Calcionews24
·19 September 2025
Setti: «A Tudor non importa dei soldi. Ricordo quando mi strappò il contratto davanti…»

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Maurizio Setti, ex presidente del Verona, è stato intervistato da Tuttosport di Igor Tudor, attuale allenatore della Juventus che ha condiviso con lui un’esperienza importante a livello sportivo e umano in gialloblù. Ecco tutti i retroscena sul tecnico croato raccontati dal dirigente.
TUDOR – «Penso che Tudor non abbia ancora finito di crescere, ma la Juve è il suo ambiente, farà grandi cose. Lo apprezzo perché sa sdrammatizzare. Un po’ di cazzeggio, a volte, ti fa vedere la realtà in maniera più serena. Mi parlava della Croazia, dei suoi viaggi, del cibo. Aveva una profonda cultura del riposo ed era distaccato dai soldi. Dava importanza alla qualità della vita sua e dei suoi giocatori. Di lui avrò sempre un ricordo speciale. Partiamo da un presupposto: lui è un uomo molto sereno. Vive la vita meglio rispetto ad altri allenatori che ho avuto. A fine anno, quando ci siamo trovati e gli ho spiegato che avrei dovuto cedere i big, lui aveva già il contratto automaticamente rinnovato dopo la salvezza. Io gli dissi: “Ti sconsiglio di restare qui, perché non so quanti giocatori sarà costretto a cedere”. Lui mi ha guardato, mi ha abbracciato e ha strappato il contratto, rinunciando ai soldi. Non lo dimentico. Dopo un mese lo chiama il Marsiglia e gli scrivo: “Dio vede e provvede, la vita ti sta portando in Champions League”. Tudor è un uomo di spessore, una persona rara da trovare nel mondo del calcio».
RAPPORTO COI GIOCATORI – «Lui coi calciatori non è assolutamente intransigente. Anzi, sostiene tutti. E sbraita raramente. Per esempio Juric e Mandorlini si infiammavano molto più facilmente, Igor invece è più riflessivo. Lui, a differenza di altri, sa contare fino a dieci prima di parlare. Non è una cosa da poco».
ALLENAMENTI – «Mi stupiva nella gestione della settimana: rispetto ad altri cercava a volte di far rallentare i ritmi. Non era ossessionato. Aveva capito che la squadra rendeva e lasciava il guinzaglio lungo, non era un martello. D’Amico a volte sperava che la squadra lavorasse di più, lui era abituato a Juric. Poi, però, in campo quel Verona ha fatto cose pazzesche. Ha avuto ragione Tudor nella gestione, per questo penso sia l’allenatore ideale per una grande squadra».
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