragone è forte, ma inevitabile. Sul piano realizzativo, De Bruyne ha inciso — quattro gol in campionato, tutti su calcio da fermo — ma nel gioco del Napoli il suo peso specifico appare ancora lontano da quello di Luka Modric nel Milan.
Il belga alterna lampi di classe a momenti di isolamento tattico, mentre il croato, nonostante l’età, resta il perno costante del sistema di Pioli. A complicare le cose, l’infortunio muscolare che ha costretto De Bruyne a lasciare il campo dopo il gol del vantaggio. L’ennesimo stop di un giocatore che sembra vivere una stagione a corrente alternata.
Conte lo considera imprescindibile, ma la gestione dei suoi minuti dovrà essere calibrata: il rischio è rivedere il film già visto ai tempi del City, con mesi di stop e rientri forzati.
2. David Neres deve giocare di più
Lanciato da Conte come centravanti atipico, David Neres non ha segnato ma ha inciso profondamente. Ha costretto Acerbi a una partita di affanni, dimostrando di poter essere un’arma tattica preziosa contro difese statiche.
La sensazione è chiara: il brasiliano merita più spazio. La sua rapidità e la capacità di creare superiorità numerica rendono l’attacco del Napoli meno prevedibile. Se confermerà il rendimento mostrato contro l’Inter, potrebbe diventare una delle chiavi della stagione azzurra, specialmente con Lukaku e Højlund ancora fuori causa.
Conte lo ha elogiato nel postpartita, segnale di una fiducia crescente. Forse è il momento di promuoverlo stabilmente tra i titolari.
3. Napoli, Eindhoven è già dimenticata
Solo quattro giorni prima, il Napoli era uscito distrutto da Eindhoven dopo il 6-2 subito dal PSV in Champions League. Una sconfitta che poteva lasciare scorie psicologiche, e invece la reazione è stata immediata.
Contro l’Inter, la squadra di Conte ha mostrato concentrazione, compattezza e fame. Il tecnico ha restituito identità e orgoglio a un gruppo che, fino a pochi mesi fa, sembrava fragile. La vittoria non è solo un successo in classifica: è una prova di forza mentale che conferma la capacità del Napoli di rialzarsi subito dopo una caduta.
Un segnale da grande squadra, e da allenatore che sa toccare le corde giuste.
4. Inter, troppo nervosismo: la spia Lautaro
L’episodio più discusso non è stato un fallo o un rigore, ma lo scontro verbale tra Lautaro Martínez e Antonio Conte. “Parli, parli ma ti caghi sotto”, il labiale del capitano nerazzurro. “Ridi su questo ca**o”, la replica del tecnico azzurro.
Oltre la cronaca, resta il dato: l’Inter è nervosa, e lo si è visto anche nei gesti di Barella e Dumfries, che dopo il cambio si sono allontanati dalla panchina. Il gruppo è unito nei risultati, ma la pressione e la frustrazione iniziano a emergere.
Cristian Chivu dovrà intervenire per restituire serenità a un ambiente che, dopo anni di stabilità, sembra tornato a oscillare tra picchi e tensioni interne.
5. Zielinski, un segnale che vale doppio
Entrato a freddo per l’infortunio di Mkhitaryan, Piotr Zielinski ha fornito un’altra prova positiva contro la sua ex squadra. Due indizi consecutivi — dopo la buona gara in Europa League — iniziano a fare una prova: il polacco può ancora essere utile.
La sua qualità tra le linee resta intatta, e contro l’Inter ha mostrato una maturità tattica che lo rende una risorsa affidabile nelle rotazioni di Chivu. Non sarà un titolare fisso, ma è il tipo di giocatore che può cambiare il corso di una partita quando entra con la testa giusta.




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