Piccini sul ritiro: «Il calcio non è solo dribbling e applausi. È anche depressione, solitudine, valigie sempre pronte» | OneFootball

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·7 September 2025

Piccini sul ritiro: «Il calcio non è solo dribbling e applausi. È anche depressione, solitudine, valigie sempre pronte»

Article image:Piccini sul ritiro: «Il calcio non è solo dribbling e applausi. È anche depressione, solitudine, valigie sempre pronte»

Cristiano Piccini, ex difensore della Sampdoria, ha motivato via social la scelta di appendere gli scarpini al chiodo: le sue parole

Cristiano Piccini a soli 32 anni ha deciso di chiudere con il mondo del pallone! L’ex difensore della Sampdoria, a Genova nella seconda parte della stagione 2023-2024, ha motivato via social la scelta di appendere gli scarpini al chiodo. Le sue parole:

«Caro Cristiano,ti scrivo da lontano. Da un tempo che tu, adesso, non riesci nemmeno a immaginare. Ti scrivo da spogliatoi che sanno di gloria e di lacrime, da stadi pieni che ti hanno fatto tremare le gambe e da camere d’hotel dove ti sei sentito più solo che mai.Sono il te stesso di oggi. E ho tante cose da dirti.Ti ricordi quando tiravi calci al muro, al campetto dietro casa, convinto che bastasse sognare forte per arrivare in alto? Non avevi niente, se non un pallone e un cuore che batteva per il calcio. Non sapevi quanto sarebbe stato difficile. Eppure non hai mai mollato. Bravo.Volevo dirti che ce l’hai fatta.Hai indossato le maglie che da bambino vedevi solo in televisione. Hai viaggiato il mondo. Hai imparato cinque lingue. Hai vissuto in città che nemmeno sapevi pronunciare. E sì, hai realizzato il tuo sogno più grande: indossare la maglia della Nazionale.Ma non è stata tutta gloria. C’è stato il lato che non ti hanno raccontato. Quello che non vedi nei sogni di un bambino.Ti spezzerai. Letteralmente. Il tuo ginocchio destro ti farà conoscere l’inferno. Sarai a un passo dal mollare tutto. Vedrai compagni passarti davanti, contratti svanire, porte chiudersi.Ma sai che c’è? Ti rialzerai. Sempre.Imparerai che il calcio non è solo dribbling e applausi. È anche depressione, solitudine, valigie sempre pronte. È essere un numero per chi ti paga e un simbolo per chi ti ama.Ma soprattutto imparerai che la vita è molto di più di una carriera. Scoprirai l’amore vero. Diventerai padre di due bambini che ti guarderanno come tu guardavi i tuoi idoli. E capirai che il successo più grande non è un trofeo, ma tornare a casa la sera e sentire che, nonostante tutto, sei il loro eroe.Oggi non sei più il ragazzino che credeva di essere invincibile. Sei un uomo. Hai le cicatrici, sì. Ma sono quelle che ti rendono vero. Sono quelle che raccontano la tua storia.E se posso dirti una sola cosa, piccolo mio, è questa:non smettere mai di crederci. Anche quando ti dicono che è finita. Anche quando ti senti perso.Perché ogni volta che sei caduto, è stato solo per imparare a rialzarti più forte.Ti voglio bene.Con orgoglioCristiano».

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