Padre Pagano: “Papa Leone tifoso della Roma da sempre, forse questo piacerà un po’ meno ai laziali. Ci arrabbiamo anche noi per le partite” | OneFootball

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·16 May 2025

Padre Pagano: “Papa Leone tifoso della Roma da sempre, forse questo piacerà un po’ meno ai laziali. Ci arrabbiamo anche noi per le partite”

Article image:Padre Pagano: “Papa Leone tifoso della Roma da sempre, forse questo piacerà un po’ meno ai laziali. Ci arrabbiamo anche noi per le partite”

Padre Pagano, Priore del convento agostiniano di Santo Spirito, è stato ospite della trasmissione “Amore giallorosso” in onda su T9, dove ha raccontato della profonda amicizia che lo unisce a Papa Leone IX e della passione del Pontefice per la Roma. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni:

Amico fraterno di Papa Leone XIV, qualche giorno fa, ha fatto un grande regalo a noi romanisti, svelandoci che il Santo Padre è un tifoso o comunque un simpatizzate della Roma.  “Eh lo immagino (sorride)… no, no, lui è proprio un tifoso della Roma. Forse questo piacerà un po’ meno ai laziali ma comunque anche loro, devono stare tranquilli perché il Papa è di tutti non solo dei romanisti”.


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Voi uomini di Chiesa, quando seguite la partita vi arrabbiate come noi comuni mortali, oppure riuscite a mantenere una calma che definirei Santa?  “Ci arrabbiamo anche noi (sorride) e vi dico che ho qualche confratello che non vede neanche le partite, proprio per evitare di arrabbiarsi. Facciamo il tifo un po’ come tutti, abbiamo anche noi la nostra passione e soprattutto tanta voglia di vincere. Poi se vediamo una partita insieme a un avversario e giocano le due squadre del cuore avversarie è ancora più divertente”.

Padre lei ci ha confessato di essere un tifoso del Milan. Ma una partita Roma-Milan assieme al Santo Padre, dal vivo l’ha mai seguita?  “No purtroppo non l’abbiamo mai vista, anche perché quando abbiamo vissuto insieme eravamo sempre super impegnati e quindi non avevamo il tempo per andare allo stadio. La vedevamo dalla televisione, però devo dire che siamo stati sempre molto moderati”.

Mi ha colpito molto anche il modo del popolo di acclamare il Papa quanto è stato eletto, quel grido “Leone, Leone” quasi fossimo allo stadio.  “Sì sì è vero…  Leone, Leone… poi Prevost, Prevost! Anche a me ha meravigliato tanto però del resto, quando viene eletto un nuovo Papa anche il primo impatto con la gente è importante, va studiato e valutato… credo che parte della sua commozione fosse proprio per questa accoglienza del popolo sotto al balcone. È stato molto festoso e c’è stato un vero e proprio tifo da stadio”.

Ci raccontava della sua amicizia con quello che all’epoca (1983) era un giovane padre Prevost: lui non era ancora Vescovo e meno che mai Cardinale perché sappiamo che è stato nominato solo in epoche recenti. Mi incuriosisce sapere, sempre se può svelarcelo, se già al tempo, Papa Leone fosse tifoso della Roma, oppure se la sua passione e simpatia per i colori giallorossi è arrivata successivamente…  “Io credo che lui sia della Roma da sempre, o comunque da quando è arrivato a Roma. Ha fatto la sua scelta ed è rimasta sempre tale, non l’ha mai abbandonata”.

Anche perché poi nella città, il 1983 è un anno importante perché dopo tanti anni la Roma ha rivinto lo Scudetto.  “Esatto, magari ha scelto la Roma proprio per quello…(sorride)”.

È curioso il dato relativo all’8 maggio però… l’8 maggio 1983 la Roma diventa ufficialmente Campione d’Italia mentre l’8 maggio 2025, Padre Prevost viene eletto Papa.  “È bellissimo questo dato, quando lo incontrerò glielo comunicherò. Probabilmente lui lo saprà però è un aneddoto bellissimo”.

Questo legame con Roma e con la Roma ha radici lontane. Tra l’altro il Capitano di quella squadra, si chiamava Agostino e il Santo Padre è suo confraterno Agostiniano.  “Esatto, vedete quante coincidenze… allora a questo punto dobbiamo pensare che la Roma ha vinto lo Scudetto, grazie alla protezione della Madonna di Pompei… lo dico perché il Papa alla fine del giorno dell’elezione, si è affidato proprio alla Madonna di Pompei perché l’8 maggio è il giorno della sua supplica”.

Abbiamo parlato di tifo, di pace e di sport. Volevo sapere da lei, cosa si può fare per debellare questo lato un po’ oscuro, inteso come manifestazioni estreme di tifo che a volte, culminano in eventi non belli.  “Mi rattristano molto questi episodi, tanto che alcune volte mi sono allontanato anche dall’essere tifoso, proprio per questi episodi che accadono all’interno dello stadio. Ricordo che una volta era andato a vedere Milan-Napoli a San Siro, negli anni in cui non c’erano nemmeno le separazioni tra le tifoserie e le partite si vedevano insieme. In quella occasione, c’erano stati degli scontri violenti e mi ero spaventato così tanto che mi ero allontanato dallo stadio. Apprezzo questa domanda perché qualcosa ovviamente va fatto. Ci sono degli elementi che sono punitivi ma che non purtroppo non sono risolutivi: penso ad esempio al fatto che se compi un atto violento allo stadio poi ti può essere impedito l’accesso in futuro. La cosa più triste però, è sapere che le tifoserie hanno tanto potere, influenzano tante cose e questo, rende difficile ogni dialogo. Probabilmente bisogna risolvere il problema alla radice e questo dipende forse dalle società, dai presidenti o da chi gestisce, proprio le tifoserie ma capisco che è un lavoro non semplice. È chiaro però che uno che usa la violenza non può stare in uno stadio perché poi ci sono anche dei bambini e non è un esempio bello perché loro, possono crescere con un’idea sbagliata del tifo: mentre è molto bello quando allo stadio si vedono le famiglie e diventa un ambito educativo. Io sono stato sempre convinto che lo sport, anche quello non praticato, sia molto bello: uno gioca in funzione degli altri e anche senza usare le parole si può arrivare ad un dialogo fatto di intenti. Chi fa il tifo in un modo sbagliato secondo me non capisce niente, vede solo l’obiettivo del risultato mentre secondo me è importante anche saper perdere. Ovviamente anche io quando gioco, o vedo la mia squadra vorrei sempre che vincesse però questo non è possibile e bisogna anche saper accettare la sconfitta. Lo stesso appello però, lo farei anche ai giocatori, chiedendo che non siano anche loro violenti nel gioco. La violenza dentro al campo, scatena anche quella sugli spalti. Mi rifaccio alle parole che ha detto il Papa ai giornalisti “la violenza può partire dalle parole” e a volte allo stadio c’è tanta violenza anche verbale”.

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