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·4 June 2025
Rudi Voeller: “Un caffè con Viola e poi vinsi il Mondiale”

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·4 June 2025
La Gazzetta dello Sport (P. Archetti) – Dalla squadretta delle famiglie, Rudi Voeller è arrivato a vincere una Champions e a costruire una carriera che non si è fermata al campo, ma prosegue tuttora da direttore delle nazionali tedesche. Ecco le sue parole:
Quando Dino Viola la portò a Roma. Che persona era?
“Sembrava una persona dura, era molto diretto. Da subito ho avuto un rapporto eccezionale e se non fosse stato per lui, sarei tornato indietro dopo appena una stagione”.
Le voleva così bene che la spinse anche al Mondiale del ’90.
“Abbiamo vinto la coppa all’Olimpico, che per me era casa, ma siamo stati a Roma solo dalla vigilia. Atterriamo, andiamo alla Borghesiana e chi trovo? Viola, il mio presidente, che mi aspettava. Abbiamo bevuto un caffè e parlato. Era orgoglioso e tifava per noi dopo che l’Italia era uscita”.
Altri personaggi della sua vita in giallorosso: Liedholm
“Persona splendida con tutti, non alzava mai la voce. Con lui sono stato bene”.
Boniek?
“Il mio primo compagno di stanza. Ne parliamo ancora, e ridiamo”.
Tempestilli o Conti?
“Tutti e due. Però avevo un buon rapporto anche con Nela, Giannini e Desideri”.
Il mese come allenatore della Roma lo ha definito come il momento sbagliato nel posto sbagliato.
“Era il 2004 e non potevo dire di no dopo che Prandelli si dimise per la malattia della moglie. Forse si aspettavano il tedesco che sistemasse le cose ma non sono così. Ho capito che non andava, ho detto: meglio che prendiate un italiano”.
Lei si definisce mezzo romano e non mezzo italiano. Quando esce la sua romanità?
“Mi escono delle battute, anche con i tedeschi, poi penso e dico: questa è la classica battuta romana”.